La donna di Rivoli muore senza parlare e il presunto assassino sfugge alla cattura

La donna di Rivoli muore senza parlare e il presunto assassino sfugge alla cattura I sospetti per il feroce episodio si concentrano su un giovane di diciannove anni La donna di Rivoli muore senza parlare e il presunto assassino sfugge alla cattura E' un operaio che conosceva la famiglia della vittima - I carabinieri compiono una perquisizione nella sua casa e sequestrano le scarpe, gli stivali e una giacca di pelle - Il coufronto con le orme lasciate nella tragica cucina - Per ora si tratta solo di indizi: il ricercato è scomparso il giorno in cui avvenne il delitto - Sospetti anche per l'uccisione del pensionato « Altezza 1,75, corporatura robusta e snella, capelli castani scuri ondulati,'occhi castani, pantaloni di velluto chiaro, giacca verde, maglia di lana bleu con disegni rossi, pastrano marrone spigato, calze corte grige di filo e scarpe basse nere: non ha berretto o cappello; in tasca ha documenti personali, compreso un porto d'armi rilasciato dalla Questura di Torino »: questo è il fonogramma che ieri mattina i carabinieri hanno diramato, con la sigla « urgentissimo ed importante-» a tutti gli organismi di polizia, compresi i nuclei di frontiera. In testa al fonogramma vi sono te generalità del ricercato: Renato Fiorentino Dosio di Giovanili e Sibillina Lucco Bossù, nato a Rivoli il ZJf giugno 1936 e residente nella stessa località al n. 33 di corso Susa, operaio disoccupato. Motivo della ricerca: il Dosio è sospetto autore dell'omicidio di Adelina Bortolotto in Tenivclla, omicidio perpetrato a scopo di rar pina il giorno S gennaio presumibilmente alle ore H nella cascina Tenivella di strada Alpigna.no IH. Qui s'arresta la stringata, burocratica comunicazione dei carabinieri. Ma a carico del Dosio vi è un altro sospetto: quello di essere l'uccisore, sempre a scopo di rapina, del pensionato Giuseppe Rigaldi, di 76 anni (delitto avvenuto pure in Rivoli il 22 ottobre scorso, sulla strada antica di Alpignano a cinquecento metri in linea d'aria dalla cascina Tenivella). Netta impronta delle scarpe Come si è giunti ad accusare il giovano DoHof I particolari dell'omicidio di Adelina Tenivclla (spirata ieri mattina alle 11 all'ospedale di Rivoli) sono noti e H accenneremo appena: il marito e i figli della donna erano nei campi e la. Tenivclla stava rigovernando la cucina. Qualcuno si introduceva nell'alloggio, l'ag grediva e la riduceva in fin di vita coyi violentissimi colpi di bastone vibrati in mezzo al cranio. Il bandito rovistava convulsamente in tutte le camere, al pianterreno e al primo piano, c s'impadroniva dei portafogli dei tre uomini della casa, asportando la modestissima somma di 12-15 mila lire. Indi si allontanava senza essere notato da nessuno. Alle li.30 la moribonda veniva trovata dalla suocera, Margherita Bianco, di 80 anni, che dopo il pasto se n'era andata a dormire nel caldo della stalla: la vecchietta, completamente sorda e male in gambe, per poco non sveniva all'atroce spettacolo: ma si faceva forza e d'iva l'allarme. Un quarto d'ora più tardi la Tenivella era ricoverata, all'ospedale di Ri voli e i carabinieri iniziavano le indagini. Si constatava che il bandito aveva raccolto magro bottino e che non aveva nemmeno tentato di manomettere la cassaforte a muro esistente in una stanza al primo piano. Nella pozza di sangue che si stendeva tra la cucina e una camera da letto gli investigatori erano in grado di rilevare, nettissima, un'impronta di suola « vibrarti » forse di scarpa da montagna ma più prò babilmente di stivalone da caccia o da pesca. I carabinieri speravano d'interrogare la Tenivclla: essa di certo aveva visto in faccia l'assassino ed era quindi in grado di fornire indicazioni d'importanza a: ma "la donna non poarlare, i colpi di bastono le tti nano sfondato la volta cranica, con emorragia imponente c perdita di materia cerebrale. Lio Un. sua bocca