Liberali e radicali nei due convegni a Roma

Liberali e radicali nei due convegni a RomaLiberali e radicali nei due convegni a Roma Malagodi ha concluso i lavori del congresso del PIA: la "linea» %pÌfà*\ dell'attuale segreteria ap~ ata a grande maggioranza ~ VMérventòéà^ L'on,, provata a grande maggioranza - cale hanno,parlato Viìlabruna, Cattaui, Paggi e CarandM; verso un "patto di unità d'azione,, col PRI? Roma, lunedi mattina. Malagodi ha vinto con- taciuta il congresso del P.L.I. che, all'alba di stamane, ha approvato a grandissima maggioranza la sua politica. Non era una vittoria dubbia: la maggior parte dei congressisti si era già pronunciata nelle assemblee provinciali per la « linea» dell'attuale segreteria e la secessione — con conseguente formazione, del nuovo partito radicale — ha consigliato anche i dissenzienti a sfumare o tacere del tutto i loro motivi di dissenso. Là destra è rimasta soddisfatta dell'uscita dei suoi vecchi avversari, che le ha consentito di acquistare maggior peso nella politica e negli organi direttivi del partito. Gli esponenti del centro che non ha solidarizzato con l'atteggiamento di VUlabruna sono restati paghi che Malagodi sia rimasto ancorato alle loro direttrici programmatiche e abbia confermato la sua fiducia nella coalizione quadripartitica. Mai come in questa" occasione, quindi, le circostanze erano favorevoli per una affermazione unitaria. Le sole' divergenze che si sono manifestate nel corso di tali interventi hanno riguardato l'apprezzamento da dare al gesto dei secessionisti e la tattica da usare per là migliore applicazione della linea politica tracciata dal segretàrio del partito. Anche gli interventi dell'ultima giornata non si sono discostati sostanzialmente da questi binari. I congressisti di destra sono stati i più, aspri nella polemica contro Villabruna, Carandini, Paggi, Pan¬ nunzio e gli altri ex-amici < radicali: ma hanno anche ammesso chiaramente di essere molto lieti che le cose siano finite cosi, poiché al di là dei vàri contrasti di gusto e di temperamento, essi vedono nella rottura la espressione di un radicato e inconciliabile dissidio politico di fondo. I congressisti del centro -*> molti di loro avevano fatto parte degli « Amici del Mondo » ed erano vicinissimi alla loro posizione politica — hanno cercato di salvare le principali istanze difese dai secessionisti nel proposito di dimostrare che U P.L.I. non è ri¬ masto « mutilato » dalla scissione e si mantiene sulta sua vecchia impostazione politica. Ma proprio per questi). hanno voluto accentuare gli aspetti personalistici della polemica e sottolineare la « questione 'morale» che li ha divisi dai radicali: questi — secondo i centristi rimasti nel PJj.I..— avrebbero condotto la battaglia contro Malagodi con armipolemiche ch'essi non potevano accettare. I più indicativi fra gli interventi di' questo tipo sono stati certo quelli di Gocoo-Ortu e dei ministri Martino e Cortese. Cocco-Ortu è uno dei più giovani e popolari esponenti del suo partito. Il suo intervento è stato ascoltato con viva attenzione, applaudito con entusiasmo. Egli ' ha fatto una difesa di Malagodi appassionata e senza riserve respingendo tutte le accuse di « destrismo » che gli erano:, state rivolte, escludendo addirittura òhe : nelle ■ presenti condizioni politiche- del paese abbia un senso parlare di « destra » di « centro » ' di « sinistra ». La partecipazione al governo ha trovato del resto appassionati sostenitori Martino e Cortese che vi hanno tratto le più convincenti argomentarlo- ni per difendere la posizione centrista del partito dall'accusa di secessionismo. Il Ministro degli Esteri ha ammesso la gravità della situazione in cui la formazione del nuovo partito ha posto il P.L.I. ma — ha soggiunto — «un attento . esame di coscienza conduce alla conclusione che il P.L.I. non si è allontanato dalla sua linea tradizionale. La confutazione che l'on. Malagodi ha fatto delle accuse generiche mosse alla sua azione è ineccepibile ». La collaborazione con le forze laiche — ha spiegato Martino — è stata perseguita con la formazione del governo Sceiba come con quella del governo Segni, la laicità della scuola non ha perso certo dei difensori con la sostituzione di un socialdemocratico a un liberale alla direzione della Pubblica Istruzione; in compenso questo passaggio ha consentito che a un liberale venisse affidata la direzione della politica estera. Anche Cortese ha unito nel suo intervento le precisazioni di carattere interno e quelle relative alla politica del suo Ministero. Ha polemizzato con il suo predecessore VUlabruna, rilevando che da quando è all'Industria non ha mai avuto pressioni di alcun genere da parte della Confindustria, e chiedendo al leader radicale perchè non le ha denunziate se ne aveva avute. Il ministro ha fatto guindi una brillante difesa degli emendamenti alla legge petrolifera recentemente presentati al Parlamento, e degli obiettivi di contemperamento tra la industria statale e quella privata che essi perseguono. Con un congresso cosi facile il segretario del partito ha potuto sbrigare agevolmente e rapidamente il compito di replicare ai vari interventi. Dei secessionisti ha parlato freddamente, come di « soci » che hanno ritenuto opportuno dare le dimissioni, e, senza mettervi quasi nulla di suo, si è limitato a riprendere le argomentazioni polemiche già addotte dagli esponenti centristi. Ha sostenuto che con una situazione cosi chiarificata anche le intransigenze della destra interna sono desMate a smussarsi; ha promesso nuove provvidenze di carattere orga nizzativo. A mezzanotte si sono iniziate le votazioni della mozione unitaria preparata dal presidente De Caro, che, come si è detto, è risultata approvata a grandissima maggioranza. e. f.

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