Un'oscura situazione familiare ha portato l'autista al delitto

Un'oscura situazione familiare ha portato l'autista al delitto Il sanguinoso dramma fra ■ due camionisti di Piacenza Un'oscura situazione familiare ha portato l'autista al delitto Equivoca convivenza a tre - Violenti contrasti per affari - La vittima portata morente al suo paese (Dal nostro inviato speciale) Piacenza, 11 gennaio. Oggi alle 16 Virginio Pellegatta, su un'ambulanza della Croce Rossa, sulla quale avevano preso posto il padre, un fratello e due sorelle, ha lasciato l'ospedale di Piacenza per fare ritorno a casa sua, nella frazione Soriano del Comune di Corbetta, sulla strada da Magenta a Milano. Le sue condizioni erano così gravi che i medici non si sono opposti al trasporto. Non era stato nemmeno possibile fargli la radiografia per localizzare le quattro pallottole sparategli lunedì pomeriggio dal socio Primo Persi. Esse, penetrate presso l'orecchio sinistro, devono aver leso il cervello, se ne è derivata la perdita della conoscenza e la paralisi della parte destra del corpo. Come già è stato raccontato, il ferimento è avvenuto alle 17,30 di lunedì, nella cabina dell'autocarro che i due soci custodivano in un cortile di via Alberoni. Per quattordici ore, e cioè fino a martedì mattina alle 8, il Pellegatta rimase svenuto nella cabina; a quell'ora giunsero i carabinieri, alla cui caserma il Persi si era presentato mezz'ora prima per costituirsi, dichiarando d'avere ucciso il socio pei gelosia. Primo Persi, un ometto di 40 anni, toscano, e Virginio Pellegatta, un aitante giovanotto di 30, lombardo, sono protagonisti d'una squallida e patetica e sconcertante vicenda. Fra essi c'è la moglie del Persi, Irene Paraboschi, una scialba e minuscola donna di 36 anni di Germano di Gropparello, presso Piacenza. Si sono sposati dodici anni fa; hanno due bambine: Anna, di 10 anni, e Luciana, di due e msescEscpcsdslvsPiccqamipidg«tfiqrfsm«rgttEftPrpsgded mezzo. Un altro figlio è atte-j so per marzo o aprile. Il Persi e il Pellegatta si erano conosciuti lavorando assieme alla costruzione della centrale termoelettrica della Edison. Quattro anni fa, cessati i lavori, comprarono a credito un vecchio autocarro per compiere trasporti per conto di terzi. Fecero un pessimo acquisto e si caricarono di debiti; l'ultimo acquisto è stato un autocarro ribaltabile, quello del dramma. Il dramma cominciò con l'invito rivolto al Pellegatta di stabilirsi in casa dei coniugi Persi. Avevano un autocarro in comune, facevano vita in comune, tenevano cassa in comune. In quell'atmosfera, qualche mese dopo, accadde altro, Il Persi era forse un marito un po' svagato, quanto il Pellegatta era un uomo impetuoso. Piangendo, Irene ne informò Primo. Si aspettava di essere sbranata; non le giunse nemmeno uno schiaffo. « Spero che la cosa non continui >, borbottò lui. Invece continuò. Continuò fina a circa cinque mesi fa, quando tini per naturale esaurimento. Ma intanto la vita fra i tre era trascorsa senza scosse. Soltanto una volta il marito aveva detto al socio: « Da te questo non me lo sarei proprio aspettato ». L'altro gli chiese invano perdono. «Non mi sento più di.volerti bene come prima», diceva talvolta il marito alla moglie. E lei forse non capiva la profonda malinconia, la struggente amarezza di quelle parole. Primo Persi non è un temperamento vulcanico. Appunto per questo la gelosia covava silenziosamente, e così a lungo lo ha corroso, e per esplodere — quando ormai la cosa era Anita — ha avuto bisogno d'un innesco: l'interesse. I due soci litigavano spes¬ sesc«vbmtlsCltQ so; il Pellegatta era impulsivo e manesco. L'ultima lite è avvenuta domenica. Da tre settimane erano venuti ad abitare in via Gregorio X, n. 38. C'erano sempre le cambiali da pagare, gli affari non andavano bene. La lite è avvenuta per mille lire che il Persi aveva tentato di sottrarre su un viaggio da lui fatto. Il Pellegatta gli si scagliò contro, gli diede uno schiaffo e lo graffiò; l'altro gli buttò le mille lire sulla tavola. Alla sera entrambi dormirono fuori di casa. Si ripresentarono, separatamente, lunedì mattina; a mezzogiorno pranzarono assieme, entrambi erano calmi. Al pomeriggio Pellegatta esce per spedire una raccomandata e per offrire l'autocarro alla ditta appaltatrlce dello sgombero della neve. Esce poco dopo anche Persi, va alla rimessa. Nessuno sa e."" e e^li da qualche giorno ha acquistato una pistola calibro 6,35. Alla rimessa trova il socio che sta avviando il motore per scaldarlo. Monta nella cabina, ne chiude lo sportello. E gli spara cinque colpi, di cui quattro lo colpiscono. Nessuno sente le detonazioni. Egli richiude lo sportello, ricopre il cofano con un tendone, e va a casa. E' calmissimo. Si lava, esce nel cortile, e sparisce. Passa la notte presso parenti, mentre il ferito agonizza nella cabina. AI mattino dopo si costituisce ai carabinieri- «Ho ucciso il mio socio ». Aveva l'aspetto di chi si sia liberato da un grosso paso. « Ero disperato perchè mi aveva preso la moglie, per i debiti, per gli affari che andavano male, per lo schiaro di domenica. Una cosa che non poteva continuare ». g. Irene Paraboschi ed 11 marito Primo Persi, 11 feritore

Luoghi citati: Comune Di Corbetta, Gropparello, Magenta, Milano, Piacenza