La «nuova» Mostra di Venezia

La «nuova» Mostra di Venezia DIETRO LO SCHERMO La «nuova» Mostra di Venezia Il regolamento per la prossima rassegna è una profonda draconiana riforma - Non più partecipazioni nazionali, ma il vaglio di un comitato d'accettazione Soltanto dodici spettacoli; e un solo premio per il miglior film, oltre le due coppe Volpi per la migliore attrice e il miglior attore - Luigi Ammannati nuovo direttore della Mostra Tanto tuonò che piovve. Speriamo, ora, che la pioggia non porti anche la grandine; ma l'importante è che la siccità sia finita. E' cioè importante che quel desiderio di rinnovamento nei confronti della Mostra di Venezia, un desiderio che in questi ultimi anni si era fatto fin troppo sentire, sia stato finalmente esaudito. Da tempo si deploravano Je più diverse inframmettenze, la fiacchezza del « cartelloni », la plètora di film qualsiasi, non certo degni di apparire in una rassegna che voleva essere d'arte; per non parlare di manchevolezze, impacci e impicci minori. Era diventata quasi d'obbligo, quella lamentela, nel « bilancio » conclusivo delle ultime Mostre; ma era sempre rimasta una lamentela. Vanno quindi riconosciuti il coraggio e la decisione dell'on. Brusasca, che ha voluto recisamente affrontare un'organica riforma. Al Lido, pochissimi giorni dopo il suo arrivo, già andava dicendo, nell'agosto scorso: qui c'è qualcosa che non .va. E per la fine della Mostra quel « qualcosa » gli si era fatto tanto evidente quanto preciso. Riunita una commissione di studio, esortata e incitata a non voler considerare mezze misure, le riunioni sono state molteplici, non vi si è risparmiato né tempo né flato, e in una rara atmosfera di spregiu dicata schiettezza. Quei «lavo ri» si sono conclusi e concretati in proposte; le proposte sono state accolte dagli organi competenti; e ora si pub blica il nuovo regolamento per la prossima Mostra, la XVII, un regolamento che dovrebbe segnare una svolta decisiva, * * I mali che da tempo travagliavano la manifestazione veneziana erano quelli di una sua indipendenza fattasi sempre più pallida, quasi esangue. Le singole Nazioni potevano praticamente mandare i film che volevano, facenti parte delle cosidette « rappresentative » nazionali; non solo; ma poiché la direzione della Mostra aveva la facoltà di invitare, extra-quote nazionali, quegli altri film che ritenesse di un particolare significato artistico, ecco allora e subito delinearsi tutto un lavorìo perché gli « inviti » cadessero su determinati film. Si tendeva, insomma, a far diventare l'invito un complemento di quota; si designavano gli invitandi; e si invitava a invitare Di qui la ressa di film, corrispondenti a desideri e a interessi anche legittimi, o almeno giustificabili, ma degni, sovente, di una sala di seconda se non di terza visione. Tale ressa si risolveva in un peso morto, massiccio, ingombrante; esigeva proiezioni serali e pomeridiane, che automaticamente classificavano i concorrenti in due serie, la A e la B, con un aprioristico danno palese per i film classificati nella seconda; favoriva, con la sua plètora, una certa inflazione di premi; questa inflazione determinava sovente, nella loro assegnazione, criteri piuttosto relativi, distributivi, di compromesso; e così via. Il nuovo regolamento è draconiano. Stabilisce anzitutto la durata della Mostra in soli dodici giorni, e non più sedici 0 diciotto (inizio il 27 agosto); 1 film in concorso dovranno essere presentati soltanto nei dodici spettacoli serali, un solo film per o^ni spettacolo; le proiezioni pomeridiane saranno riservate a mostre retrospettive e personali. Saranno così dodici i film partecipanti; e non più trenta, che questa era stata la media degli ultimi anni. Poco più di un terzo: pare di sognare. Ma non btlrsdfe asta. Le singole Nazioni poranno proporre in tempo utie i loro film, che saranno peò esaminati da una commisione artist'ca presieduta dal direttore della Mostra; e ai ilm cosi accettati potranno essere aggiunti quelli che la Mostra riterrà di invitare direttamente, sempre secondo l parere della commissione, a quale dovrà anche pronunciarsi su eventuali mostre retrospettive o personali. Ma c'è ancora dell'altro. I premi (erano da sei a dieci) ridotti praticamente a uno solo: il Gran Premio «Leone d'oro di San Marco » per il migliore film; gli si affiancheranno, in tutto e per tutto, anche perché rispondenti a una particolare tradizione, le due coppe" Volpi, per la migliore attrice e il miglior attore. A ogni film partecipante un diploma di partecipazione, che vorrà sottolineare dover essere già cosa ambita la semplice ammissione alla Mostra; e la giuria, infine, non solo dovrà dare un giudizio motivato su ciascun film in concorso, ma sarà composta da « esponenti » dell'arte e della cultura cinematografica. Artisti e critici, allora; che ne direste di una giuria nella quale si assidesse un Chaplin, o un Capra, o un Clair, o un Alexandrov? * * La riforma è., teoricamente, così vasta, radicale, profonda, e tende con tale energia a voler