Mendès-France ha riacceso la passione politica francese di Nicola Adelfi

Mendès-France ha riacceso la passione politica francese Combattuto con e guai vigore dai comunisti e dalle destre Mendès-France ha riacceso la passione politica francese Soprattutto i giovani sono usciti dall'apatia e dall'indifferenza Il nuovo, clamoroso protagonista ha fatto irruzione nell'immobilismo ideologico del comunismo e degli anti-comunisti, ed ha riattivato il gusto della discussione e della battaglia ■ Lo scrittore Maurlac, devoto alla Chiesa Romana, invita i cattolici a, votare per i laici e per una maggiore giustizia sociale (Dal nostro inviato speciale) Parigi, dicembre. La novità più importante sulla " scena elettorale francese è la scomparsa dei comunisti dai primi posti. Intendiamoci, il parLito comunista avrà quasi tutti i cinque milioni di voti che ottenne nel 1951, la divisione nel campo anticomunista aumenterà il numero dei suoi deputati; ma l'attenzione popolare è altrove. I due poli della nuova situazione sono Faure e MendèsFrance. Rappresentano rispettivamente la destra e la sinistra, e i comunisti stanno a guardare. E' un mutamento salutare, l'irruzione di Mendès-France sulla ribalta della Francia significa la fine dell'immobilismo ideologico. Fino a un anno fa, il duello era fra comunisti e anticomunisti: ognuno stava fermo sulle sue Dosizioni, in nome dell'anticomunismo trionfavano le destre, i ricchi diventavano sempre più ricchi e potenti, i poveri erano sempre più confinati ai margini della società, le loro —ìirazioni a una maggiore "iustizia sociale venivano puntualmente deluse; e intanto l'impero francese cadeva in rovina. La monotonia dello spettacolo, attori che da destra e da sinistra non facevano che ripetere le stèsse cose da dieci anni in qua, aveva provocato nel pubblico francese prima un sènso di stanchezza, e poi di scetticismo; col risultato che ad ogni nuova elezione aumentava il numero deCTli astenuti; dei cittadini che invece di andare a votare preferivano restarsene a casa o andare alla pesca. Questo deterioramento dell'interesse politico era reso più grave dall'indifferenza dei giovani. Nei primi anni della ritrovata libertà, i giovani, che spesso avevano combattuto nelle file della Resistenza, si misero anima e corpo nella politica; molti con De Gaulle, noltissimi con i comunisti. Oggi a De Gaulle nessuno pensa più in termini politici; nuanto ai comunisti, i giovani sentono che hanno idee vecchie, stantie, rigidamente catalogata e fisse, dove sono altrettanti peccati il giudizio indipendente, l'estro, il non conformismo, il desiderio d'una boccata d'aria fresca Se voi guardate MendèsFrance, notate subito il naso camuso, si direbbe da boxeur. Gli diventò così una trentina di anni fa, per via di un nugno che eli sferrò un camelot du roì. Mendès trance era allora studente alla Sorbonne, e trent'anni fa in tutto il Boulevard Saint Michel e dintorni i giovani seguivano fanaticamente Maurras e la sua Action Francasse: se uno studente non aveva idee monarchiche, lo picchiavano malamente. Oggi sullo stesso boulevard, botte a parte, voi osservate una notevole uniformità di idee politiche; la maggior parte degli studenti entrano alla Sorbonne 0 sostano nei caffè con una copia de L'Express, il gior naie dei mendesiani. Alle riunioni dei radicali di sinistra i giovani sono siesso la maggioranza, e auando commandos di Poujade dai giubboni di cuoio assalgo no un comizio radicale trovano spesso pane per i lo ro denti. E' diffìcile dire ^a dove Mendès-France trae il suo prestigio, perchè è così ascoltato dai francesi, per che ha tanti amici e ancor più nemici. Le sue idee sono certamente moderne, avanzate: difendere la libertà e nello stesso tempo mandare avanti il progres so sociale, uccidere i privi legi e fare in modo che : poveri, i lavoratori, abbiano una fetta più larga della ricchezza nazionale, infine aumentare la ricchezza del Paese rammodernando l'economia francese, i processi di produzione e di distribuzione. Eppure, non c'è alcuna novità in questo programma: da anni e dappertutto ne sentiamo parlare dai terzaforzisti, ma in nessun Paese la terza forza è mai riuscita finora a raccogliere grandi masse di cittadini, a rivoluzionare gli schemi abituali della lotta poi tica. E allora? Io credo che buona parte del successo debba attribuirsi ai lati meno belli, meno f di Mendès-France: intendo il suo gusto per un'oratoria che si direbbe derivata direttamente dalle pagine niù gre-* vi di Michelet, la sua preferenza per i gesti teatrali, spettacolari, certe sue manifestazioni dittatoriali, alla Robespierre, nell'interno del partito, come di recente 1 processi lampo e le espulsioni dai quadri radicali di Faure, René :iayer, Martinaud-Deplat, Lafay e diversi altri ministri e deputati. Nel novero di queste capacità esteriori di MendèsFrance bisogna anc'"3 mettere quella di sintetizzare i concetti in poche r.