Sei anni di reclusione chiesti per il fidaninto della raggila

Sei anni di reclusione chiesti per il fidaninto della raggila Amara requisitoria per la morte della giovane di Acqui Sei anni di reclusione chiesti per il fidaninto della raggila Il P.M. ha inoltre proposto la condanna dell'ostetrica curante a 7 anni, della sua collega a 5 anni e 6 mesi, del medico a 3 anni - L'impressionante racconto dèi testimoni Nel concludere la sua requisitoria il P. M. dott. Prosio ha ieri chiesto al'Tribunale di Torino che sta giudicando per la morte della « bella di Acqui », Adele Malvicino, le seguenti pene: 7 anni di reclusione per l'ostetrica Vincenzina Lioy nella cui abitazione l'infelice ragazza fu accolta e spirò; sei anni per il fidanzato della poveretta, Eraldo Bodo, « che per egoismo e per vanità di carriera istigò e collaborò alla consumazione del reato»; 5 anni e 6 mesi per l'ostetrica Jolanda Moratto, che mise in contatto la Malvicino con la Lioy; e infine tre anni per il medico-chirurgo dott. Adelmo Polcari per omicidio colposo, non avendo egli impiegato quel mezzi terapeutici che l'urgenza e la gravità del caso imponevano. Gli imputati hanno accolto in silenzio la severa richiesta; nessuno ha battuto ciglio, quando il pubblico accusatore ha chiesto che il Tribunale non conceda le « attenuanti generiche », proprio perchè dalla lor,o posizione professionale e sociale era da attendersi ben altra condotta. Adele Malvicino — ha raccontato la prima teste della mattinata, Giuseppina Ferettl, cugina della Lioy — era tranquilla quando entrò nella casa dell'ostetrica; parlava con affetto del fidanzato, ma spiegava che per varie difficoltà egli non avrebbe potuto sposarla subito. D'ora in ora, però, l'ottimismo scomparve; alla fine, Adele implorò nel delirio che la portassero via. Il Bodo si aggirava per la stanza con le mani nei capelli: «Sono rovinato... la mia carriera... ». Il dott. Polcari dopo un'ultima iniezione era già sul punto d'andarsene quando la ragazza spirò. « Non si faccia il mio nome per nessun motivo», disse il medico andandosene. «Non mi resta che gettarmi dal sesto piano», gemeva il Bodo. Ma poi sembrò rasserenarsi: « Ora vado a Genova: nessuno dica niente. Torno stasera,' decido tutto io ». «Io non ricordo queste parole — ha dichiarato la seconda teste, la bionda Maria Frailone, confidente di Adele e accorsa subito al letto di morte — ero sgomenta, c'era gran confusione in quella casa, tutti parlavano... ». Soggiunge che fu Adele a voler metter fine alla propria maternità, all'insaputa del fidanzato. Ma il prof. Marabotto di Genova e il dott. Ivaldi di Acqui, che visitarono tra l'aprile e il giugno del '53 la giovane, sono concordi nel testimoniare che Adele Malvicino era lieta per la gravidanza e che domandò e ricevette consìgli e cure per portarla a compimento in modo regolare. Nel pomerìggio i professori Nizza e Battìstini, periti d'ufficio, ribadiscono il loro pensiero sull'errore terapeutico commesso dal dott. Polcari: « Il pericolo del dissanguamento era immediato. Bloccare l'emorragia, operare la trasfusione sarebbe stato ben fatto» «Il medico si preoccupò soprattutto di bloccare l'infezione — sostiene invece il prof. Berutti, consulente tecnico per 11 Polcari — che gli parve minaccia più 'grave e più vicina. Chi può dire che l'anemia acuta sia l'unica causa della morte? I sintomi fan ritenere che la poveretta abbia ceduto per choc, in seguito agli strapazzi e all'intervento ostetrico subito in condizioni rischiosissime ». La discussione è aperta. La parola al dott. Prosio, acuto e amaro nella sua requisitoria Il P. M. mette a nudo le contraddizioni dell'ex-capitano Bodo. Fu lui — argomenta il pubblico accusatore — a persuadere la fidanzata a mettersi nelle mani delle « comari » perchè quel nascituro gli intralciava il passo nella carriera, La famiglia Malvicino avrebbe chiesto al Bodo di assolvere all'impegno d'onore... L'Arma, a sua volta, assai prudente in questa materia, avrebbe negato il suo consenso ad un siffatto matrimonio. Tra le nozze e la carriera, il Bodo preferì la seconda; e incominciò tra Genova, Acqui e Torino il sordido complotto contro il piccolo che attendeva di nascere. Lettere, telegrammi, telefonate, viaggi con macchina di servizio. Incredibile che il Bodo ignorasse lo scopo della lunga sosta in corso Verona 19, dove Adele Malvicino sali per affidarsi alla Lioy. Enorme poi l'errore del medico che non si accorge del lento dissanguarsi dell'ammalata, nè la strappa alle mani malfide per consegnarla, come avrebbe dovuto, ad una clinica. Nella scala delle responsabi tctncrzCèmhlèssCPlprascndlità il P. M. colloca al vertice la Lioy, per il cinismo, l'impe-jrizia, l'avidità del danaro; poiEraldo Bodo, riprovevole corneuomo e come soldato, poi laMoratto che fu complice nellatorbida impresa. Infine il dott. Polcari, come abbiamo visto. Per tutti, il condono di tre anni. Per le due ostetriche e per il Bodo 11 P. M. chiede l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. La stringente analisi dei fatti compiuta dal dott. Prosio ha provocato qualche interruzione polemica dai banchi della difesa: oggi parleranno i patroni, Fiasconaro, 3 . Marchi, Predati, Daga&so, Delgrosso.

Luoghi citati: Acqui, Genova, Nizza, Torino