restituire alla manifestazione veneziana una sua indipendenza e una sua dignità di mostra d'arte, da lasciare persino increduli. E presto, alla incrc 'ulità, sottentra il timore, nuova intelaiatura è, in teoria, ineccepibile, certo supera qualsiasi speranza; sarà poi attuata felicemente? E qui nascono i dubbi. Mancano sei mesi, all'inizio della Mostra. Il nuovo regolamento, e lo spirito che l'ha informato, dovranno essere presentati, illustrati, chiariti a quanti vi hanno e vi avranno un concreto interesse. Enti governativi e paragovernativl produttori federati e indipendenti, e, gli uni e gli altri, dei più diversi Paesi. Si riuscirà, a convincerli, e a convincerli in tempo? Si riuscirà a indurli a collaborare, e in- una limpida buona fede, sul terreno della nuova formula severa? Non è certo un mistero che per quegli enti e quei produttori Mostre e Festival sono, o dovrebbero essere, vetrine di « lancio » per i loro prodotti; e tanto meglio se i loro film se ne tornano poi con il ciondolo di un premio, sia pure minimo. L'austerità della nuova formula non potrà non renderli perplessi. Ne è anche caduta la clausola della nprpi a a i , n a a a è i e o r o i non proiezione di quei film che possano in qualche modo ledere suscettibilità e «sentimenti» più o meno « nazionali » di aitri partecipanti, clausola che per il passato è stata fonte di guai molteplici, di episodi incresciosi, e soprattutto di esclusioni e di ritiri. Potrà, la nuova formula, così larga, così libera, essere da tutti accolta, con lo stesso spirito che l'ha informata? Si riuscirà a fare apprezzare e intendere quello spirito? E qui sopraggiunge l'ultima considerazione, sulla quale non ci siamo mai stancati di insistere. Formule e regolamenti hanno una loro fondamentale importanza, ma tutto ancora e sempre dipende dal modo con il quale sono poi interpretati e attuati. Una legge pessima, ma applicata con illuminatii criteri, può anche essere più che tollerabile; una legge ottima, ma applicata con criteri opachi e settari, può diventare, di fatto, quasi pessima. Ora il ndovo regolamento della Mostra è ineccepibile, direi fin troppo; tutto sarà nel servirlo lealmente e abilmente. Lealmente, per motivi owii; e abilmente per \$ infinite diffidenze e difficoltà che incontrerà sul suo cammino. Occorreranno molto garbo, molto tatto, molta pazienza, e molta tenacia, molta nascosta energia, e competenza parecchia, per sorvegliare fra scogli e secche, la rotta. Una non piccola responsabilità è addossata alla commissione artistica; ma una responsabilità di gran lunga maggiore sarà quella del direttore della Mostra, che la coi/missione deve presiedere, e che tutta l'attuazione del regolamento deve ottenere. Guai se non l'aiuteranno, lealmente ed efficacemente, quanti potranno e dovranno aiutarlo. Il nuovo direttore è un giovane, quasi giovanissimo, Luigi Ammannati, vice-presidente dell'Associazione cattolica di esercenti cinema. Ha volontà, ingegno, cultura, tatto; si è assunto un compito assai difficile; quanto sarebbe propizio, so proprio con il nome di un giovane da-wero si iniziasse un nuovo cammino. Non si devono comunque attendere straordinarie e immediate riuscite. Quel cammino è lungo, faticoso, pericoloso; tutto sarà nel perseverare, nel non abbandonarlo. Il prestigio che deve essere ridato alla Mostra non glielo si potrà ridare in sei mesi; basterà che a poco a pòco torni a imporsi, di anno in anno, di fronte agli ostili, agli scettici, agli ignari; con una sua tenacia, una sua coerenza. Mario Cromo Prima si spara e poi si impicca Siracusa, 25 gennaio. Stamane tale Antonino Tafuri, di 46 anni, abitante nel vicino comune di Pachino, si è impiccato nella propria abitazione. La macabra scoperta è stata fatta dal signor Giorgio Parisi che, recatosi a casa del Tafuri per prendere della legna, rinveniva il poveretto appeso con una corda al soffitto dell'abitazione. Sul posto si è recata l'autorità giudiziaria, la quale dopo gli accertamenti di legge ha ordinato la rimozione del cadavere. Un particolare piuttosto strano e che ha provocato molte congetture è dato dal fatto che il cadavere, oltre ai segni inconfondibili della morte per asfissia, presenta alla regione supertoracica una larga ferita prodotta da arma da fuoco. Un fucile è stato infatti trovato sul luogo del suicidio e nella canna era la cartuccia esplosa. Altro particolare, anche questo strano, è che un sommario esame necroscopico ha rilevato che gli indumenti del suicida non presentano alcuna traccia di perforazione. Può darsi che il Tafuri si sia esploso il colpo di fucile poggiando la canna direttamente sul petto; poi, poiché non era stato leso alcun organo vitale ed essendo sempre deciso all'insano gesto, l'uomo si è impiccato. Accanto al cadavere è stata trovata una lettera nella quale il suicida chiede perdono ai familiari, giustificando il gesto disperato.

Persone citate: Alexandrov, Antonino Tafuri, Brusasca, Chaplin, Giorgio Parisi, Luigi Ammannati, Mario Cromo Prima, Tafuri

Luoghi citati: Pachino, Siracusa, Venezia