dolorosamente semi-aperta non\ usciva che un rantolo. Era] Ir gin gravissima quando l'auto-1 ambulanza della Croce Verde l'aveva trasportata all'ospedale: nella notte le condizioni, nonostante le assidue cure dei medici, peggioravano. Ieri mattina mentre il marito e i figli, piangenti, attorniavano il letto, la donna spirava senza riprendere conoscenza. Erano le 11. Alle 10 la sventurata aveva mosso le labbra e aveva mormorato qualche parola inintellegibile: forse tentava di balbettare il nome dell'assassino. Il marito s'era curvato su di lei, ma non aveva afferrato che poche sillabe senza nesso. Subito dopo era ricominciato il rantolo dell'agonia. La notizia del decesso scivolavo fulmineamente fuori dell'ospedale e si diffondeva in tutta Rivoli e nei paesi vici-, ss ni: e ovunque, al triste an-] nuncio, cresceva la paura. ! In verità i carabinieri non perdevano tempo. Ieri l'altro', sera interrogando il marito i delia donna gli avevano c/ne-ì sto: <Lei non ricorda qualche episodio curioso accaduto di recente qui alla cascina t Qualche furto? Qualche individuo sospetto t ». Ma l'uomo crollava il capo e diceva sempre di no, di no, di no. Ad un tratto esclamava: < Otto giorni fa mia moglie, uscendo in cortile, ha visto al di là del recinto, \ tra due mucchi di stoppie lspuntare un ragazzo... Ma quc-\sta e una sciocchezza e credo che non v'interessi >. < Cosa faceva il ragazzo t >■ < Guardava, osservava: quando s'è incontrato con gli occhi di mia moglie è scappato. E mia mei-1 glie è rimasta un po' perplessa. Quel ragazzo noi lo conosciamo bene, è venuto parecchie volte a casa nostra ed è amico del mio figliolo i ■ mino... Non credo proprio che c'entri in questa faccenda >. <Qual è il suo nome? >. < Renato Fiorentino Dosio >. I carabinieri, più per scrupolo che per la convinzione di essere su di una pista buona, andavano a ricercare il Dosio e si recavano nella sua abitazione di corso Susa 33, un piccolo alloggio situato in una casetta ad un piano sulla statale del Monginevro, proprio alla grande curva che s'incontra uscendo da Rivoli e dirigendosi verso il crocicchio della strada di Alpignano. Ma il giovanotto non c'era. Fingeva di andare al lavoro Gli investigatori si portavano a Cascine Vica, ove iti una fabbrica di pizzi lavorano i genitori, due oneste e laboriose persone, simpaticamente conosciute nel paese. « Renato Dosio è vostro figlio ? >. « Sì, è il nostro unico figlio >, rispondevano i due, turbati e smarriti. <Che cosa gli è accaduto? >. <A lui, nulla — dicevano i carabinieri. — Ma adesso, dov'è ? >. *.A Collegno, a lavorare». <In quale ditta? >. « E' un'impresa di cui non sappiamo il nome. Nostro figlio è stato assunto dal 5 o 6 di dicembre. Comunque, se desiderate informazioni più precise, stasera alle SO Renato saia a casa*. Pareva che la cosa dovesse sfumare: se il Dosio alle 14. era a Colleano a lavorare in una ditta, non poteva essere certo implicato nel delitto Tenivella. Ma le sorprese grosse si avevano a sera: i carabinieri accertavano con sicurezza che l'ultima occupazione del Dosio risaliva all'agosto, quando era meccanico nell'impresa edile Magni: dopo di allora non aveva più avuto un posto fisso. La storia di Collegno era tutta una invenzione, e un giovane, indicato dai genitori come un compagno di lavoro del figlio, negava recisamente: « Mai visto il Dosio a Collegno; escili do nel modo più assoluto che abbia un'occupazione laggiù > Zi' altra sorpresa era la scomparsa del Dosio. Dopo mezzanotte i carabinieri tornavano in corso Susa 33 e tro vavano i genitori sconvolti. Renato, a detta di una vicina, signora Lorenza Rossalo, era spuntato a casa, improvvisa rllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllMIIIIIIII ] mente, verso le 18 e 15: sem! brava avesse una gran fret ta. Deponeva il giubbotto di ', pelle che indossava e si vestii va con gli abiti migliori, quelì M della festa: indi s'allontana- va con grande rapidità verso il centro