Colpito a morte si trascinò solo prima in un bar poi all'ospedale di Giovanni Giovannini

Colpito a morte si trascinò solo prima in un bar poi all'ospedale Un episodio della mafia calabrese sulla Riviera dei fiori Colpito a morte si trascinò solo prima in un bar poi all'ospedale La piazza di Bordighera si svuotò d'incanto dopo il sanguinoso agguato - L'uomo era odiato per le sue prepotenze fra i calabresi - Nell'agonia urlò parole di vendetta - Si cercano due fratelli sospettati dell'assassinio (Dal nostro inviato speciale) Bordighera, 2 gennaio. Da oggi a mezzogiorno in tutta la Riviera di Ponente, lungo il confine francese, in Calabria, la polizia è alla caccta di due pcrsoìic implicate nell'omicidio di Salvatore Timpano, ucciso a rivoltellate nella prima ora di quest'anno in una piasi- a di Bordighera Vecchia. Solo a mezzogiorno, infatti, dopo trentasci ore di incessanti indagini, qualcuno ha parlato, ha fatto i nomi dei due che sarebbero stati visti per ultimi con l'ucciso: se non colpevoli, preziosi testimoni almeno in un caso contraddistinto da una atmosfera di generale omertà e paura. Di pietà per il morto manca invece qualsiasi traccia. Salvatore Timpano, ventottenne, era venuto a Bordighera oleum anni addietro, lasciando al suo paese, Uelicucco in provincia di Reggio Calabria, la moglie e i tre figlioli. Aveva fatto presto fortuna — come, nessuno sa dire con precisione — diventando proprietario di un paio di terreni di cui uno piuttosto esteso, con una coltivazione di cinquantamila garofani. Alto, forte, d'una sua bellezza volgare, con molti quattrini sempre m tasca, Salvatore Timpano dominava da < bullo » specie nella colonia calabrese. Si era preso una donna, facendole abbandonare il ma rito, senza rinunciar per conto suo a continue scorrerie. Quanto agli uomini, dover trattare co» lui rappresentava un incubo: già in Calabria il Timpano aveva avuto a che fare con la giustizia per reati che andavano dall'associazione a delinquere al tentato omicidio, cavandosela sempre In un modo o nell'altro, e in Liguria teneva a ricordare con frequenza che il coltello lui l'aveva sempre a portata di mano. Una volta, l'aveva adoprato. Nel maggio di quest'anno, per morivi rimasti al solito poco chiari, i»t piena festa al Luna Park di Bordighera aveva dato una coltellata — ed una ne aveva ricevuta — ad un com- i a - o a n e a a o a e o i o i e , a . n e e a o, a o. r o a e paesano: fermato da carabinieri e vigili mentre tentava di fuggire, s'era difeso dicendo di aver voluto « sedare una rissa >. L'autorità però l'aveva messo dentro per tentato omicidio e il processo avrebbe dovuto svolgersi fra non molto davanti al Tribunale di Sanremo. Di prigione era uscito da un paio di mesi soltanto, in libertà provvisoria e vigilata: aveva pensato bene di spostare la sua residenza a Vcntimiglia, in una camera ammobiliata, ma per il resto appariva più tronfio e prepotente di prima- Forse proprio la prigione, il processo imminc7ite, l'inducevano a pensare di avere nuovi titoli per dare la acalata alle 7nassime cariche, occulte s'intende, di certa parte della colonia calabrese sulla .Riviera. Proprio questo, a giudizio di molti, l'ha perso insieme a vecchi rancori, odi, volontà di vendetta. Nel periodo delle feste, Salvatore Timpano è tutte le sere a Bordighera a tener circolo in piazza e nei bar. Eccolo la notte di San Silvestro pagar da bere al caffè Garibaldi, nel cuore della città vecchia: invita anche due carabinieri che sono di servizio, che si schermiscono e si allontanano. Dopo aver brindato all'anno