Le elezioni amministrative di Paolo Serini

Le elezioni amministrative Le elezioni amministrative A zioni nali, pochi mesi dalle eleamminiatrative comuche si dovrebbero, tenere in primavera, non solo non si sa ancora con quale sistema elettorale esse si svolgeranno; ma tra gli stessi partiti della coalizione governativa c'è aper. to dissenso intorno al sistema da applicare. E' noto che, nei due turni primaverili del 1951 e '52, le elezioni si tennero, nei Comuni con più di 10 mila abitanti, col sistema dell'« imparentamento » tra partiti affini e del premio di maggioranza, attribuendo cioè alla lista o gruppo di liste che avesse conseguito la maggioranza (anche relativa) dei voti validi due terzi dei seggi consiliari. Sistema adottato per un duplice ordine di preoccupazioni: di far si che, nei medi e grandi Comuni, l'amministrazione toccasse a maggioranze stabili e relativamente omogenee; e di rinsaldare, anche sul piano locale, l'intesa tra i partiti di centro. Ma è noto anche che tale sistema non dette ai partiti minori, che ne erano stati i più convinti fautori, i risultati che ne speravano (esso danneggiò, anzi, se non i liberali, i socialdemocratici e i repubblicani). E che la sua ulteriore estensione alle elezioni politiche del 1953 non incontrò il favore dell'elettorato : anzi, provocò il mancato « scatto » " della legge Sceiba e colpì fortemente i minori partiti di centro, che perdettero un cospicuo numero di voti sia a destra sia a sinistra. Unanime fu perciò, dopo il 7 giugno, da parte di essi, la richiesta che si abolisse, tanto per le elezioni politiche quanto per quelle comunali, il sistema dell' « imparentamento » e che si tornasse alla proporzionale. La richiesta venne formalmente rinnovata dall'on. Saragat al momento delle trattative per il Gabinetto Sceiba; e, ancor più, •durante quelle per la costituzione del Ministero Segni. Venne concordato allora di applicare nei Comuni capoluoghi di Provincia, ed eventualmente anche in quelli con più di 20 mila abitanti, il sistema proporzionale; e nei Comuni da 10 mila a 20 mila abitanti un sistema fondato sull'attribuzione dei due terzi dei seggi alla lista che consegua la maggioranza, anche relativa, dei voti e sulla divisione dei restanti seggi tra le liste di minoranza. E il Presidente Segni, nelle sue dichiarazioni al Parlamento del 13 luglio, preannunziò la presentazione d'un disegno di legge per le elezioni comunali in teso ad « abolire gli imparentamene e a introdurre largamente la proporzionale ». La questione sembrava, dunque, risolta con generale soddisfazione. Sennonché, negli ultimi tempi, essa si è inopinatamente riaperta. Fatti (o rifatti) i loro calcoli, il ministro dell'Interno e l'on. Fanfani si sono accorti che il ritorno alla proporzionale rischia di modificare profondamente la fisionomia politica delle amministrazioni dei grandi e medi Comuni e, soprattutto, di rendere difficile, in molti casi, la formazione di nette e stabili maggioranze. Basti pensare, infatti, che, nel 1951-52, nella maggior parte dei capoluoghi di Provincia, la maggioranza dei seggi consiliari fu conquistata con la maggioranza relativa dei voti. E che, se si appli casse la proporzionale ai loro risultati elettorali, partiti di centro perdereb bero metà dei 48 capoluoghi di Provincia allora con quistati, le sinistre otto su ventitré e le destre sette su sette; e che in una quaran tina o quasi di Comuni (tra cui Torino, Milano, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Bari) non si avrebbero maggioranze stabili. In una recente riunione dei rappresentanti dei partiti di centro, l'on. Fanfani, appoggiato dall'on. Malagodi, ha quindi proposto di mantenere in vigore, per le prossime elezioni comunali, la legge del 1951. Contro tale proposta si è levato però (appoggiato dai repub blicani) il Partito socialdemocratico: che, dopo il 7 giugno, ha fatto del ritorno alla proporzionale o dei cardini del suo programma e che teme che l'« imparentamento » operi ancora una volta a suo danno, determi nando un ulteriore afflusso di voti verso altre forma' zioni e, soprattutto, verso il P.S.I. Timore tutt'altro che ingiustificato; e molto meno ispirato a egoistiche considerazioni di partito, di quan to, a primo aspetto, non sembri. In realtà, se le preoccupazioni dell'on. Fanfani non sonò certo prive di fondamento, è altrettanto certo che l'elettorato ha mostrato di non gradire 'e anche di non capire) il sistema delF«imparentamento». E che, dopo che tanto si è tuonato, anche da parte liberale socialdemocratica, contro tale sistema, e dopo l'impegno di abolirlo assunto dall'attuale governo (impegno che ha già notevolmente influito, in sede locale, sugli atteggiamenti dei vari partiti), il suo mantenimento apparirebbe a molti come dovuto all'esclusiva preoccupazione dei partiti che ne trassero, nel 1951-52. i maggiori benefici (e specialmente della D. C.) di conservare le presenti posizioni, con l'aiuto d'una legge che i loro avversari non hanno cessato di presentare e hanno ripreso ora a combattere come una « legge truffa ». C'è, quindi, il pericolo che, per timore di perdere qualche amministrazione comunale e, soprattutto per la preoccupazione di rinunziare al sistema delle maggioranze precostituite, i partiti di centro finiscano col fare il gioco degli avversari: fornendo loro un'efficace arma polemica e spingendo Indirettamente un certo numero di elettori a dare il loro voto, anziché ai liberali o ai socialdemocratici (accusati di crescente subordinazione alla Democrazia cristiana), ad altri partiti, e, specialmente, ai monarchici o ai socialisti ncnniani. Senza dire che, spingendo questi ultimi a collegarsi nuovamente con i comunisti, se ne ritarderebbe l'evoluzione verso posizioni autonome. Al punto in cui siamo, e se non interverranno fatti nuovi, è molto probabile che la decisione ultima dipenderà dai deliberati del prossimo congresso del P. S. D. I. Comunque, è da augurare che non si commetta, come nel '53, l'errore di chiedere a un semplice congegno elettorale, o a più o meno fondate congetture statistiche, quella salvaguardia e quel rafforzamento della democrazia che esigono un ben niù sostanziale impegno politico. Soprattutto in un momento come quello odierno: in cui la situazione politica generale appare, per tanti aspetti, confusa e contraddittoria mentre il paese sente più che mai il bisogno di sincerità e di chiarezza. Paolo Serini

Persone citate: Fanfani, Malagodi, Saragat

Luoghi citati: Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Torino, Venezia