Atlanta è la roccaforte della lotta contro i negri di Gino Tomajuoli

Atlanta è la roccaforte della lotta contro i negri LA SEPARAZIONE DELLE BAZZE NEL SUD AMERICANO Atlanta è la roccaforte della lotta contro i negri Il conflitto appare grave perchè ttitt'e eoe le parti ne accettano l'inevitabilità - L'Università per genti di colore e l'atteggiamento degli "intellettuali,, negri - Costoro hanno ormai superato il complesso di inferiorità - La reazione dei bianchi, sempre piò ansiosi e irritati» alle iniziative dei liberali del Nord e del Governo centrale • Per ora meno di 3000 negri su oltre due milioni votano nello Stato di Georgia (Dal nostro inviato speciale) Atlanta, dicembre. Segnali d'allarme si alzano su tutto il Sud americano, come su una spiaggia i giorni di mare grosso. < Andrà a finire peggio, prima che vada meglio », minaccia con un titolo ad otto colonne un grande quotidiano della Georgia. « Liberi e vittoriosi nel sessantatrè », risponde in tono di sfida la <Associazione per il Progresso delle Popolazioni di colore », volendo dire che nel centennale della proclamazione per l'emancipazione, » dieci milioni di negri che vivono in regime di segregazione negli Stati del Sud avranno conquistata la piena eguaglianza di diritti civili con i bianchi. Nè ora, nè mai... < Una spaventosa barriera razziale viene ora alzata nel Sud », scrive un'autorità federale a conclusione di una inchiesta sugli incidenti, spesso sanguinosi, fra bianchi e negri, incidenti che rimangono sistematicamente impuniti quando i colpevoli sono bianchi, « Ambedue le parti in lotta concordano nel giudizio che quella che si prepara sarà una battaglia senza quartiere », dice l'inquisitore. « Ambedue escludono la volontà, e addirittura la possibilità, di un compromesso ». Lo stesso governatore del Mississippi^ Hugh White, si fa campione dell'intransigenza bianca: « Avverto il Governo Federale e le Associazioni negre che si sono mes¬ si per una strada che non riusciranno mai a finire: la integrazione degli scolari negri nelle scolaresche bianche è e sarà sempre fuori questione. Non vi sarà integrazione mai. Nè ora, nè fra un anno, nè fra cento anni,, nè fra mille anni. Noi difenderemo, costi quel che costi, la tradizione della superiorità della razza anglosassone nel vecchio Sud ». Sono parole gravi. Più grave ancora è ch'esse sono accettate come incontestabile dato di fatto da un'aggressiva minoranza bianca e che una non più passiva minoranza negra se ne serve come pretesto per reagire,-^con violenze e aggressioni contro i bianchi. Il conflitto diviene seri" proprio perchè da una parte e dall'altra, sembra, se ne accetta l'inevitabilità. Ma l'apparenza è più drammatica della realtà. Se ne ha una prova qui ad Atlanta. Com'è oggi, la città non conserva alcuna traccia di quell'altera signorilità ch'ebbe forse prima della guerra civile quando, secondo la descrizione che ne ha fatta la Mitchell in Via col vento, era 'fa residenza raffinata di autoritari piantatori, proprietari di schiavi. Non vi si nota nulla che la distingua dalle solite imperso- I nati, sanitarie, efficienti, deprimenti cittadine americane di media grandezza. Non si distingue nemmeno dalle altre città del- Sud: come dappertutto, anche ad Atlanta la separazione fra bianchi e negri è rigida, accettata da tutti, regolata da leggi non scritte. Le due razze non si mescolano, coesistono una sopra dell'altra, come olio e acqua in una ampolla. Per descriverla sono sufficienti le statistiche che nelle guide americane tengono luogo della descrizione dei monumenti: tanti abitanti, tanta superficie costruita, tanto consumo d'acqua e d'energia elettrica, tanto movimento d'affari. Qui è stata <creata», si aggiunge solo con orgoglio puritanistieo, la Coca-Cola, e da uno dei maggiori edifici della ditta si amministra infatti s,uq.^nafoaplicp;. im. pero mondiale. ,-^- ;Ncssuno, però, amenità a I l e i a i n a e n l e , e e l o i o i è a, i l e i e e l a e e i a due caratteristiche che la distinguono da ogni altra città, anche nel Sud, anche ora che la tensione razziale è divenuta più seria: è la roccaforte della discrimina' zione assoluta, dell'attuale ' regime di < eguali ina separate » istituzioni per bianchi e negri, è la capitale del pregiudizio razziale e religioso elevato a sistema. Ma è anche la sede della Atlanta University, una delle poche grandi U7iivcrsità per negri degli Stati Uniti. E, occorre aggiungere subito, è uno dei centri della politica neg'ra di moderazione. Questa contraddizione sintetizza il drammatico dilemma che divide gli animi di bianchi e di negri nei confronti del problema della integrazione assoluta. N'ebbi la 'nferma da due episodi, noL i nella stessa strada ove ha sede la università. Davanti alla chiesa d'una delle maggiori sètte protestanti uno striscione rosso invito t fedeli a solennizzare il Natale unendosi per « la difesa dei principii, della fede, della cultura, della