Il congresso di Mosca si chiude con la condanna dello stalinismo

Il congresso di Mosca si chiude con la condanna dello stalinismo ImE NUOVE DIRETTIVE Al FA.RT1T1 COMUNISTE Il congresso di Mosca si chiude con la condanna dello stalinismo Le risoluzioni finali contengono l'elogio della "direzione collettiva,, e della politica di "fronte popolare,, Elogi alla Jugoslavia; auspicati migliori rapporti con gli Stati Uniti e l'Occidente - Un'intervista di Togliatti (Dal nostro corrispondente) Mosca, 24 febbraio. Mentre il XX Congresso volge alla fine e si aspetta di conoscere i nomi degli eletti al nuovo Comitato centrale (si sapranno forse domani), si può tentare qualche prima conclusione. Il XX Congresso, non ingiustamente chiamato < storico > da alcuni oratori, ha visto un grande avvicinamento a Lenin e un allontanamento da Stalin. Cerchiamo di capire cosa c'è dietro questo atteggiamento importantissimo, perchè costituisce la base d'azione del comunismo mondiale nel prossimo corso di tempo. I dirigenti del partito possono essersi incamminati per la nuova via per ragioni insieme di politica estera e interna. Si tende a credere che i motivi di politica internazionale siano predominanti e riguardino non solo i rapporti del « campo socialista > (cosi è stato chiamato l'insieme dell'URSS e dei satelliti) con gli occidentali, ma anche t rapporti tra i vari Stati del campo socialista. Durante i lavori del congresso alcuni capi sovietici hanno detto che il culto della personalità, in vigore negli anni precedenti il XIX Congresso, condusse ad errori. Gli osservatori occidentali hanno spesso notato che l'atteggiamento politico del passato ha avuto ripercussioni dentro e fuori il campo socialista, ha contribuito al rafforzamento delle alleanze dei Paesi d'Occidente. Quanto al campo interno, basterà ricordare la sconfessione di Tito da parte del Cominform. Oggi, in seguito alla politica dei nuovi diri- genti, t rapporti tra URSS e Jugoslavia sono migliorati. Il Cremlino, quindi, ha creduto utile rivedere gli errori del passato per motivi evidenti. Sarà più difficile, esso ritiene, che in futuro nascano diversità di vedute tra i Paesi orientali, mentre nel campo occidentale i nuovi leaders si aspettano migliori successi. Bisogna ricordare che i dirigenti comunisti mirano sempre al trionfo del socialismo in tutto il mondo. Per facilitare questo disegno, essi hanno elaborato una politica più flessibile. Hanno affermato che la guerra civile non è la sola via per passare al socialismo, e hanno additato anche la via parlamentare. In altre parole, sembra che i nuovi dirigenti desiderino affievolire il carattere insurrezionale dei partiti comunisti, e presentarli al mondo occidentale col volto pini legalitario possibile. Si tenga presente che non tutti i Paesi occidentali ammettono l'esistenza di partiti comunisti, appunto perchè considerati sovversivi. E basti pensare all'America latina, verso la quale il Cremlino ha mostrato di recente un particolare interesse. Si deve osservare tuttavia ancora una volta che la tesi-del trapasso al socialismo attraverso la maggioranza parlamentare non significa adesione ai principi della democrazia liberale. I leaders sovietici, a questo proposito, hanno parlato in modo indiretto, na sufficientemente chiaro. Scepilov, teorico del partito e direttore della Pravda, durante il suo intervento al congresso a proposito dell'uso del Parlamento per passare al socialismo, ha detto che le forze progressive al giorno d'oggi sono in grado di « trasformare il Parlame-nto in un organo di genuina democrazia >. E sapendo a quali trasformazioni si allude, è evidente che i comunisti si propongono, alla fin fine, il sovvertimento delle istituzioni. Un'altra ragione, sempre in vista dell'espansione comunista nel mondo occidentale, può avere spinto i leaders sovietici