Il reduce dalla Cina rievoca gli anni della dura prigionia

Il reduce dalla Cina rievoca gli anni della dura prigionia Il reduce dalla Cina rievoca gli anni della dura prigionia L'abbraccio ai figli che non vedeva da 20 anni - Scriverà un libro di memorie, ma in inglese, perchè ha dimenticato la lingua madre lllllllllllllllllllllllIIIIIIIIIlllllIllllilllllllMIIIIIIII(Dal nostro corrispondente) Genova, 22 dicembre. Nella casa del figlio alla Certosa, un quartiere nel sobborghi della città, Quirino Vittorio Gerii, reduce dalla prigionia in Cina, ci ha raccontato stamane, poche ore dopo il suo arrivo con la motonave « Vittoria^, le peripezie di cui è stato protagonista. Quirino Vittorio Gerii era partito dall'Italia nel 1921, all'età di 36 anni. Ufficiale d'aviazione in servizio all'aeroporto di Centocelle, aveva improvvisamente deciso di abbandonare la carriera per trasferirsi in Cina su invito di quel Governo. A Pechino frequentò l'università doganale e percorse poi tutti i gradini fino ad essere nominato, nel 1938, direttore della dogana Internazionale cinese. Sotto la occupazione nipponica, nel 1940, dovette abbandonare la carica e cominciarono gli anni difficili. I suoi due figli, Alceo e Quirnio, per fortuna erano già rimpatriati. Durante la guerra e anche successivamente, 11 Gerii impiega i risparmi in una società di materiali edili. Non sono più i tempi floridi di una volta, con gli stipendi abbondantissimi, ma egli riesce comunque a rimanere a galla. Il Gerii e sua moglie, che aveva voluto essergli accanto, chiedono nel 1919 di poter rientrare in Italia. Il Governo comu¬ IIIlllllIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII nista concede il visto alla signora ma lo nega «provvisoriamente » all'ex direttore della dogana. « La sera del 27 settembre 1950 la polizia popolare mi arrestò. Fui sorpreso perchè sapevo di non aver commesso nessun reato. Mi dissero che ero accusato di sabotaggio e, addirittura, di aver fatto parte di un'organizzazione che si proponeva un attentato al generale Mao Tse Tung. Dichiarai la mia innocenza e, attribuendo l'arresto a un equivoco, confidai in un immediato chiarimento. Gli interrogatori, invece, si susseguirono sempre più frequenti e massacranti e inutilmente io ripetevo di non saper nulla. « Con me erano state arrestate sei persone, due delle quali miei amici. Il processo, senza avvocati difensori, durò tre mes' 'e fui condannato a sei anni di carcere; 1 miei due amici alla pena capitale. Vidi per l'ultima volta Paolo Riva e Jamagugj, legati con le braccia dietro la schièna. Riva era un importatore, Jamagugi un filologo ». Quirino Vittorio Gerii venne liberato l'il ottobre scorso, dopo aver scontato cinque anni: « Subii crudeli maltrattamenti, ma preferirei non parlarne. Son ancora malato, una forma acuta di avitaminosi mi ha colpito particolarmente agli arti inferiori e le unghie dei piedi sono state corrose dal male. «L'estate scorsa, quasi all'improvviso, il trattamento in carcere divenne meno severo ed allora affiorò in me la speranza di sopravvivere. E' stato detto che mi hanno liberato per l'interedsamento dell'on. Nenni. Forse la mia libertà era già decisa, ma è possibile che l'intervento dell'on. Nenni l'abbia anticipata». Una pausa, poi Gerii riprende: « E' strano, ma una parte di me è rimasta in Cina. Ho lasciato laggiù tanti amici generosi e affettuosi, un popolo che malgrado tutto mi ancora caro e che non dimenticherò mal». Quando ritrae le mani, si Intravedono sui polsi di Gerii le cicatrici delle ferite che egli si produsse tentando due volte, assalito dalla disperazione, di tagliarsi le vene. Il ritorno alla vita del reduce sarà lento e difficile, ma lo conforterà l'affetto della famiglia ritrovata, dei due figli che aveva lasciato bambini venti anni fa e che adesso ha riab- bracciato uomini, con moglie c bambini. Rimarrà in casa del primogenito un paio di giorni e quindi - andrà nella villa del figlio Quirino, a Valle S. Bartolomeo, nei dintorni di Alessandria, dove si dedicherà a scrivere un volume di ricordi. «Lo scriverò in inglese — conclude — perchè ho dimenticato la mia lingua, ma vorrei che fosse pubblicato in Italia. Per il momento non ho accettato le offerte di editori americani. Ho perduto tutto e poi bisognerà che riprenda daccapo a lavorare. A settant'anni la vita, credo, può rico minciare. Un antico proverbio cinese dice che la buona pianta fiorisce sette volte sette» a. m. Quirino Gerii fotografato allo sbarco a Genova (Telef.)

Persone citate: Mao, Nenni, Paolo Riva, Quirino Vittorio Gerii, Riva, Tung