Indiziato un ladro di bestiame per la strage nella tabaccheria

Indiziato un ladro di bestiame per la strage nella tabaccheria «El snidata», nn nomo gigantesco, avrebbe ucciso la ragazza ed i genitori Indiziato un ladro di bestiame per la strage nella tabaccheria Era amico del socio della vittima, ora ierinato - la sua latitanza aumenta i sospetti (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 26 gennaio. Due personaggi nuovi si sono inseriti oggi nella vicenda delle indagini per il delitto di Pontoglio: un uomo e un cane lupo. Diamo la precedenza all'uomo. Egli è Vincenzo Volsi, di 45 anni, chiamato < el soldatini», nomignolo ereditato dal padre. E' un uomo gigantesco e forte, viene descritto come un violento. Varie volte egli ha avuto a che fare con la legge, accusato di furto di bestiame. L'ultima accusa gli e stata fatta il Si settembre dello scorso anno, e da quel giorno egli si è eclissato, facendo tuttavia qualche apparizione clandestina in famiglia. L'ultima volta la moglie, Carolina Bertazzoli, lo vide un mese fa,, ricevendo però dopo quella data quasi regolarmente suoi messaggi. Ma da domenica nessun altro messaggio le è arrivato. La famiglia di Vincenzo Volsi — composta della moglie e di quattro figli, di cui il maggiore ha ventidue anni ed è operaio a Milano e corridore ciclista dilettante — abita alla periferia di Pontoglio, in una cascina della frazione cLe Crocette». Nella stessa cascina abita quel Felice Castoldi, che da ieri sera è in stato di fermo nella caserma di Chiari. Non è il solo punto di contatto tra questi due. Essi sono anche molto amici, hanno avuto rapporti d'affari, frequentavano spesso un bar di Brescia. Sono anche parenti, avendo il Castoldi sposato Maria Bertazzone, figlia di una sorella del Volsi. Maria Bertazzone è inoltre nipote* di Cesare Breno. Pare che Vincenzo Volsi sia fortemente indiziato per la strage della famiglia Breno. Fonti diverse, e anche lontane fra loro, avrebbero fatto convergere su di lui i sospetti delle autorità inquirenti. La pista più valida seguita oggi dalla Magistratura che dirige le ricerche, si potrebbe dire addirittura l'unica pista, è quella che condurrebbe a Vincenzo Volsi. Oggi, e fino a tarda sera, i parenti del Volsi, e cosi quelli del Castoldi, sono stati lungamente interrogati dal giudice istruttore. Sembra che, quale supremo controllo dei sospetti, si attenda il responso delle impronte digitali rilevate nella casa del delitto, che ieri sono state spedite a Roma per essere esaminate presso la Scuola di polizia scientifica. L'attività degli inquirenti è diretta anche verso altri settori. E' stata a lungo esaminata una < 600 > blu scuro di proprietà del Castoldi, e il suo negozio di motociclette a Palazzolo è stato perquisito; varie puntate sono state compiute presso autorimesse di Chiari e di altri paesi, alla ricerca d'una macchina noleggiata domenica sera. Pure perquisita è stata la casa del Volsi, come nei giorni scorsi lo era stata quella del Castoldi. Se i sospetti delle autorità fossero fondati, vi sarebbe da spiegare anche per quale causa il delitto sarebbe stato commesso. Si fanno due ipotesi. Una unisce ragioni di interesse alla sottrazione di documenti di notevole importanza: pare che fosse in gioco una somma di quindici miliotr ni che qualcuno dovesse a Cesare Breno. Secondo tale ipotesi, l'autore del delitto avrebbe agito su istigazione della persone interessata alla faccenda. L'altra ipotesi sarebbe quella della rapina: ma in realtà non sembra ohe in casa Breno siano stati sottratti dei valori, e in misura tale da giustificare un così mostruoso eccidio. 