Atene resta con l'Occidente di Ferdinando Vegas
Atene resta con l'Occidente Atene resta con l'Occidente I risultati delle elezioni greche (maggioranza di pochi seggi- per la governativa Unione radicale, ma superiorità in voti dell'Unione democratica) confermano le previsioni della vigilia, che lasciavano intravvedere una contesa estremamente serrata e accesa. Il popolo greco, in sostanza, si è diviso in parti quasi uguali fra le due formazioni politiche che ne sollecitavano i voti, non riuscendo a trovare in nessuno dei due campi opposti gli estremi validi per una decisione netta; eppure rare volte come in questa consultazione era stata offerta all'elettorato, anziché la solita confusa gara di personalità, una alter, titiva politica chiaramente delineata. II contrasto verteva essenzialmente sulla politica estera, per il turbamento — profondo sino all'esasperazione — che la questione di Cipro ha provocato nel sentimento nazionale. Su questo stato d'animo ha fatto leva l'opposizione, accusando addirittura il governo di servilismo verso l'Occidente e di tradimento per avere scelto la via della moderazione. Le trattative in corso a Cipro fra il governatore inglese, maresciallo Harding, e l'arcivescovo Makarios procedono, in verità assai lentamente, verso la meta dell'autogoverno per i ciprioti; ma questo sembra trormo poco ai nazionalisti più accesi, i quali hanno avuto un facile gioco nel reclamare ad alta voce il riconoscimento del principio dell'autodecisione. Dalla protesta in nome del diritto nazionale offeso alla richiesta di una politica estera greca « indipendente », il passo era breve: e non ci è voluto neppure molto perchè tendenze apertamente neutralistiche si facessero luce. Così l'opposizione ha parlato genericamente di « equidistanza fra Oriente e Occidente », mentre il suo capo, Papandreu, non si è peritato di promettere che si sarebbe recato ad Est e ne sarebbe tornato con le mani piene d'oro. Simili affermazioni, da parte di colui stesso che nel dicembre 1944 fece ricorso alle truppe inglesi per schiacciare la rivolta comunista, dimostrano a sufficienza a qual punto fosse giunta la confusione, fomentata dall'odio di parte. Dietro il dissenso sul problema di Cipro, stava infatti il contrasto fondamentale fra il governo e l'opposizione, per il predominio politico puro e semplice. Dissol: tosi il « Raggruppamento Ellenico » del maresciallo Papagos, già in via di sfaldamento prima ancora della morte del fondatore (ottobre '55). una parte soltanto degli antichi aderenti si era raccolta intorno a Karamanlis, l'attuale Primo Ministro, nell'Unione nazionale radicale. Questa formazione, sostanzialmente allineata a destra, è l'erede legittima, oltreché del Raggruppamento, di quel partito conservatore che, sotto vari nomi, ha sempre rappresentato uno dei due poli della lotta politica in Grecia. Di contro all'Unione radicale si era costituita una coalizione di otto partiti tenuti insieme (sotto la sigla di Unione democratica e la presidenza di Papandreu) unicamente dall'avversione a Karamanlis. E invero non si saprebbe immaginare una coalizione più ibrida di questa, che va da elementi ultranazionalisti, attraverso le più diverse gradazioni liberali e democratiche, fino ai socialisti e ai comunisti. Indubbiamente la necessità di superare l'ostacolo della legge elettorale, redatta dal governo a propria misura, forniva una giustificazione alla strana alleanza; ma è non meno vero che motivi di più vasta portata ne animavano i contraenti. Papandreu, Venizelos e tutti gli altri alleati, all'infuori dei comunisti, tendevano in primo luogo a rovesciare Karamanlis e a ritornare così alle posizioni di comando dalle quali mancano da molti anni. I comunisti invece, presenti sotto il trasparente mascheramento dell'E.D.A. (Unione delle sinistre democratiche), avevano ben altro scopo: imporre di fatto una specie di fronte popolare e farsi in tal modo riammettere apertamente sulla scena politica greca. Il problema di Cipro, con le sue ripercussioni, si prestava ottimamente al tentativo, offrendo il terre- no ideale per la tipica collusione fra nazionalisti e comunisti. La manovra è stata molto vicina al successo ; si può anzi dire che un esito positivo l'ha comunque ottenuto, perchè la precarietà della nuova situazione parlamentare non renderà certo facile a Karamanlis o a chiunque altro la costituzione del nuovo Governo. Così la situazione greca ritorna nell'incertezza, proprio mentre più si impone una rapida soluzione dei veri problemi del Paese: la tassazione pesante e mal ripartita, la disoccupazione, l'aumento del costo della vita, i salari insufficienti. Se questi problemi non saranno energicamente affrontati, l'estrema sinistra troverà un.motivo di adesione popolare ben più valido che non l'eccitazione nazionalistica per Cipro. Ferdinando Vegas eZpntpgaSgptsnmsigC
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