nuovo, l'uomo esce con due compaesani, Raffaele Ciccia e Vincenzo Andrcacchio, per continuare le libagioni da qualche altra parte, ma nell'attraversare la piazzetta del Popolo — chiusa fra la chiesa, le vecchie case e gli archi sulle strade di accesso — gli si fanno incontro altri due calabresi, Domenico Grimi con un giovane fratello da poco arrivato dal Sud Le notizie si fanno ora più confuse: certo è che fra Salvatore e Grimi s'accende una lite e che il Ciccia e l'Andreacchio, dopo aver cercato di far du pacieri, si allontanano. Po co dopo, nella piccola piazza, gli spari: quattro, a giudicare dai bossoli rinvenuti; i colpi sono partiti da due rivoltelle differenti, una cai. 7,65, l'altra \6,3S. Un proiettile della prima -\ attraversa il corpo di Salvaiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiimiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiihiiii toro dal basso all'alto, gli spappola il fegato, finisce nella settima costola: gli hanno sparato allo spalle. Poi il calabrese dev'essersi voltato verso i nomici alzando a difesa un braccio, che una seconda pallottola gli attraversa per incastrarsi poi nella tempia sinistra. Ancora altri due colpi che vanno a vuoto. E, cosa impressionante, nessuno accorre, tutti scompaiono, non più un'anima nella zona sino ad un attimo prima in piena festa per l'anno nuovo. Nella piazza deserta, adorna di un grande albero di Natale illuminato, il calabrese non stramazza, avanza barcollando fino al bar Romano dove, spaccando un vetro, spalanca la porta ed entra invocando aiuto: ma il bar è vuoto, tutti gli avventori sono fuggiti da un'uscita secondaria, uno senza una gamba che non ha fatto a tempo si nasconde sotto un tavolo e non tira il fiato. Mugolando di dolore, a tentoni, inginocchianflosi, rialzandosi, lasciando una traccia di sangue sulla strada, l'uomo ferito a morte ha la forza prodigiosa di trascinarsi da solo per ' trecentocinquanta metri sino alla porta dell'ospedale dove finalmente s'abbatte. Ma ancora per mezz'ora, mentre il dottor Zaccagna tenta l'impossibile con una trasfusione di sangue, il calabrese maledice ed invoca vendetta sino all'ultimo anelito di vita. Cosa abbia detto, quali indicazioni abbia dato, le autorità di polizia naturalmente non rivelano. Le indagini —• dirette dal capitano dei carabinieri Murra e dal maresciallo Biglino — cominciano subito, difficilissime: nessuno aveva portato aiuto al ferito, nessuno ha visto o sentito niente. Veìtuono fermati colorò òhe avevano brindato con Salvatore al caffè Garibaldi, mdmdlslfmlscfmhvlftntpvmsgbdtS ma ci vogliono trentasei ore d'interrogatorio per fare ammettere al Ciccia e all'Andreacchio che non sono stati loro gli ultimi ad intrattenersi con l'ucciso, cho l'avevano lasciato con altri due, con t fratelli Grimi. Si rimettono in libertà i fermati, si cercano i due fratelli: nessuna traccia, sino a stasera almeno. Intanto le ricerche si allargano ai posti di frontiera con la Francia (il maggiore dei Grimi, Vincenzo, ha il passaporto) e alla provincia di Reggio. Questa loro latitanza equivale a una confessione ? E la tragica sparatoria ha concluso una lite o non è stata invece preordinata f Nonostante l'omertà e la paura i carabinieri sono convinti di poter chiarire rapidamente la vicenda: ed è la stessa segreta speranza della grande maggioranza dei calabresi della .Kiniera, stanchi della violenza di pochi che tutti infanga. H titolare del bar Romano, nel cui locale Timpano, colpito a morte, in cerca di aiuto entrato il (Telefoto) Giovanni Giovannini Salvatore Timpano (Telefoto)