Toni Sailer è lattoniere e gioca al calcio come ala
Toni Sailer è lattoniere e gioca al calcio come ala Intervista eoi miglior discesista del monda Toni Sailer è lattoniere e gioca al calcio come ala (Da uno dei nostri inviati) Cortina, 24 gennaio. Al Palazzo del Ghiaccio oggi nel pomeriggio, gli hockeisti austriaci disputano una partita di allenamento. Appoggiato al basso bordo di legno che limita la pista, un ragazzo alto, il viso acceso dall'abitudine di stare all'aria aperta. Divisa grigia con al braccio il distintivo dell'Austria, capelli neri a sfatar la leggenda degli austriaci dai capelli color di stoppa: Toni Sailer fa il tifo per i suoi, un tifo molto calmo e compassato, Toni Sailer, il campionissimo dello sci, il miglior discesista del mondo, si sta beatamente dimenticando il peso della responsabilità di partire favorito alle Olimpiadi. Ha la facilità al sorriso tipica di un ragazzo di vent'anni, cui le cose vanno lisce. Racconta di se stesso senza montare in cattedra, il ruolo di fuori-classe non gli ha dato alla testa. E' nato a Kitzbuehel, quando gli chiediamo che mestiere fa, tra lui, l'interprete e noi il filo a'interrompe. Lunghe perifrasi, poi si raggiunge l'accordo sulla professione: lattoniere. Pratica altri sport? Risponde di sì, tennis, sci acquatico e calcio. Quest'ultimo da ala destra, nella squadra del Kitzbuehel, con Molterer e Hinterser. Ed è atleta completo, 1,70 nel salto in alto, tanto per gradire. Un nostro collega si fa coraggio: «Domenica sera c'era a Cortina una certa voce sul suo conto, che lei, nei campionati del Tirolo, fosse caduto ». Per Sailer deve essere storia vecchia: «Nemmeno per sogno. Ho semplicemente vinto». L'intervista continua. « Chi è che teme in particolar modo tra i suoi avversari? ». «Fran- cesi e americani. Duvillard, Vuarnet, gente pericolosa». « Ma questi francesi ed americani sono più forti degli altri austriaci, di Molterer oppure di Rieder ad esempio?». Sailer ha innate qualità di diplomatico: « Non sono più forti, possono essere più fortunati ». Ci dice ancora che parteciperà al Kandahar sulle nevi del Sestriere, ma l'ultima frase la sentiamo appena, perchè ci siamo scostati di colpo dalla staccionata, visto che gli hockeisti vi si spingono contro con allegra energia. Tutti ci siamo scostati, tranne Sailer, imperterrito anche se il disco gli passa due dita sotto il naso. Sono i riflessi di acciaio di chi si butta giù per chine ghiacciate a 150 km. l'ora. Torniamo in albergo, incontriamo per strada Senger, un altro austriaco, quello che allena gli azzurri. E' già sera inoltrata, pure gli si vede il volto segnato, stanco. Senger se n'accorge: «Un po' faticato. Stanotte io macchina andato venuto Linz. Andato ve dere piccolo figlio Senger. Ave va due giorni. Forse lo chiamo Hans, come me. Hans I e Hans II ». Potete star certi, Hans o no, è nato a Linz un altro* fuoriclasse dello sci. Gigi Boccacini
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