ad allontanarsi dallo stalinismo. Il sistema statale costruito dal capo spentosi il S marzo 1953 poteva far parlare ovviamente di dittatura individuale, e alienarsi il favore degli eventuali simpatizzanti che avessero particolari esigenze democratiche. Ecco perchè il congresso ha sottolineato il principio della direzione collettiva, che esclude formalmente la figura di un dittatore. Quanto ai motivi di carattere interno, il grande ritorno al leninismo, affiorato durante questo XX Congresso, può condurre a qualche ulteriore riflessione. Lenin, sia pure appellandosi alla disciplina di partito, ebbe un atteggiamento molto diverso da quello di Stalin riguardo il principio della « democrazia interna >. Egli mostrò in varie occasioni un animo più clemente verso gli oppositori, che Stalin trattò nel modo noto a tutti. Non sappiamo quali effetti avrà all'interno del Paese U richiamo a Lenin. Può darsi che ne derivino cambiamenti nella struttura chiusa dello Stato, che ebbe in Stalin un costruttore inflessibile. Il XX Congresso ha rivelato atteggiamenti revisionistici assai profondi, in cui molti vedono il preludio di importanti trasformazioni. Si può credere, tuttavia, che si tratti di mutamenti fondamen talmente tattici, ed intesi a facilitare la mèta suprema dei leaders del Cremlino: il trionfo del socialismo nel mondo. Le direttive indicate nei giorni scorti dai vari relatori deZ congresso sono state riassunte nella lunghissima risoluzione finale, che i milleseicento delegati hanno, naturalmente, approvato all'unanimità. Si tratta di un documento molto ampio e dettagliato, che si può riassumere in tre punti fondamentali: 1) In campo ideologico, il congresso approva il «ritorno* al genuino leninismo, e quindi la condanna dello stalinismo, da una parte con l'elogio della «direzione collettiva* dello Stato sovietico, e dall'altra con la promessa che i diritti dei cittadini sovietici saranno protetti contro le violenze e gli arbitrii. 2) In campo internazionale, vengono ripetuti gli elogi della lotta dei popoli ex-coloniali per l'indipendenza e la libertà, e ad essi si promette l'appoggio sovietico. Mentre vengono criticate la politica dei « blocchi militari-» e la corsa al riarmo, i congressisti auspicano il miglioramento dei rapporti tra Russia e Stati Uniti, e tra i Paesi a democrazia popolare e gli Stati dell'Occidente, elogiano il Governo iugoslavo, ripetono le proposte russe per il disarmo soprattutto atomico. Quanto ai rapporti fra i Partiti comunisti e gli altri Partiti, viene raccomandata la politica del « Fronte popolare *, cioè dell'accordo con .i socialisti e gli iiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii altri Partiti < amanti della pace >. i) Nel campo interno, il Congresso approva, senza riserve, le direttive economiche riassunte nel rapporto di Bulganin. Al termine dei lavori di oggi, l'on. Togliatti, che ha partecipato a tutte le sedute, ha concesso una breve intervista ad alcuni corrispondenti stranieri. Anzitutto egli si è dichiarato «completamente d'accordoy con la lesi del compagno Kruscev, secondo cui la guerra non è inevitabile. Sempre in armonia con le direttive di Kruscev, secondo il quale la rivoluzione non è indispensabile per la vittoria del socialismo, egli ha poi affermato che < in linea generale > esiste la possibilità di raggiungere il socialismo in Italia con i metodi democratici. Quanto al programma pratico per realizzare simile obbiettivo, l'on. Togliatti pensa, come prima misura, alla formazione di una maggioranza parlamentare favorevole < ad un'ulteriore distensione internazionale e ad estese riforme economiche e sociali ». In larga misura, l'attuazione di tale maggioranza dipenderà «dall'orientamento del movimento cattolico italiano >. Alfredo Todìsco iiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii»