La Camera riprende i lavori e discute la nuova situazione

La Camera riprende i lavori e discute la nuova situazione I SENATORE XOLE E MEDICI HANNO GIURATO AL QUMRMNALE La Camera riprende i lavori e discute la nuova situazione Segni conferma al Consiglio dei Ministri che la linea politica rimane immutata - Le destre insistono perchè venga riaperto il dibattito anche al Senato; centro e sinistre lo considerano inutile - Gronchi parte domenica per Washington: un colloquio con il Presidente del Consiglio e Martino Roma, 20 febbraio. I nuovi ministri del Bilancio e del Tesoro, senatori Adone Zoli e Giuseppe Medici, hanno prestato stamane giuramento nelle mani del Capo dello Stato e si sono immediataimente posti al lavoro. Subito dopo il giuramento hanno partecipato ad un incontro di Gronchi con Segni, Martino e Ferrari Aggradi, dedicato all'esame dei problemi economici che potranno essere trattati nel prossimo viaggio del Presidente negli Stati Uniti. Nel primo pomeriggio erano già nei loro rispettivi uffici, a colloquio con i sottosegretari ed i direttori generali, alle sei e mezzo partecipavano alla riunione del Consiglio dei Ministri convocato in mattinata da Segni. All'inizio della seduta il Presidente del Consiglio ha rivolto un cordiale augurio di buon lavoro ai nuovi colleghi, poi ha accennato brevemente alla questione parlamentare che le loro nomine hanno aperto. Come è noto, al momento della morte di Vanoni il Senato aveva appena concluso il dibattito provocato dalle dimissioni di Gava e dall'assegnazione interinale del Tesoro allo stesso Vanoni. Il dibattito avrebbe dovuto aprirsi subito dopo alla Camera dei Deputati, ma fu sospeso per la luttuosa circostanza. L'estrema destra, che non trascura occasione per mettere in difficoltà il governo, sorgeva subito a denunciare la « situazione nuova » che avrebbe dovuto consigliare il governo alle dimissioni e, in ogni caso, a considerare come « superato » il voto di fiducia concesso dal Senato. Si chiedeva, in altri termini, non soltanto di iniziare il dibattito alla Camera sulla base della nuova situazione, ma di Iniziare anche una nuova discussione al Senato. Proceduralmente la richiesta delle destre non può essere contrastata. Il Presidente del Consiglio ha informato stamane, prima per lettera e poi a voce, i presidenti delle due Assemblee delle avvenute sostituzioni. Tanto Leone che Merzagora ne daranno comunicazione alla ripresa dei lavori, già fissata per domani. A norma di regolamento è sufficiente la richiesta di un parlamentare per aprire una discussione su comunicazioni del governo. Se insisteranno nel loro proposito, quindi, i senatori monarchici e missini potranno senza difficoltà riaprire la discussione conclusa giovedi scorso. Il governo, pur non potendo opporsi alla richiesta, la giudica del tutto superflua ed inopportuna. A suo avviso — e lo ha ripetuto stasera Segni ai colleglli del Gabinetto — non vi è stato alcun rimpasto nè tanto meno un mutamento degli indirizzi politici. Le nomine di Zoli e Medici sono da intendere come sostituzioni de. terminate da causa di forza maggiore: i due ministri hanno accettato integralmente la politica economica già illustrata ai senatori da Segni e da Vanoni: il nuovo voto non potrà che ripetere i risultati del precedente. Concordano, su tale tesi, non solo i gruppi della maggioranza, ma anche quelli dell'opposizione di sinistra. Nenni ha già fatto sapere che considera un nuovo dibattito al Senato as- solutamente inutile e che, per evitare lungaggini, ridurrà al minimo' anche gli interventi del suo gruppo nella discussione alla Camera, I comunisti, la cui attenzione è in questi giorni rivolta alle vicende del congresso sovietico assai più che a questi problemi di tattica parlamentare, si comporteranno analogamente. E' anche scontata la loro astensione, e gli stessi ambienti della maggioranza che nel passato se ne erano mostrati timorosi paiono ormai non farvi più molto caso. « Ho tenuto a esprimere al Presidente Segni la nostra soddisfazione per il discorso da lui pronunciato al Senato », ha dichiarato stasera il segretario del P.L.I., Malagodi, dopo un colloquio col Presidente del Consiglio, confermando così che pure la sua parte, com'è giusto, bada agli indirizzi politici enunciati e non ai voti. L'estrema destra appare, insomma, isolata, e non è improbabile — alcuni lo davano stasera quasi per sicuro — che alla fine rinunci anch'essa al tentativo di inasprire una situazione che tutti fanno il possibile per appianare. Del resto dal Quirinale s'è fatto discretamente sapere che la partenza del Presidente per gli Stati Uniti, fissata per domenica sera, non verrà rinviata, neppure se l'eventuale nuovo dibattito al Senato non fosse ancora concluso. Sarà considerato sufficiente il voto della Camera dei deputati, che per quel giorno sarà sicuramente espresso. Cade cosi uno degli obietivi che ci si riprometteva di raggiungere, che era appunto quello di porre ostacoli alla partenza del Capo dello Stato: la ventilata manovra non avrebbe più alcun senso. . Nella sua odierna riunione il Consiglio dei Ministri ha deciso la nomina dell'ambasciatore Leonardo Vitetti a capo della rappresentanza diplomatica presso l'O.N.U. Come si ricorderà, quando il nominativo fu fatto per la prima volta in Consiglio dei Ministrij provocò un vivace incidente tra Martino, che lo aveva proposto, e Saragat, che sosteneva invece una candidatura politica. Ma l'incidente era stato ormai dimenticato e stasera è andato tutto liscio. «Le discussioni del Consiglio dei Ministri non sono pubbliche, e su questa si era fatto anche troppo chiasso», ha commentato brevemente Saragat. E Martino ha aggiunto che i motivi erano di esclusivo carattere formale. Enzo Forcèlla

Luoghi citati: Roma, Stati Uniti, Washington