Utile insegnamento di Vittorio Gorresio

Utile insegnamento Utile insegnamento Roma, 4 gennaio. E' vivo un certo desiderio, in ogni ambiente politico di Roma, di trarre le possibili lezioni dall'esperienza delle elezioni francesi. Passato il momento delle prime valutazioni, un po' affrettate o genericamente insignificanti, adesso siamo alla ricerca di un insegnamento più valido. Tra i primi che si vanno facendo strada, in un ambiente che "è per tradizione emozionarle da tutto ciò che avviene in Francia, ci sembra di dovere registrare la considerazione che una volta di più si è avuta la dimostrazione che i provvedimenti improvvisi, i colpi ad effetto, le decisioni subitanee — quale quella di Faure per l'anticipato scioglimento della Camera — non hanno la capacità di risolvere le situazioni politiche difficili. Espedienti del genere, difatti, più facilmente si ritorcono a danno di coloro che vi ricorrono. Per qualche anno, in Italia, abbiamo sentito parlare di elezioni anticipate come dello strumento che avrebbe potuto risolvere la nostra situazione di fondo; e si andava attribuendo a questo ed a quell'uomo politico l'intenzione di farsi promotore di un simile provvedimento. In modo un poco semplicistico, esso veniva considerato un toccasana da quanti si sentono incapaci di affrontare situazioni parlamentari difficoltose, ma pur espresse da una regolare consultazione elettorale. Quali che ne siano le conseguenze, occorre, invece, avere il coraggio di prospettarsi in maniera obbiettiva quella che è stata la manifestazione della reale volontà del Paese: non rifugiarsi nella comoda illusione che il Paese si sia sbagliato e che sia pronto a rettificare il proprio giudizio. Esiste un patto fra governanti e governati che bisogna rispettare. I governati, o meglio i governando hanno delegato là propria sovranità ai loro mandatari ; ed i mandatari ' sono tenuti a rispettare le regole del gioco. Ogni rottura di questo rapporto, quando non sia determinata da motivi di- soverchiante gravità, finisce a danno di chi la provoca. Faure, per l'appunto, oggi viene a scontare le conseguenze negative di quello che forse credette essere, un atto di furberia, e possiamo pensare che da oggi diminuisca in Italia la tentazione suggestiva di risolvere il problema della nostra maggioranza parlamentare mercè il ricorso ad un anticipato scioglimento delle Camere. Crediamo che il proposito che fino a qualche tempo fa si attribuiva a Fanfani in questo senso sia ora destinato ad una fortuna sempre minore. Da oggi, anche in Italia, ci si sente chiamati ad uri maggior rispetto per la volontà del Paese. Ha detto giustamente l'on. Pacciardi che « è sempre pericolosa una consultazione popolare in momenti passionali ». Precisiamo, aggiungendo una nostra deduzio ne, che alla passionalità si arriva fatalmente, a pre scindere da ogni altro mo tìvo, quando si sceglie la soluzione eccezionale. L'e lettorato si ritierr colpito nei suoi diritti, ha l'impressione di subire un atto di violenza sulla propria volontà, e, in definitiva, reagisce seguendo un istinto di protesta. Non meno accorto è ap parso Saragat, invitando a tenere in considerazione il numero dei voti e non quel 10 dei seggi che la mecca nica delle leggi elettorali può assicurare a questa o a quella lista. Nella sua di chiarazione c'è, difatti, un richiamo all'onestà che è necessaria nelle consulta zioni popolari; c'è l'avvertimento di quanto sia vano 11 ricorso ad espedienti di comodo: se, in altri termi' ni, le leggi elettorali francesi fossero state sempre correttamente ispirate al criterio della rappresentanza proporzionale, oggi potremmo parlare di un regresso del partito comunista che ha -ottenuto nelle elezioni del 2 gennaio una minore percentuale di voti rispetto alle precedenti elezioni. Per la meccanica di una legge, che nel 1951 era scattata » e che non è scattata l'altro giorno, il partito comunista francese appare, invece, aver guadagnato una cinquantina di seggi. In buona sostanza, se nel 1951 la legge fosse stata più onesta, oggi i comunisti si presenterebbero con qualche seggio in meno. Occorre altro per dimostrare la vanità dei trucchi elettorali che mirano ad assicurare vantaggi effimeri ai cultori di una politica illusoria? E' una politica che la saggezza «popolare defini sce come degna dello struz zo, che si nasconde per non vedere: ci si augura a Roma che, dopo l'esperimento francese, non venga in mente . più a nessuno la possibilità di far ricorso, anche in tema di leggi elettorali, a simili espedienti; e poiché siamo alla vigilia del dibattito sulla nuova legge per l'Italia, c'è da sperare che si tengano in conto le buone ragioni che dal 1953 sono state sostenute dai socialdemocratici, per una legge proporzionale «pura». C'è poi da dire qualche cosa sul fenomeno Poujade, che a Roma non si ha difficoltà a riconoscere fratello naturale del qualunquismo, del fascismo, di tutte quelle forme involutive, insomma, che sono diventate caratteristiche dei movimenti di destra. Per quanto indubbiamente contrassegnato da elementi che sono tipici della situazione francese, questo « poujadismo » è difatti qualcosa che anche in Italia conosciamo perfettamente avendolo già visto da vicino. E' l'espressione della peggiore demagogia che si conosca ai nostri Igiorni: quella che si richia¬ ma a grossolani istinti di egoismo che muovono l'individuo contro la collettività nazionale, esortandolo al primo e sostanziale allettamento di non pagare le tasse. Non è un caso che la campagna di Poujade abbia trovato riscontro, in Italia, nella costante azióne di propaganda che il partito missino va svolgendo da qualche tempo per denunciare l'esosità del fisco. A nome della destra borghese il segretario generale del P.L.I., on. Giovanni Malagodi, ha detto esattamente che nel successo di Poujade si deve riconoscere un elemento di rivolta: e noi crediamo di potere far nostre le sue parole. C'è, infatti, un elemento di ribellione che non dobbiamo trascurare nella valutazione del quadro politico generale, e che ci deve portare alla conclusione che forze simili, poujadiste o fasciste o qualunquiste. che si vogliano chiamare, sono anch'esse una minaccia alla stabilita sociale. Vittorio Gorresio

Persone citate: Fanfani, Giovanni Malagodi, Pacciardi, Poujade, Saragat