In Russia, anche in arte la <<verità>> è sempre socialista

In Russia, anche in arte la <<verità>> è sempre socialista "SIAMO ANDATI IN TRE ALLE TERRE VERGINI 11 In Russia, anche in arte la <<verità>> è sempre socialista L'ideologia alle prese con i fatti e i sentimenti - Il caso di un commediografo condannato dalla «Pravda» - Aveva narrato la storia di alcuni infelici andati a colonizzare le steppe dell'Est - Ma nella letteratura sovietica non c'è posto per i malinconici casi individuali; sola deve trionfare la rettorìca di una idealizzata collettività (Dal nostro corrispondente) Mosca, gennaio. A causa dell'ultima commedia dal titolo: « Siamo andati in tre alle terre vergini *, un serio infortunio i capitato a uno degli scrittori teatrali più apprezzati dell'Unione Sovietica, e alludiamo a Nicolai Teodorovich Pogodin. Il tema delle terre vergini è di grande attualità nell'U.R.S.S., e il lettore italiano ne avrà già sentito parlare. Un anno e mezzo fa, circa, alcune centinaia di migliaia di giovani emigrarono verso i territori incolti e disabitati della Russia asiatica, con il disegno di trasformarli in campi di grano e di fondarvi villaggi e nuove città. Si tratta di un vasto esperimento intrapreso al fine di risolvere, o tentar di risolvere, il rompicapo numero uno della società sovietica, quello della produzione agricola, ancora inferiore ai bisogni della popolazione. Nell'età dell'atomo, dunque, si 1 111 m iiiiiiiiimmiiii imii rinnova in questo Paese la grande avventura che i pionieri americani vissero il se'colo scorso, muovendo alla conquista del West; salvo che in questo caso l'intenzione è opposta, si marcia alla conquista dell'Est dove spadroneggia un nemico forse più temibile dei pellirosse, che sommerge .ogni cosa, per sette-otto mesi l'anno. L'esperimento è ancora in corso, è passato il periodo selvaggio quando i giovani pionieri- in mezzo alle-sodàglie del Kasachstan e degli Aitai, dove la voce umana non s'era udita prima, bivaccavano nelle tende e nelle baracche di legno alla maniera dei popoli primitivi. Sono poi nati molti villaggi che permettono una vita meno disagevole, benché lontana dalla comodità; è arrivata la luce elettrica, sono arrivate le stufe. Lo Stato ha speso, e spende, milioni e milioni di rubli per la grande avventura delle terre vergini, la cui posta altissima mira a risolvere II problema che sempre trava¬ iitiiiiiiniitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiu glia i dirigenti sovietici; quello di dare più patate, più carne, più pane al popolo. Il tema delle terre vergini ha attratto l'immaginazione di Nicolai Teodorovich Pogodin, che, prima di mettersi a scrivere, ha voluto recarsi in Asia Centrale e conoscere direttamente jtersonaggi e ambienti. ìt suo dramma, per primo, si richiama alla conquista dell'Est; e, se vogliamo capovolgere un celebre tèrmine americano^ si tratta dèi primo dramma eastern della storia sovietica. Comparso circa un mese e mezzo fa, Sitila scena del Teatro Centrale dei Ragazzi (ma l'autore sfiora la cinquantina), ha conquistato un buonissimo successo di pubblico e di critica ed è stato trasmesso dalla televisione e pubblicato dalla rivista Novi Mir. Drammi intimi Ieri, - improvvisamente, la Pravda ha condannato « Siamo andati in tre alle terre vergini* in un lungo articolo non firmato, che riflette l'opinione dell'organo del partito. Non si tratta di una aperta accusa di eresia; ma la Pravda se la prende con il Teatro Centrale dei Ragazzi, con la televisione, con la rivista Novi Mir, che hanno avuto la dabbenaggine di far conoscere al pubblico il lavoro di Pogodin; nonché con i critici dei vari giornali che ne hanno parlato bene. A che cosa si deve la condanna dell'organo del partito comunista sovietico t < Sia7no andati in tre alle terre vergini * narra la storia di tre giovani, Mark Rakitin, Ira Kulova, Alioscia Letavin, che lasciano le loro città e si recano a lavorare nel nuovo mondo delle steppe asiatiche. Che cosa ve ti spinger Motivi personali. Rakitin ha un passato torbido dietro le spalle, e vuole evitare un processo e forse la prigione. Ira Kulova è una ragazza delusa e stanca di vivere, abita in un dormitorio, non ha parenti né amici, non si aspetta nulla dall'avvenire. Quanto a Letavin, egli emigra al di là degli Urali a causa di una delusione amorosa. Durante i tre atti, Pogodin racconta i casi dei suoi tre personaggi. Rakitin risulta un tipo poco raccomandabile, si ubriaca e dorme invece di lavorare i campi, maneggia denaro oscuro. Letavin si innamora, senza fortuna, di un paio di ragazze e alla fine vuole abbandonare le terre vergini per la stessa ragione che ve lo spinse, la delusione del cuore. Ira non senìbra uscire dalla sua abulia. Di quando in quando appaiono altri personaggi, premuti dal malumore o dallo sconforto, come Nelli, una ex-sartina che definisce a volta a volta <incubo* e < serraglio » le terre vergini, dove < la neve arriva al collo e non esistono