\role facilmente ritenibili; cioè, il suo genio per lo slogan. E' allóra un demagogo, ouesto Mendès-France? E' diffìcile giudicarlo tale, quando si ricordano la sua riluttanza ai compromessi, il suo coraggio di fronte all'impopolarità di certe decisioni, il fatto che non ha mai promesso cose che sapeva di non poter mantenere. Qualunque sia il giudizio e la spiegazione che si possa dare del successo di Mendès-France, si ammette da tutti ch'egli ha smosso le acque. Tocqueville diceva che peggiore della dittatura è l'indifferenza politica dei cittadini; ebbene, oggi i francesi stanno uscendo fuori dallo stagno dell'apatia, dalla sfiducia nella democrazia, dallo scetticismo antiparlamentare. Al centro della situazione nuova sta Mendès-France; contro di lui combattono con eguale violenza i comunisti e le destre, da Poujade a, Pinay, a Faure. E per simpatia o per antipatia verso l'irrequieto, clamoroso protagonista, i francesi per la prima volta da dieci anni a questa parte prendono parte attiva, si appassionano alle vicende politiche del loro Paese. Per misurare il cambiamento profondo avvenuto nel giro di poche settimane nell'opinione pubblica, eccovi alcuni dati e fatti. Quando ci furono i funerali della consorte del Presidente della Repubblica, signora Coly, i settimanali illustrati francesi vendettero solo a Parigi 200 mila copie in più. Qualche giorno dopo, quando Faure, ripetendo un gesto mai compiuto in Francia da 79 anni in qua, sciolse l'Assemblea Nazionale, i giornali non vendettero nemmeno una copia di più del solito. Tuttavia nei giorni successivi, man mano che la gente capì che ci sarebbero state nuove elezioni, la tiratura dei giornali fece un gran salto in avanti; il mendesiano L'Express da poche decine di migliaia di copie salì rapidamente a 170 mila copie. E ci fu l'assedio ai 40 mila municipi della Francia da parte dei cittadini che intendevano iscri' versi nelle liste elettorali; I municipi ùi Parigi sono 81, e si videro code di cittadini per diversi giorni e in tutte le ore del giorno; non si era mai visto niente di si mile dal novembre 1939, il mese in cui apparve l'ordinanza che ingiungeva ai francesi di ritirare presso municipi le maschere antigas gratuite e obbligatorie. I nuovi iscritti sono un milione e 200 mila; più che il numero, è significativa la loro tenacia alle porte dei municipi, sotto il gran freddo di dicembre. Così anche l'Istituto francese di opinione pubblica (I.F.O.P.) ha condotto un'inchiesta nazionale per prevedere quan ti francesi voteranno il 2 gennaio. Ecco i risultati percentuali: 88, sì, voteranno; 5, no; 6, indecisi; 1, senza risposta. Sono cifre notevoli, dal momento che nelle elezioni francesi il numero degli astenuti è stato sinpra sempre alto, dal 20 al 30 per cento. Dicono ì mendesiani « Più alto è il numero dei votanti, più sicuro è il no stro successo ». Pensano infatti che i cittadini, se hanno deciso di recarsi alle ur ne, lo fanno perchè voglio no liberarsi della vecchia classe politica, rimettere in piedi la Francia e avviarla per strade nuove. Se tuttavia vi accostate ai quartieri di Pinay e di Faure, udite altri e diversi ragionamenti. Vi dicono là che il francese medio ha paura dell' enigma rappresentato da Mendès-France: oggi si è alleato con i socialisti, ma nessuno può escludere che domani non si unisca ai comunisti, non passi dall'attuale Fronte Repubblicano al Fronte Popolare. Vi aggiungono che, in ricordo di quel che avvenne in Cecoslovacchia, molti oggi chiamano il leader radicale « il nostro Benes France ». Può darsi che abbiano ragione gli uni e gli altri, nel senso che l'aggressività dei mendesiani stia provocando la reazione degli avversari di Mendès-France. Tuttavia vi sono diversi altri elementi che spiegano l'improvviso appassionarsi dei francesi alla politica, il crescente calore della lotta elettorale. C'è, per esempio, il poujadismo, questo scoppio di collere popolane, questa vasta rivolta contro la politica, il Parlamento, l'idea stessa dello Stato. C'è poi la polemica fra Mauriac e la stampa cattolica: dice lo scrittore devoto alla Chiesa romana che i cattolici hanno il dovere di votare per i laici quando difendono gli interessi del popolo e di votare contro i clericali quando, come in Francia, sono ài servizio dei signori. E' una polemica che ha destato in tutta la Francia profonde crisi di coscienza, ha provocato rea- zioni da parte de L'Osservatore romano e infine l'intervento di cardinali e vescovi francesi. Ma soprattutto- i francesi sentono che il momento è alto e solenne. Hanno una dura guerra nell'Africa Settentrionale, il franco continua a perdere valore, i Governi vanno e vengono al ritmo di due l'anno, il problema della casa è diventato acutissimo, provoca quotidiane tragedie, la vecchia classe dirigente infine si mostra inadeguata a risolvere gli urgenti quesiti posti perentoriamente dai tempi moderni. Perciò i francesi si sono iscritti alle liste elettorali, sono assidui ai comizi, non chiudono la televisione quando un leader politico appare sullo schermo per spiegare il programma del suo Partito. Tutti i rapporti dei prefetti al ministero dell'Interno, sono concordi: i francesi il 2 gennaio andranno alle urne. Sapranno tuttavia eleggere un Parlamento nuovo, per una nuova politica? Nicola Adelfi