E' morto l'ergastolano Balocco che uccise don Gnavi per rapinarlo di Gigi Ghirotti

E' morto l'ergastolano Balocco che uccise don Gnavi per rapinarlo AtVospedale di Saluzxo assistito dotta sorella E' morto l'ergastolano Balocco che uccise don Gnavi per rapinarlo Non confessò mai e sperò fino all'ultimo nella grazia - Fulminato da un collasso a 7é anni (Nostro servizio particolareJ Snluzzo, ii gennaio. Un vecchietto fragile e triste s'è spento ieri sera all'ospedale di Saluzzo: Pietro Balocco. Aveva 74 anni. Accanto al suo capezzale, nell'ora del trapasso, c'erano la sorella Lucia, la nipote ed un carabiniere. Nemmeno negli ultimi istanti i suoi occhi cessarono di vedere avanti a sè l'immagine dell'espiazione. Il nome di Pietro Balocco ebbe cupe risonanze nell'altro dopoguerra: le giovani mamme — nei giorni in cui si scopriva la macabra trama di delitti dei quali Pietro Balocco s'era macchiato — spaventavano i loro bimbi evocando l'ombra dell'ex-capostazione di Settimo Torinese: «Se non smetti di fare, 1 capricci, ti faccio portar via da Balocco... >. Era nato forse per un destino diverso da quello che la sorte gli aveva assegnato: le fotografie del tempo lo mostrano aitante, allegro, spensierato. Gli piaceva la bella vita, non la mediocrità della fatica quotidiana. Avrebbe voluto viaggiare e divertirsi: gli era toccato invece d'indossare la finanziera di capostazione d'un piccolo paese da accelerati. Un mattino, il 14 marzo 1918, alcuni operai che passavano sul ponte alla Gran Madre di Dio scorsero sulla spalletta un troncone di gamba umana in bilico, e poco lontano un sacco vuoto, lordo di sangue. La polizia accorse: i commissari in bombetta passarono l'intera giornata a interrogare faccie losche della città. Finalmente s'arrivò a capo del mistero: l'ucciso era un sacerdote di Caluso, don Guglielmo Gnavi, segretario contabile della Cassa rurale del suo paese. Era stato visto entrare in un lussuoso alloggio di via Maria Vittoria 19; portava con sè una forte somma, forse 50 mila lire,." Nessuno l'aveva più visto uscire- L'alloggio fu aperto con la forza: si scoprirono tracce di sangue. Si seppe che, sotto falso nome, esso era affittato al capostazione Pietro Balocco, Egli teneva in città anche un altro appartamentino, per le baldorie segrete con le quali Ingannava la malinconia della sua mediocre esistenza. In via Donizetti la scoperta fu anche più orrenda: furono trovati in una valigia i resti sezionati a colpi di coltello dell'infelice sacerdote di Caluso. I sospetti si appuntarono inevitabilmente su Pietro Balocco che proprio in quei giorni, abbandonata la stazioncina di Settimo, la moglie e il figlioletto, aveva fatto perdere ogni sua traccia. Alcuni mesi dopo, nel luglio, fu scoperto nei pressi di Massa Lubrense (Salerno) un cadavere: il volto era sfigurato da un colpo di rivoltella. In tasca alcune lettere: < Mi sono ucciso per il rimorso... Don Gnavi l'ho ucciso io, Pietro Balocco è innocente >. Firmato: Antonio Rizzetto. Di questo Rizzetto furono diffuse in tutta Italia le fotografie: per ricercarne le generalità precise furono scartabellati i registri dello stato civile dovunque. Non se ne, trovò traccia: il suicidio apparve incredibile e i sospetti d'un nuovo delitto s'appuntarono ancora su Pietro Balocco, vivo ma latitante. Fu arrestato quasi per com binazione alcuni mesi dopo, travestito da soldato, su una panchina di corso Umberto. Al processo, che fu celebrato nel marzo-aprile 1921 a Cuneo, l'inganno fu svelato. Pietro Balocco — si seppe — aveva conosciuto in latitanza, a Genova, un sosia, il sarto Virginio Isnardi. Al povero diavolo, l'intraprendente ex-ferroviere aveva promesso vita comoda, guadagni facili: se l'era portato a Napoli, poi a Salerno-.. L'aveva lasciato con un colpo di rivoltella in faccia e quattro lettere in tasca: «Pietro Balocco è innocente... >. Fu condannato all'ergastolo, con undici anni di segregazio ne cellulare. La gente gridava: < Alla forca, a morte! > Pietro Balocco, dal gabbione urlò: < Giuro sul crocefisso che sono innocente! >. Pietro Balocco, nel suo vagabondaggio da un penitenziario all'altro, ha sempre ripetu to questo suo giuramento. Nel '45 si schiuse l'uscio della sua cella, nel carcere di Saluzzo. Erano i partigiani: «Tu perchè non esci? La porta è aperta anche por te, vecchio >. « Uscirò alla luce del sole, non così alla chetichella... > rispose Balocco. II suo nome, col passar del tempo, non suscitava più l'antico orrore. Era scrivano della casa di penai sempre triste, riservato, miUs*inio. In trentott'anni di carcere, mai una punizione, sempre il premio di buona condotta- Quando dalla sua città natale, Fossano, partivano le domande di grazia per Pietro Balocco — almeno tre, negli ultimi dieci anni — 1 suoi superiori non mancavano di annotare il « parere favorevole L'avevano incaricato d'un lavoro di contabilità, in carce re. Pieno Balocco vi si dedica-a volentieri: preciso, zelante, puntuale. Nella cappellina del penitenziario si mostrava devoto: serviva Messa, conversava amabilmente col cappel lano. Gli agenti di custodia gli battevano una mano sulla spalla quando l'incontravano, canuto e curvo, a passo stanco lungo i corridoiFu trasportato giovedì scorso all'ospedale. Acciacchi di ogni genere., debolezza di cuore. IiO accompagnò un carabiniere con l'incaricò di piantonarlo durante in degenza. S'è confessato al cappellano don Beltramone. Ma accanto al suo capezzale hanno aspettato invano una parola che riguardasse il suo passato. Pietro Balocco non amava parlarne. « Se ho avuto dei torti, ho espiato abbastanza >. Lo accompagneranno domani al Cimitero di Fossano i congiunti, tra i quali il figlio Enrico, ingegnere. Gigi Ghirotti Una recente foto del Balocco 1 i i I w i i t 1 1 I i 1 I I f I I ] ) t i I i i 1 I 1 I t I f I I i 1 [ i r f i

Persone citate: Antonio Rizzetto, Beltramone, Gnavi, Guglielmo Gnavi, Pietro Balocco, Rizzetto, Virginio Isnardi