Processo al generale che ingiuriò la baronessa sull'elenco telefonico

Processo al generale che ingiuriò la baronessa sull'elenco telefonico Processo al generale che ingiuriò la baronessa sull'elenco telefonico E' accasato di avere fatto aggiungere, con una lettera falsa, on epiteto offensivo al cognome della nobildonna - Il P. M. ba chiesto 8 mesi per lui e una malta per il direttore della pida Firenze, 2 febbraio. In Tribunale è stata discussa oggi la causa a carico del generale a riposo Roberto BruBcagli, di 70 anni, accusato di ingiurie, falso in scrittura privata e diffamazione a mezzo della stampa. Il processo ha avuto origine da una querela presentata nel gennaio dell'anno scorso all'autorità giudiziaria dalla baronessa Maria Pavanello Cornacchia e da suo marito Carlo Orazio Pavanello, abitanti in via Frusa 57. Essi lamentavano che il loro cognome era stato modificato in maniera ingiuriosa nell'elenco telefonico 1955. Era successo questo: il 24 dicembre del 1954 la Teti riceveva una lettera a firma Maria Pavanello Cornacchia, con la quale la baronessa pregava la società di modificare le proprie generalità, aggiungendo nell'elenco alla voce Pavanello-Cornacchia un terzo cognome La modifica -venne eseguita non rendendosi conto, lì per lì, che l'aggiunta richiesta suonava offesa tanto per la Pavanello che per il marito. Dalle indagini risultò che la lettera era stata inviata da persona sconosciuta e che la firma della signora Pavanello era falsa. Al momento della, denuncia venne anche consegnata all'autorità giudiziaria una lettera anonima, giunta il 22 gennaio del 1955 al marito della denunciante, contenente volgari ingiurie e recante un disegno offensivo. Le indagini fecero convergere i sospetti su un alto ufficiale della riserva, il generale Roberto Bruscagli. abitante a Firenze in via Giambologna 24. Nel corso di una perquisizione nella sua casa furono sequestrate alcune lettere autografe del generale che vennero trasmesse alla polizia scientifica di Roma per una perizia calligrafica. La perizia stabilì l'Identità della scrittura delle lettere sequestrate con quelle inviate sia alla Teti che al signor Orazio Pavanello. Di qui il rinvio a giudizio del generale Brusca¬ gli che sempre si è protestato innocente dicendosi vittima di un equivoco. Insieme col Bruscagli è comparso in giudizio sotto la Imputazione di concorso nel reato di diffamazione a mezzo stampa, anche il signor Guido Amirante, di 52 anni, residente a Torino in via Governolo 28, perchè nella pubblicazione da lui curata e diretta — cioè l'elenco telefonico della Teti — fu pubblicato l'epiteto di cui si è detto sopra. Aperta l'udienza il presidente ha interrogato il generale Bruscagli che ha respinto sdegnosamente l'accusa. Ha detto di avere esaminato gli scritti incriminati e di avervi trovato fra l'altro, in quello diretto alla Teti, un errore di grammatica. Se la signora Pavanello potè sospettare di lui come ideatore del malvagio scherzo, ciò deve dipendere dal fatto — ha 'detto il generale — che negli ambienti frequentati da entrambi, e in particolare nel bar Gilli, si era preso a far dell'ironia sul titolo di baronessa della signora Maria Cornacchia Pavanello, lasciando intendere che il titolo era stato indebitamente attribuito provenendo la signora da una famiglia di commercianti. La cosa era a conoscenza del solo generale e di un'altra famiglia, molto amica dei Pavanello, ed ecco perchè 1 sospetti caddero su di lui. Sono state quindi interrogate le parti lese, che hanno spiegato come giunsero alla conclusione che il responsabile dello « scherzo » fosse il generale Bruscagli, e alcuni testimoni; quindi, ha avuto inizio la discussione. L'aw. Della Pergola, patrono di P. C. per i coniugi Pavanello, ha sostenuto la piena colpevolezza dell'accusato, Il P. M. Remaschi ha chiesto la condanna del gen. Bruscagli ad otto mesi di reclusione per il falso in scrittura privata, ed alla multa di 30 mila lire per la diffamazione e 20.000 lire per lo ingiurie; per il dottor Amirante ha chiesto la multa di 20.000 lire. Ha preso quindi la parola l'avvocatessa Morelli, in difesa del gen. Bruscagli, sostenendo la completa innocenza del suo cliente, e per ultimo l'aw. Carli in difesa dell'Amirante. Il presidente rinviava poi il dibattimento a domani, in cui parleranno l'aw. Barosio, di Torino, ancora per l'Amirante, e l'aw. Zavataro per l'imputato. Quindi si avrà la sentenza.

Luoghi citati: Firenze, Roma, Torino