di Rivoli. Per tutta la notte alcuni militi dell'Arma attendevano il Dosio, ma il giovane non tornava: i genitori finivano, da mezze frasi, col capire di che si trattava: e s'abbracciavano singhiozzando e mormorando: \ « No, Renato non può aver lfatto questo... Sarebbe troppo \orrmle_y_ 1 carabinieri cer1 fò"""co cavano di consolarli precisando che il loro figliuolo era semplicemente sospettato e che il sospetto ]ioteva anche rivelarsi privo di fondamenmunque era assolutamente necessario rintracciarlo per la conferma di un suo eventuale alibi. Nella mattinata, visto che il Dosio non ricompariva gli investigatori procedevano ad una minuta perquisizione nell'alloggio ed effettuavano il sequestro di molti indumenti del ragazzo, compreso il giubbotto di pelle. A quanto risulta, i carabinieri dedicavano particolare attenzione a questo giubbotto che recava forse traccie compromettenti: non è da escludere — secondo voci ripetute con insistenza — che le maniche fossero spruzzate di sangue. Inoltro venivano sequestrate tutte le fotografie del Dosio e — punto di grande interesse — un paio di stivaloni d> gomma da cacciatore. Sempre secondo indiscrezioni, V impronta degli stivaloni corrisponderebbe all'orma rilevata nella cpcnccqfRcs<mill Illlllllllllllllllimillllllilllllll Illlll cucina dei Tenivella, e questo particolare avrebbe convinto i carabinieri a diramare il fonogramma di ricerca. Sembra che sia stato sequestrato anche un paio di scarpe. Ma non basta: l'autorità inquirente avrebbe riesumato il fascicolo concernente il delitto Rigaldi e avrebbe constatato che anche allora le orme lasciate dall'omicida sul terreno molle dei campi erano di suola < vibram » da stivalone. Da questo al sospettare il Dosio anche dell'uccisione del pensionato è un passo non breve: siamo nel regno delle congetture, ad ogni modo non si può fare a meno di notare che fra i due atroci episodi vi è una stretta coìinessionc: entrambe le vittime sono state aggredite nelle loro abitazioni mentre erano sole e finite barbaramente a colpi di randello (per il Rigaldi era stato il calcio di un fucile): in entrambi i casi lo scopo del delitto era la rapina, concretatasi in scarsissimo bottino raccolto dopo affannose manomissioni. Certo, per quel che riguarda i Tenivella, il Dosio conosceva a perfezione la famiglia, le abitudini, la disposizione degli ambienti, le buone possibilità finanziarie dei contadini: era stato più e più volte nella cascina ove si era anche trattenuto per interi pomeriggi (il cane di guardia. < Moretto », lo considerava un amico e si spiega con ciò il fatto che la bestia l'abbia lasciato senza molestarlo). La notizia che il Dosio è ricercato ha destato in Rivoli stupefazione ed incredulità. Il giovane non ha cattiva fama in paese e sino ad oggi non si era mai fatto notare per chiassate o atti illegali. Molti addirittura pensano che il Dosio sia vittima di un equivoco e che si sia allontanato da Rivoli per andare a cercare lavoro a Torino o più lontano. Dal canto loro i genitori sono certissimi dell'innocenza completa del figlio e confidano che in giornata egli si presenterà ai carabinieri per fornire un alibi inoppugnabile e dissipare ogni ombra sul suo conto. Intanto nella zona non si parla d'altro: e le chiacchiere, di casa in casa, giungono sino alla cascina Tenivella, ma qui si spengono nel silenzio: marito, figli, suocera s'aggirano per le stanze e nel cortile e col volto rigato di lacrime, non sanno darsi pace. Ranno chiesto di poter disporre per i funerali della povera morta: ma l'autorità inquirente non ha ancora dato il nulla-osta: il cadavere dovrà, prima, essere sottoposto all'autopsia IIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIMniMIIIIIIIIIIIIIIIIII passare | lionato Dosio di li) anni PillÉ! Giuseppe Tenivella mostra il bastone usato dall'assassino lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll IHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIM