Per i giovani dieci con lode di Vittorio Varale

Per i giovani dieci con lode MENTRE GImI ASSI MANNO BEImVSO Per i giovani dieci con lode Milano, lunedì mattina. Anticonformisti e di spirito libero e indipendente come siamo, non ci passa neanche per l'anticamera del cervello di cominciare questa nostra corrispondenza sul J,9° Oiro di Lombardia non dico col tentativo di giustificare la grave sconfitta patita dagli Assi, ma neppure di occuparcene per prima cosa — come fosse d'obbligo di occuparsi, d'abord e sempre, in ogni occasione, anche quando sono regolarmente e clamorosamente battuti, dei signori Coppi, Magni, Bobet, Ockers ed altri che nella persuasione e nelle previsioni dei più (ma non nostre) parevano destinati ad essere gli attori brillantissimi, ed insostituibili, dell'ultima grande corsa dell'anno. Che i nominati, e un mucchio d'altri anche di una certa fama, siano giunti al Vigorclli preceduti di un minuto circa da un pugno di animosi che a varie riprese li avevano distaccati lungo il percorso, facendo il lóro ingresso nel recinto'quando già i nove uomini dell'avanguardia avevano finito la volata — proprio non mi sembra tanto importante fino al punto di dover spiegare per quale ragione nessuno dei « favoriti » della vigilia facesse parte del gruppetto di testa prima ancora di aver detto chi ha vinto la corsa, e come l'ha vinta, ed avergli fatto, con tutta sincerità, le congratulazioni che merita. Il nome che campeggia su tutt' intera ■ l'intestazione di questa pagina, già ha annunciato che la vittoria è stata riportata dal giovane veneto Cleto Màule, che fa parte della squadra della Torpado con Defilippis Moser Conterno ed altri — il quale, guarda combinazione, è lo stesso che ai primi del marzo scorso aveva vinto la corsa d'apertura della stagione, giusto la nostra Milano-Torino scappando con Moser a una quarantina dì chilometri dall'arrivo, e aven¬ do la meglio sul suo coéquipler e conterraneo. Ma non basta quest'accenno retrospettivo, e nemmeno rilevare che essendo egli al suo primo anno di professionismo la sua vittoria in una corsa classica internazionale assume un non trascurabile significato — per completare la sua presentazione. Per convincersi ch'egli — eccezion fatta per Conterno per le ragioni che poi dirò —, è stato il miglior uomo in corsa, e il più risoluto ed energico a levarsi da una si- tastone riuscita fatale a tutti gli Assi di grande e di media grandezza, basterà rievocare brevemente i due momenti, voglio dire le due fasi della corsa, che gli hanno valso la vittoria. Dopo una corsa senza emozioni, una corsa terribilmente uguale al trattamento d'una pratica svolta da un gruppo di burocrati, Màule era arrivato iti vetta al Ohisallo a un minuto abbondante dal primo — ch'era il suo compagno di squadra Conterno. Questi, era il superstite d'una selezione piuttosto pigra e svogliata svoltasi nel primi 150 chilometri di corsa, ravvivatasi soltanto al piede del classico ostacolo montagnoso. Uno alla volta, i ventidue corridori che facevano parte di qtiesta grossa pattuglia dovettero cedere di fronte all'of- fensiva del torinese, ti gruppo, che in quél momento seguiva a poco più di un minuto, non entrò minimamente nella faccenda — ad onta di un disperato, ma tardivo tentativo di Deftlippis lungo il lago di Lecco di piantar la compagnia e correre avanti per cercare anche lui la sua chance nella fase presumibilmente decisiva della corsa. Fin dalle prime svolte della salita, Conterno prese il comando, e uno alla volta, dico, li liquidò dapprima, in mucchio i francesi Bernard Gauthier, Jean Bobet e Ant. Rollanti, poi Chiarlone, Baffi, Barozzi, Gismondi ed altri — compreso Minardi — che fu uno degli ultimi ad abbassar bandiera di fronte all'attacco di « Penna bianca ». Alla ruota di Conterno, a metà della salita rimasero soltanto tre: il nostro Fornara, il belga Debruyne e il francese Privat — che si difesero fin òhe gli fu possibile, poi, anch'essi cedettero, e lasciarono che l'agile Angioli.no proseguisse da solo verso il culmine. Ma non è della corsa, e dei meriti, del bravo nostro concittadino che adesso voglio parlarvi, quanto di Maule — dal quale, se ricordo bene, avevamo preso le mosse. Lassù, il veneto passò confuso nella lunga fila degli inseguitori che, capeggiati da Coppi, Bobet ed Ockers, accusava un minuto e un secondo dal <x leader » — dietro al quale venivano, diversamente spaziati i già nominati Privat Fornara Debruyne, e il romanino Monti