I problemi dell'Europa e dell'Asia nei cinque colloqui tra Pandit Nehru e Martino

I problemi dell'Europa e dell'Asia nei cinque colloqui tra Pandit Nehru e Martino I problemi dell'Europa e dell'Asia nei cinque colloqui tra Pandit Nehru e Martino II Primo Ministro indiano non intende proporre una nuova conferenza fra i Quattro Grandi - Il motivo delle eccezionali accoglienze a Bulganin e Kruscev - Buone possibilità per l'industria italiana in India Roma, IO gennaio. Popò il viaggio in Asia di Bulganin e di Kruscev, 11 ministro Martino è stato 11 primo rappresentante del mondo occidentale a recarsi in alcuni del Paesi dove i due dirigenti sovietici avevano così duramente attaccato l'Occidente, dando un altro colpo allo spirito di Ginevra. E' stato quindi anche in nome degli altri Stati del Patto atlantico che l'on. Martino, durante i suoi cinque incontri con Nehru, si è informato delle ripercussioni in Asia del viaggio di Bulganin e di Kruscev. Altro tema dei colloqui: la distensione e la possibilità di iniziative per ridare vita allo spirito di Ginevra. Contrariamente a quanto è stato scritto, Nehru non pensa a farsi promotore d'un incontro fra 1 < Quattro grandi ». Egli ha espresso l'opinione che forse gli occidentali — magari dopo il viaggio di Eden a Washington e cioè fra poche settimane — potrebbero prendere l'iniziativa d'un nuovo incontro ad alto livello, o di contatti diplomatici per arrivare a un'altra conferenza. Ma ha poi mostrato di rendersi conto che la conferenza dovrebbe essere convocata soltanto se la opinione pubblica potesse seriamente attenderne la soluzione dei problemi in sospeso e l'eliminazione della sfiducia reciproca fra i due blocchi. Martino ha fatto osservare a Nehru che l'opinione pubblica rimarrebbe ancora più delusa di fronte ad una conferenza, che dovesse servire ad accantonare i problemi più spinosi, In particolar modo quello della riuniflcazione tedesca. Ma i dirigenti asiatici vedono molto da lontano le questioni europee; e sono portati a paragonare la divisione della Corea e dell'Indocina a quella della Germania, senza rendersi conto della grande differenza fra problemi tanto diversi. A Nehru è stato fatto anche osservare che i violenti discorsi di Kruscev hanno resa più difficile e improbabile un'iniziativa occidentale: il linguaggio adoperato dal segretario del partito comunista russo non autorizza speranze sui risultati d'un nuovo convegno a quattro. Nehru lo ha ammesso, ma soltanto in parte; e ha confessato di aver amichevolmente rimproverato Kruscev, dicendogli che sulle questioni coloniali, i ministri indiani avrebbero potuto attaccare gli inglesi con maggior cognizione di causa, ma non lo hanno fatto perchè li considerano amici. « Mi dispiace di quanto mi dite — ha risposto Kruscev — perchè io non intendo essere il nemico dei vostri amici ». Per qual motivo Nehru ha voluto dare tanta pubblicità al viaggio del dirigenti sovietici, facendo ascoltare a milioni di persone i discorsi di Bulganin e di Kruscev? Il suo calcolo mirava a « undermine » il comunismo in India, scavando sotto le sue basi: i continui e calorosi elogi dei russi a Nehru e alle sue conquiste sociali dovrebbero indurre gli indiani ad appoggiare il governo e non i comunisti. Ma gli avversari di Nehru sostengono che il calcolo potrebbe essere sbagliato. Gli onori tributati ai due rappresentanti dell'Unione Sovietica, presentati come 1 salvatori dell'umanità e come 1 paladini del mondo orientale contro quello occidentale, potrebbero esercitare un'influenza seduttrice sulle grandi masse asiatiche. Facendo venire in India ■ i dirigenti sovietici, Nèhru ha voluto sottoscrivere una polizza d'assicurazione; e del resto il suo Paese, che teme l'accerchiamento da parte della Russia e della Cina comunista, deve seguire una politica di neutralità e di equidistanza, anche perchè il ricordo della lotta contro i < colonialisti » impedisce la collaborazione con Potenze straniere per la difesa del Paese. Del resto Nehru crede che non si devono giudicare le intenzioni dei russi soltanto alla luce delle esperienze del passato e che non bisogna affermare « a priori » che essi abbiano l'intenzione di non tenere fede a nuovi eventuali impegni. Non essendo quindi probabili e imminenti nuove iniziative per tornare al clima di Ginevra, l'on. Martino giudica più necessario che mai il rilancio europeo. Ma sarà possibile riprenderne i progetti? La risposta potrà venire soltanto dal nuovo Parlamento francese, dal quale sono sì scomparsi i gollisti tradizionali nemici dell'integrazione europea, ma dove sì sono rafforzati altri gruppi che vogliono ostacolare la nascita della Europa unita come forza internazionale. E a palazzo Borbone sono entrati nuovi gruppi dei quali s'ignora l'atteggiamento: cosi 1 poujadisti. Un primo orientamento si potrà avere dalla conferenza dei sei ministri degli Esteri che Spaak dovrebbe convocare dopo la formazione del governo francese. E l'argomento sarà discusso con Adenauer durante la visita a Bonn, i primi di febbraio, di Segni e Martino. Tornando all'India, Martino ha detto di avervi trovato grande conoscenza dell'Italia e molta simpatia per il nostro Paese. I dirigenti indiani, educati alla scuola dì Gandhi che tradusse Mazzini e chiamò « Giovane India » il suo primo giornale di battaglia, ricordano e volentieri citano Mazzini, Cavour e Garibaldi. Per l'Italia non hanno le diffidenze nutrite per la Gran Bretagna, sulla base delle' esperienza passate, o per gli Stati Uni¬ ti, in un certo senso temuti a causa del loro gigantesco peso industriale e finanziario. In India gli industriali italiani potranno trovare tutte le porte spalancate. Lo stesso Nehru ha parlato a Martino del grande contratto d'appalto vinto dalla Fiat nel Venezuela e gli ha fatto notare che già molte automobili prodotte dalle fabbriche torinesi circolano nelle strade dell'India. Proprio oggi il governo di Nuova Delhi ha annunciato di aver preso contatto con la FIAT e con una fabbrica cecoslovacca per costruire in India un grande complesso siderurgico. Non ci sarà concorrenza tra le ditte italiana e cecoslovacca; esse, se 1 negoziati saranno conclusi favorevolmente, si occuperanno di realizzazioni diverse, anche se complementari. «Nehru — ha detto Martino — è un apostolo arrivato al potere, che vuole portare i 400 milioni di indiani, fra i quali sono molte decine di milioni dì intoccabili, al livello della civiltà economica occidentale. Il suo è un compito certamente difficile: me ne sono reso particolarmente conto a Benares quando abbiamo visto il grande quadro dei cadaveri bruciati nelle vicinanze del Gange su roghi che ardono continuamente da quattro millenni, dei fedeli che si bagnavano nel fiume purificatore insieme con le vacche sacre, dei santoni e dei fachiri accosciati sulle scalinate digradanti verso il Gange. Un altro mondo: che noi occidentali dobbiamo cercare di comprendere e di aiutare prima e meglio di altri».