Le elezioni anticipate cattivo affare per Faurer di Sandro Volta

Le elezioni anticipate cattivo affare per Faurer Le elezioni anticipate cattivo affare per Faurer (Dal nostro corrispondente) Parigi, 4 gennaio. L'Assemblea Nazionale eletta il 2 gennaio si riunirà per la prima volta il giorno 19. Suo primo compito sarà Za verifica dei mandati e, appena la metà degli eletti sarà stata convalidata, il governo in carica presenterà le dimissioni. Prima della fine del mese il Presidente della Repubblica dovrà dunque rivolgersi a un parlamentare per incaricarlo di costituire il nuovo governo. Edgar Faure è naturalmente fuori questione. Il fallimento della manovra che aveva tentato quando, voltate le spalle al proprio partito, si mise al servizio di forze politiche contrarie, sembra averlo ormai completamente bruciato. Gli stessi partiti di destra che allora se ne erano serviti, gh rinfacciano ora di averli trascinati in un'avventura pagata molto cara. La prima consultazione del Presidente della Repubblica sarà con un esponente del Fronte repubblicano, che è la più forte formazione politica uscita dalla consultazione popolare. Risulta infatti dalle statistiche definitive delle elezioni del 2 gennaio che i dati forniti nei giorni scorsi dalla presidenza del Consiglio erano alquanto inesatti, allo scopo evidente di provocare una certa confusione e mascherare in qualche modo la sconfitta dei partiti governativi. In base ai dati definitivi, invece, il Fronte repubblicano ha avuto 5 milioni e 863 mila voti, ossia circa un milione in più che nel ISSI, ciò che corrisponde al 32 per cento dei votanti. Mancano in questi dati quelli relativi ai territori di oltre mare, ma è prevedibile che la maggior parte dei deputati che vi sono stati eletti si allineeranno con il Fronte repubblicano. A parte i poujadisti, che non esistevano nel 1951, e hanno avuto un po' meno della metà dei voti andati allora al Rassemblement del generale De Oaulle, le altre formazioni elettorali hanno subito invece perdite più o meno sensibili. V partito comunista, pur aumentando notevolmente il numero dei seggi, ha mantenuto pressoché invariate le vecchie posizioni: ha guadagnato 420.325 voti, passando a 5.215.510, corrispondenti al 25 per cento, ma, tenuto conto del maggior numero di votanti, ha perduto poco meno dell'uno per cento. Le più forti perdite sono quelle della coalizione governativa. E' difficile calcolarle in modo preciso, data la varietà dei gruppetti che ne facevano parte. Il solo dato r'uro è che, mettendo insieme i suffragi raccolti dai diversi sotto-gruppi che fanno parte del centro nazionale degli indipendenti e agrari di Antoine Pincj, quelli della democrazia cristiana e i pochi degli amici di Edgai Faure, si arriva al totale di 5 milioni e 406 mila, corrispondente al 29,4 per cento dei votanti. La coalizione governativa ha avuto perciò 457 mila voti meno del Fronte repubblicano e 230 mila voti più dei comunisti L'ampiezza di questa sconfitta, da parte di quella che aveva costituito la maggioranza parlamentare della passata legislatura, fa escludere che partiti di destra possano anco- ra svolgere un compito principale nella nuova Assemblea Nazionale! Andrà perciò agli esponenti del Fronte repubblicano l'incarico di mettere insieme la nuova maggioranza. Questa è l'opinione di tutti gli ambienti politici, ohe Le Monde afferma stasera in questi termini: <Non si potrà governar re domani senza i socialisti o senza i mendesisti. A partire. dal momento in cui gli uni e gli altri sono solidaH, diventano loro gli arbitri della situazione^. Per definire questa intesa intorno a un programma preciso, dal quale dipenderanno gli sviluppi della futura politica francese, il capo del par. tito radicale avrà domani un incontro con il segretario del partito socialista. Subito dopo essersi messo d'accordo con Guy Mollet, Pierre MendèsFrance s'incontrerà anche con Francois Mitterand, presidente dell' Unione Democratica Socialista della Resistenza (U.D.S.R.), e con Chaband Deimas, presidente della frazione progressista del vecchio gollismo, poi parttrà con la moglie per una stazione di sport invernali in alta montagna. Vi rimarrà soltanto pochi giorni, perchè sarà di ritorno a Parigi il giorno 16, per presiedere la riunione del comitato esecutivo radicale. La sua assenza hi questo momento autorizza però a credere che preferisca lasciare a Guy Mollet il compito delle prime trattative per la soluzione della crisi. L'eventualità di una soluzione socialista sembra d'altronde la più probabile in questo momento, non soltanto perchè corrisponde all'indicazione della consultazione popolare, di cui nessuno nega la decisa spinta a sinistra, ma anche perchè, essendo necessaria una coalizione molto estesa, Guy Mollet o Christian Pineau troveranno resistente molto minori di Mendès-France, specie nel gruppo parlamentare de¬ mocristiano. Ogni decisione in questo senso dipende però dal congresso straordinario del partito socialista, convocato a Parigi il giorno 15. Nei partiti del blocco governativo prevale ancora il disorientamento della sconfitta elettorale. Prima dell'inaugurazione della nuova legislatura, è previsto un consiglio nazionale del partito democri- iimmiimiiMiiiMiiiiiiniiimiiMmimmmimi stiano e un congresso straordinario degli indipendenti di Pinay, ma finora gli esponenti di quei partiti non hanno preso nessuno iniziativa e conservano un atteggiamento estremamente .riservato. Da parte delle estreme, incominciano invece gli inaiti, attraverso proposte possibilistiche che contrastano con l'intransigenza dimostrata durante la campagna elettorale. < Posso dire — ha dichiarato Pierre Poujade — che nella maggior parte dei casi noi ci allineeremo dalla parte del governò attuale, se esso vorrà ascoltare la nostra richiesta di revisione della legislazione fiscale >. Non meno conciliante è il linguaggio dei comunisti, che scrivono suH'Humanlté: < Il partito comunista riafferma che è pronto a intendersi col partito socialista per promuovere una politica nuova, d'accordo con le speranze espresse nelle elezioni del 2 gennaio. E' pronto pure all'intesa con altri gruppi di sinistra, che si orientano nello stesso senso >. In altre parole, il giornale del p. c. propone un governo di Fronte popolare. Faure nelle ampie dichiarazioni del Consiglio dei ministri, ha previsto la formazione di una vasta coalizione dei partiti democratici, dai socialisti agli indipendenti di Pinay, Essa dovrebbe includere, dunque, anche i radicali di Mendès, ma non è davvero probabile la conciliazione dei due avversari. Un giornalista gli ha chiesto, alludendo a Mendès (il banditore della crociata contro l'alcool): "Siete favorevole ad una conciliazione con i bevitori di latte t >. E Faure ha risposto con uno scherzoso rifiuto: «Ufi piace molto il latte. Peccato che mi riesca indigesto >. Sandro Volta Il Premier Faure dopo II Consiglio del Ministri (Telefoto)

Luoghi citati: Mendès, Parigi