ch'era riuscito a fare ciò ohe non aveva potuto fare Deftlippis, e tanto velocemente ha compiuto la salita, da battere il record che già gli apparteneva. Bene: fu nella discesa dal Ghisallo, e poi net pochi chilometri di pianura dove essa termina per portarsi sulle soonde del malinconico lago di Segrino, che Màule mise le fondamenta della sua felice giornata. Mentre gli illustrissimi assi di cui si parlava indugiavano per calcolo, o per ignavia, o per reale impossibilità a seguirlo, Màule li piantava tutti quanti, riusciva a portarsi sul quartetto di avanguardia, unendosi al suo « coéquipier », a Fornara, è ai due stranieri in una vertiginosa fuga — nella quale ognuno gettava tutte le sue forze. Mancavano, da quél punto, J)6 chilometri all'arrivo. E il gruppo degl'inseguitori, che contava una cinquantina di uomini almeno, pur trovandosi in ritardo di 400-500 metri da essi, per le ragioni già accennate non soltanto non riuscì a colmare lo scarto, ma lasciò che aumentasse. Una volta con tanta risolutezza conquistato il suo posto nell'avanguardia, e cooperato con generoso dispendio1 di energie a conservare il lieve vantaggio di un minuto circa nell'ultima ora di corsa, per Màule si trattava, se voleva vincere, di battere in volata quelli del suo gruppetto (e gli altri cinque che li ripresero alle porte di Milano) che vantano doti di velocisti — e che sulla pista del VigoreUi avrebbero potuto 'avere la meglio su lui. Indubbiamente, i più rapidi della ridotta compagnia che si avvicinava al traguardo, erano Debruyne — vincitore appunto in volata di tappe del Tour e di circuiti nel suo Paese —, e il suo compagno di squadra Conterno. Ma questi, poco prima dell'entrata al velodromo ebbe uno scarto, e perdette la buona posizione, finendo verso la coda del gruppo. Rimaneva il belga che pur s'era piazzato benissimo, tergo dietro Barozzi ed Aureggi al momento che suonava la campana. Fu nei 15 secondi, forse me. no, che durò la volata dalla uscita della penultima curva fino al traguardo, che Màule completò U suo capolavoro della giornata — dimostrandosi, anche nell'episodio conclusivo détta corsa, il più accorto, il più deciso e, naturalmente, il più veloce. Partì al largo, superò il belga sul rettilineo opposto, per un po' lo tenne lì « chiuso » dietro Barozzi ed Aureggi che stavano mollando, poi se ne andò via appiattito sul manubrio senza più alzar la testa se non a venti metri dalla striscia bianca — che tagliava vincitore. Contro la piattezza, o chiamiamola indifferente o delusiva o semplicemente inferiore come rendimento fisico, della corsa degli Assi che per óltre 150 chilometri rimasero a poco più di un minuto dalla pattuglia formatasi sul Brmzio e proseguì fino all'arrivo attraverso la selezione e le varianti già dette — stanno dunque, a conclusione di questo strano ma, almeno per noi, non. tanto imprevisto epilogo del Giro di Lombardia, alcuni fatti principali. Eccoti: 1) La risolutezza con la quale i corridori di « secondo pianò S hanno attaccato i « grandi» sin dal principio — e fra , essi contiamo indifferentemente italiani e stranieri col risultato di infliggergli una sconfitta delle più umilianti; 8) La betta prova data da Conterno che, partecipante fin dal mattino ai primi, seppur vani, tentativi di sgretolamento del gruppone, al momento buono (cioè a metà corsa) seppe venirsene via, fino a compiere sul Ghisallo l'impresa già descritta — che lo mette, arrivo a dire, sullo stesse piano di merito del vincitore, con questi nettamente al di sopra di ogni altro corridore ieri sulle strade lombarde; S) La conferma, e potrei specificare la rivelazione; del reale valore di quest'altro giovane, che unendosi agli altri che già conosciamo della sua generazione — e che ieri non poterono per vari motivi brillare —, giustamente impersona la certezza che i ranghi dei campioni si stanno rinnovando, fra la soddisfazione generale che, già a partire da oggi, non può non tenere calcolo che il record della corsa è stato battuto. Ecco perchè, a conclusione del discorso, la brutta figura ]<*tta in blocco dagli Assi non soltanto non ci addolora, ma la troviamo logica e naturale — ogni volta, ter l'altro a Frascati, ieri in Lombardia —,cheun pugna di animosi li sfida senza aver paura nè della « gloria » che li circonda nè dei milioni che posseggono. Vittorio Varale La volata che ha concluso la quarantanoveslma edizione del Giro di Lombardia

Luoghi citati: Frascati, Lecco, Lombardia, Milano, Torino