gabinetti ». O come un certo Valka che, durante un alterco, mette mano al coltello. L'articolo della Pravda con la decisa condanna dell'opera di Pogodin ci fa capire bene cosa significhi la parola < arte » nell'U.R.S.S., e costituisce, se si vuole, un breviario di estetica sovietica. Il foglio del partito, infatti, spiega perchè < Siamo andati in tre alle terre vergini » deve considerarsi un fallimento. Il compito dell'autore, teorizza la Pravda, avrebbe dovuto essere quello di presentare un ritratto veritiero dei patrioti che ardentemente rispondono al richiamo del partito per la bonifica delle terre v l tre protagonisti della tergini. : silo vi- 1 cenda, scelti da Pogodin,non sono rappresentativi. Li hanno spinti verso le terre vergini motivi egoistici e personali e non il < comando di un cuore e di una mente di patrioti ». Scrive testualmente la Pravda: <I giovani delle ■ terre vergini appartengono al fiore del Komsomol. Furono spinti alle deserte steppe dell'Asia non da interessi egoistici o da spirito di avventura, né dal desiderio di liberarsi dal passato, bensì dall'elevato romanticismo del lavoro eroico e della disinteressata devozione alla patria socialista. Figli e figlie leali del Komsomol, andarono laggiù per dedicare tutte le loro energie giovanili al fine della prosperità dell'amata patria*. Secondo l'estetica sovietica il compito di Pogodin avrebbe dovuto essere quello di celebrare, in tre atti, queste proposizioni di retorica elementare. Raccontando, al contrario, la vicenda di personaggi che non hanno nulla iti comune coti i pionieri descritti dalla Pravda, l'autore è fallito artisticamente. Egli non poteva permettersi di isolarli, di raccontarci la loro storia umana, ititessuta di sentimenti e di passioni, sullo sfondo del grande esperimento agricolo. La Pravda non esclude che tra V esercito dei pionieri possa, in verità, nascondersi qualche <cuor di gallina *, tipi infetti dalle < sopravvivenze del passato ». Ma si tratta di una minoranza trascurabile che non toglie nulla ai quadro epico-patriottico disegnato dagli articolisti del giornale del partito. Pogodin non aveva nessun diritto di pescare i suoi personaggi in mezzo alla minoranza dei reprobi, doveva invece sceglierli iti mezzo alla maggioranza dei magnanimi, l'attendo avanti quei tre « cuori di gallina*, l'autore ha mancato di rappresentare la verità socialista delle terre vergini. Non ha nessuna importanza che egli abbia raccontato la verità dei tfe personaggi, cosa, crediamo, che il suo istinto d'artista si proponeva di fare. Alla Pravda, e quindi alla estetica dell'URSS, non importa affatto la storia di tre individui combattuti umanamente dalle loro miserie e dai loro sentimenti. Né, cosa più importante, che l'autore abbia narrato con animo di poeta. I casi particolari non contano e non hanno alcun valore d'arte perchè non rappresentano la realtà socialista. La realtà, per essere arte, deve venire ripulita dei casi particolari. L'articolo della Pravda ci fa capire altresì che i personaggi dell'arte sovietica devono essere < maggioritari ». Se sono « minoritari », pescati cioè in mezzo ai < cuori di gallina* che pure esistono anche nella realtà dell'Unione Sovietica, non possono condurre ad opere di poesia. Un finale apologetico L'articolo ci sembra particolarmente duro se diamo poi un'occhiata allo scioglimento della vicenda narrata dallo scrittore sovietico. Letavin, il deluso d'amore, rinuncia al proposito di disertare le terre vergini dopo un appropriato discorso di un capo comunista che lo richiama al senso del dovere. Rakitin, il beone e fannullone, rischia di perdersi. Nell'ultima parte del dramma, egli incontra uno « sconosciuto », personaggio misterioso che si aggira in una foresta vicino ai campi dissodati. Si tratta, forse, d'un bandito che inv'ta Rakitin ad associarci a lui e iì giovane sembra consentire. Quando egli rivela il prò- posilo di abbandonare il kol- koz e di avviarsi alla vita oscura con l'uomo della foresta, Letavin e Ira, i due compagni di viaggio, fanno di tutto per dissuaderlo. Siamo venuti in tre, restiamo in tre, dicono.- E alla fine Rakitin rinuncia al suo disegno pericoloso. Noi non siamo abituati a giudicare le opere d'arte dal contenuto o, se si vuole,-dalla morale della favola. Ma in questo caso, cercando di immedesimarci, rileviamo che la morale della favola di Pogodin appare assai lusinghiera per l'impresa delle terre vergini. Essa non solo bonifica le plaghe deserte, ma riesce anche a bonificare gli uomini, almeno gli uomini come Rakitin, cosi inclini ad operare il male. Tutto ciò, non basta alla Pravda e alla dottrina estetica socialista. Ci domandiamo semplicemente: quale può 'essere l'avvenire dell'arte sovietica t Alfredo Todisco

Persone citate: Alfredo Todisco, Alioscia Letavin, Ira Kulova, Mark Rakitin, Nelli, Nicolai Teodorovich Pogodin, Ragazzi

Luoghi citati: Asia, Asia Centrale, Mosca, Russia, U.r.s.s., Unione Sovietica, Urss