Cospiratori antinazisti di Luigi Salvatorelli

Cospiratori antinazisti Cospiratori antinazisti Fra i vari movimenti europei di « resistenza » (s'intende, al nazifascismo), quello tedesco è rimasto il più largamente ignorato. Di ciò le cause sono varie; ma ce n'è una, a cui, mi sembra, non si è fatta tutta l'attenzione che pure avrebbe meritato nell'interesse della comprensione storica. Si tratta della differenza principale fra il movimento di resistenza tedesco e quelli degli altri paesi andati soggetti alla dominazione nazista. In Italia, Francia, Belgio, e via dicendo, la manifestazione tipica della Resistenza è stata innanzi tutto l'azione armata, la guerriglia: tanto è vero che da noi si stenta a far penetrare il concetto (in sé giustissimo) che dietro e prima di codesta resistenza bellica, l'unica che abbia acquistato una certa popolarità, c'è stata la resistenza politico-morale al fascismo, senza la quale quell'altra, o non sarebbe sorta affatto, o avrebbe assunto fisionomia differente da quella che ebbe. Ora. la Resistenza tedesca si è fermata, precisamente, a quel primo stadio. Essa è stata opposizione politica, e ancora più, rivolta morale. Una traduzione pratica degli stati d'animo e 'delle convinzioni ideali antinaziste non è mancata: ma è consistita non in azioni belliche, bensi in cospirazioni, che si sono indirizzate bensì all'azione vera e propria, ma ad una azione concepita quale « colpo di stato » piuttosto che come insurrezione. E anche il colpo di stato, rinviato tante volte, non arrivò mai alla piena esplicazione, sia pure fallita. Messo in moto dalla prima notizia dell'attentato del 20 luglio 1944 contro Hitler — venuto anch'esso dopo tante esitazioni e una serie di fallimenti —, esso si arrestò, strozzato in fasce, quando si apprese che, contrariamente a quella prima notizia. Hitler era vivo e salvo. Detto questo, non se ne deve concludere che, dunque, la Resistenza tedesca non ha avuto importanza: che essa è una conferma di più della sottomissione passiva — e taluno volentieri di. rebbe: passiva complicità — del popolo tedesco rispetto al regime hitleriano. La cospirazione antinazista è stata vasta, lunga, tenace: ed ha ragione il suo primo storico, e finora unico, Gerhard Ritter (Cari Qoerdeler und die deutsche Widerstandsbewegung, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt), a manifestare a un certo punto il suo stupore per il segreto conservato così a lungo e così bene: «Fu un evento assolutamente inaudito che tante personalità militari — in posizione alta, altissima e suprema, ivi compresi una serie di feldmarescialli, — fossero informate da anni dell'esistenza di una congiura civile e militare, senza tradire il segreto, e anzi partecipandovi esse medesime: e cif prima ancora che la curva delle vittorie hitleriane piegasse verso la discesa. Ne risulta che la sottomissione dei capi militari non è stata così cieca come, vista dall'esterno, poteva apparire ». Questo libro del Ritter ci mostra come le buone tradizioni della storiografia tedesca non siano rimaste distrutte nel periodo culminante del fanatismo e dispotismo nazisti; e come anzi, dopo la bufera, si trovino in pieno . rifiorimento. Del che aveva già fatto testimonianza la parte-; cipazione tedesca al congresso storico internazionale del settembre scorso, in Roma, per cui il Ritter stesso apprestò una delle maggiori e meglio riuscite relazioni. Non è, però, soltanto sotto l'aspetto storico-scientifico che il volume del Ritter merita un posto d'onore, ma anche — e più ancora — sotto quello stòricomorale. Troviamo qui, fin dalle prime pagine, nettamente, coraggiosamente affermato che il criterio di dar ragione in ogni caso al proprio paese ( Right or wrong, my country: e la lingua di codesta formula tradizionale mostra subito che quel criterio non ha avuto corso solo in Germania) non può esser preso come legge suprema « neppure in