tradizione anglosassone ». Chiesi chi le minacciasse. « Quei seccatori di benintenzionati del Nord », mi si rispose. L'appello era diretto a convincere la popolazione ad appoggiare il movimento per eludere la sentenza della Corte Suprema che rende obbligatoria l'integrazione dei due separati sistemi scolastici, dichiarando abolite le scuole pubbliche (e le leggi federali per l'istruzione elementare obbligatoria) e istituendo al loro posto scuole private, finanziate dai singoli Comuni. Chiesi se, in realtà, quegli Oippelli non fossero diretti contro i negri. « No — mi si rispose —, ma se mostreremo ai niggers (nigger è espressione spregiativa, nel Sud) che noi non tolleriamo che il Governo degli Stati Uniti ci imponga le sue leggi socialiste, li convinceremo anche a non montarsi la testa, ad accettare la situazione attuale ». Studenti e poliziotti Poco lontano, nella stessa strada, la scena cambiava, Nei dintorni dell'Università la strada formicolava di giovani negri. Poliziotti bianchi (nessun negro può aspirare a quell'ufficio in Georgia, nemmenonei distretti esclusivamente abitati da negri) regolavano il traffico. Studenti e studentesse, fermati dai semafori agli incroci, salutavano amichevolmente i poliziotti, gli facevano gli auguri per l'anno nuovo. I poliziotti rispondevano scherzando. Mi accompagnava un giovane negro, professore di psicologia e redattore d'uno dei mensili politici negri più influenti. Gli dissi che, volendo giudicare da quelle scene, si sarebbe detto che sebbene tutto fosse concepito, in Georgia, in funzione di ineguaglianza, i giovani intellettuali negri non fossero inclini a mostrare animosità verso i bianchi. « Solo una minoranza costituita quasi interamente da elementi incolti lo fa — rispose. — Guai però a giudicare dalle apparenze — toggiunse. — La gioventù negra d'oggi continua, come noi insegniamo, a credere più in .Gandhi che in Marx. Ma risente con una acutezza sempre più penosa proprio le forme esterne della segregazione. Ciò accade perchè gl'intellettuali ed i professionisti negri hanno ormai superato il complesso d'inferiorità intellettuale nei confronti dei bianchi: i nostri professori, i no-*-* stri professionisti e uomini d'affari, capaci e rispettabili quanto i loro, hanno distrutto l'assunto fondamentale dei bianchi: che la razza negra è costituzionalmente inferiore alla caucasica. Si è dimostrato che dando ai negri istruzione di prim'ordine e responsabilità, essi non riescono peggio dei bianchi, come individui e come collettività. Per questo il complesso d'inferiorità va scomparendo. « Ma ora si profila un altro atteggiamento, fra la minoranza dei negri colti: soìio sempre più tolleranti e affabili con i bianchi delle categorie meno educate della propria, ma sono sempre più insofferenti nei confronti degli intellettuali bianchi ». Professore nell'imbarazzo Mi citò, per confermare questo stato d'animo nuovo, un piccolo incidente accaduto pochi giorni prima. Un professore bianco collabora da tempo con un collega negro ad una ricerca scientifica iniziata e condotta dall' Università segregata. All'interno dell'edificio i due professori si salutavano usando, reciprocamente, i titoli accademici. Incontratisi per istrada, il negro continuò a rivolgersi al bianco chiamandolo professore. Il bian¬ co, non potendo in presenza di testimoni ammettere nemmeno quell'eguaglianza di fatto, preferì salutarlo chiamandolo per nome di battesimo, cosa mai fatta prima e cioè nella forma di quella condiscendente bonomia con cui i bianchi del Sud trattano sempre i negri. Da quel momento, gli studenti negri salutano il professore bianco chiamandolo, con suo grande imbarazzo, con il nome di battesimo. Due anni fa, nessun giovane negro di Atlanta avrebbe osato tanto. Là reazione dei bianchi a quanti incidenti può sembrare eccessiva. E' una reazione visibilmente dominata dalla irrazionalità e dall'angoscia di dover combattere ormai una battaglia senza speranza contro le forze coalizzate dei liberali del Nord e del Governo, e contro le sempre meno abuliche e rassegnate masse negre. E' una paura che determina in loro un modo di pensare nebuloso e contraddittorio: vorrebbero perpetuare il sìsteìna di « separazione nell'eguaglianza » sebbene, come la Atlanta University conferma, esso ha creato quella élite negra che vuole l'eguaglianza assoluta e servendosi esclusivainente dei mezzi legali messi a sua disposizione proprio dai bianchi. E vorrebbero, nello stesso tempo, che i negri elevati ed istruiti incautamente dai bianchi, si rassegnassero ora a non pretendere ■ anche l'eguaglianza di diritti politici. Meno di tremila negri, su oltre due milioni, votano oggi nello Stato di Georgia. <Non dovranno essere di più fra dieci anni», dichiara l'araldo della supremazi- bianca. Ed anche allora, come ora, nessun elettore negro dovrà poter eleggere un candidato della sua razza. Gino Tomajuoli

Persone citate: Gandhi, Hugh White, Marx