La Stampa - Consultazione Archivio

Durate tre anni le indagini su un dissesto di 800 milioni Durate tre anni le indagini su un dissesto di 800 milioni Il procedimento penalo iniziato tre anni or sono contro Attilio Bianchini, amministratore della « Sipat (Società italiana petroli e affini di Torino), fallita con un passivo di ben 800 milioni e un un attivo di appena 60, sta per concludersi: a giorni il giudice istruttore depositerà in cancelleria la sentenza di rinvio a giudizio de! Bianchini il quale è imputato di bancarotta fraudolenta e sottrazione di attività dal fallimento. L'istruttoria è stata lunga e difficile poiché si è dovuto ricostruire la contabilità della « Sipat » partendo dal nulla: infatti nella sede della ditta non furono trovati nè registri nè schedari. La società era sorta nel luglio del 1949 con un capitale di 6r"i mila lire; il Bianchini fece installare in città, di preferenza nelle strade che si irradiano da Torino, ventitré distributori recanti le sigle « Icom » c «Dica». L'amministratore, per rifornirli di carbuianti e di combustibili e lubrificanti, contraeva gravosi impegni con la v. Sadic » (altra società di cui egli era azionista! proprietaria di un deposito in corso Giulio Cesare 276, e con ditte di Milano e di Savona. La mancanza di capitali liquidi — dovuta anche a speculazioni sbagliate — fu fatale nei vorticoso giro di affari creato dal Bianchini: accortosi che ormai la « Sipat » era al fallimento il 27 novembre del '52 egli fuggì riparando, a quanto sembra, in Svizzera. Nessuno, fino a quel momento, aveva sospettato che la società fosse in cattive acq. :. Il 4 dicembre 1952 il Tribunale dichiarò il fallimento della « Sipat » e, il 19 febbraio dell'anno successivo, quello in proprio del Bianchini. Curatore del fallimento « Sipat » fu nominato il prof. Spertino sostituito dal prof. Milli quando, con la dichiarazione di fallimento anche del Bianchini, il professionista dovette tutelare interessi in contrasto con quelli personali dell'amministratore.