guerra, quando è in gioco la vita dello stato. Non esiste un onore nazionale indipendente dalla distinzione fra Bene e Male; onore nazionale c'è solo dove popolo e stato si affermano anche come attività morale ». Precisamente questo principio, che c'è qualcosa, per uno stato e per un popolo, al disopra del successo; che il comportamento morale dei governanti, non solo riguardo al proprio popolo, ma verso gli altri popoli, è la pietra di paragone definitiva per la loro legittimità, di fronte cui anche l'obbligo legale di obbedienza all'autorità, anche il giuramento di onor militare, e tanto più la semplice considerazione della grandezza materiale del paese, vengono meno: precisamente questo principio, dicevo, fu quello che ispirò congiurati antihitleriam civili e militari I successi di Hitler, da quelli ottenuti senza colpo ferire nel 19381939 alle grandi vittorie militari del 1939, 1940. 1941, arrestano bensì momentaneamente i cospiratori nell'attuazione dei loro piani, per il venir meno di certe condizioni materiali e psicologiche; ma non fanno cambiar lontoclatogadcdrntouSstgs«brngddcpccimpmnedlmm loro opinione. E anzi le fortunate ingiustizie, insieme ai metodi barbari messi in opera per consolidarne i risultati, rinfocolano l'opposizione: e non soltanto al più alto livello della congiura, ma nei gradi inferiori, e altresì al di fuori del cerchio della congiura. Soccorre qui anche la testimonianza del Diario dello Hassell (uno dei congiurati, e personaggio ben noto fra noi), datoci in italiano dall'editore Rizzoli, ove leggiamo che ufficiali, funzionari, e persino SS cercano sempre più spesso di sottrarsi a una attività nel territorio polacco perche si vergognano di essere tedeschi. Sentiamo a questo punto risonarci all'orecchio l'obbiezione: « pure, obbedivano ». Ed è obbiezione non semplice a scartare: perché veramente tali furono le infamie perpetrate per lungo tempo e su larghissima scala dal regime nazista — e di cui*è debito tener sempre vivo il ricordo — che si stenta a comprendere come non siano mancati mai gli esecutori. In ogni caso, l'obbiezione non vale per i congiurati antinazisti, civili e militari. Costoro, prendendo di petto la morale patriottica comune (non soltanto in Germania, no), a rischio della vita — e di chi sa quali torture, prima di perderla — perseguirono il loro scopo: sostituire un regime morale, umano, a'quello criminale e bestiale della persona¬ lssfdSsc«grstz<dtcbttcetlllllItllllllllllIIIIIIIIItlllItllllllllllllllllllllllllli lità che più di ogni altra nella storia potrebbe rivendicare per sé il titolo di Anticristo. Per questo congiurarono, soffrirono e morirono Beck, Haider, Olbricht, Canaris, Oster, Stauffenberg, Goerdelcr, Hasselt, Popitz, e i giovani del circolo di Moltke, e quelli della « Rosa bianca » (un movimento giovanile cattolico): generali fieri delle tradizioni militari prussiane, grandi proprietari di Oltrelba e alti funzionari di tradizione federiciana, cattolici del <t Centro » eredi dei Ketteler f dei Windthorst, socialisti educati da Ebert e da Severing al culto della giustizia e della libertà, comunisti sovietici affratellati ai democratici nella rivolta morale comune. Tutti costoro rifiutarono, per dirla con l'Apocalissi, « il segno della Bestia »; ed ebbero come pensiero supremo di togliere quel segno — anche col loro sangue — dalla faccia del loro popolo. In altra sede potrà e dovrà analizzarsi — e sarà il Ritter ottima scorta — l'opera loro: e ne potranno risultare insufficienze politiche, pregiudizi ideologici, colpo d'occhio ed energia insufficienti, e altro ancora. Ma prima di tutto questo, sia reso onore al loro spirito: anch'essi hanno contribuito a che, dopo tanti orrori, non si sia ridotti a disperare definitivamente dell'umanità. Luigi Salvatorelli itlllllllllliritllllllItlIllllllllllllItlllllllMIIItlllllllll

Luoghi citati: Belgio, Francia, Germania, Italia, Roma