8e invece i sospetti delle autorità fossero infondati, è evidente che Vincenzo Volsi, sapendosi ricercato perchè sospettato di un così grave delitto, dovrebbe presentarsi per dissipare i sospetti, anche ne presentandosi dovesse essere arrestato per il furto di bestiame ohe provocò la sua latitanza. Insomma è elementare che un tale, il quale si nasconda perchè accusato di aver rubato uno spillo, se venga poi sospettato del furto d'un campanile corra dalle autorità a acagio¬ narsi da questa infinitamente piii grave accusa, anche se il presentarsi gli costi l'arresto per U furterello. Il secondo personaggio di scena oggi a Pontoglio è, come s'è detto, un cane lupo. Si chiama Alex, ha sette anni, è un magnifico animale. Appartiene all'allevatore tedesco Martin Holzapfel, nativo di Monaco di Baviera ma da dódici anni in Italia, dove risiede a Lonato, s. 'la strada del Garda. Il signor Holzapfel ha messo a disposizione Alex fidando sul suo fiuto finissimo e su un suo precedente famoso. Quattro anni fa ad Alex fecero fiutare un Indumento appartenente a un uomo scomparso da casa. Tre quarti d'ora dopo il cane sco- e l o i e n e n i n , o i n n e - pri in fondo a un burrone il suo cadavere. Qii inquirenti non trascurano alcun tentativo per risolvere questa oscura tragedia. Si sapeva già che dopo quattro giorni pochi risultati avrebbe potuto dare l'intervento di un cane poliziotto. Ma si è voluto provare ugualmente. Oggi pomeriggio Alex è stato fatto entrare nella camera del delitto, in cut era stata lasciata la famosa sciarpa, che è nocciola e non rósa. Dopo un àttimo Alex è uscito stringendola tra i denti. Questo primo risultato era stato positivo. Il carne aveva subito preso il solo oggetto estraneo alla casa. Con la sciarpa fra i denti, Alex è uscito in istrada, è andato fino in piazza, ha infilato a destra in vicolo Predati, è giunto fino in fondo, si è fermato davanti al pilastro di un porticato. E Uè rimasto, guaendo disperato. L'esperimento è stato ripetuto cinque volte, facendolo partire da vie diverse, e il risultato è stato uguale,11n sesto esperimento è stato compiuto questa sera, col medesimo esito. La polizia ha interrogato gli abitanti, ha perquisito un paio di case: risultato negativo. , C'è da spiegare che il cane è intervenuto troppo tardi, il suo impiego nella mattinata di lunedi sarebbe stato positivo al 99 per cento; che vicino a quella casa c'è una confluenza di tre rogge, e che l'acqua annulla gli odori, ed infine che il cane, talvolta, per compiacere il padrone, finge di sapere anche ciò che non sa. Occorre infine chiarire un particolare che riguarda Sandro Breno. Questa mattina sono riuscito ad avere con lui un breve colloquio. GU ho chiesto, in particolare, di spiegarmi una certa frase da lui pronunciata lunedì scorso, durante il viaggio da Sondrio a Pon- toglio. I parenti che l'accompagnavano in macchina, lo informarono cautamente che il padre era morto. A questa comunicazione egli rispose: « Se è morto lo hanno ammazzato >. Sandrà Breno mi ha detto <Può darsi che abbia detto effettivamente questa frase, non lo escludo. Ma essa ha un solo significato. Non vuole affatto dire che io conosoessi sul conto di mio padre tali fa'ti da far pensare che la sua vita fosse minacciata, e che quindi una notizia di morte non potesse essere 'messa in rapporto che a un delitto. In realtà io avevo visto mio padre il mercoledì precedente, essendo venuto a trovarmi in collegio a Sondrio. Quattro giorni dopo mi viene detto ohe mio padre è morto. L'avevo visto cosi di recente in buona salute, non potevo assolutamente pensare che la sua vita fosse stata stroncata da una malattia. Ho quindi pensato a una morte violenta- Ma la morte violènta, nel mio pensiero, era riferita ad una disgrazia, non a un delitto >. Giuseppe Faract Vincenzo Volsi sospettato di essere l'autore del delitto