Gli americani non trovano regali abbastanza strani e costosi di Gino Tomajuoli

Gli americani non trovano regali abbastanza strani e costosi UNA PROSPERITÀ' NATALIZIA FORSE SENZA PRECEDENTI Gli americani non trovano regali abbastanza strani e costosi Tutti comprano, e comprano troppo: c'è ormai carestia di merce • Sono di moda diademi di rubini perle e brillanti In vendita a 150.000 dollari Per i ragazzi, orchestrine di suonatori elettronici che eseguiscono qualsiasi musichetta - Per i padri: cinture in oro (a 10 dollari il centimetro) e vesti da camera in cincillà ■ Non si toglie più dal doni l'etichetta del prezzo (Dal nostro corrispondentej New York, dicembre. Sei miliardi di dollari sono ctati spesi nei primi venti giorni di dicembre in regali di Natale. Mai s'era veduta in America una frenesìa spendereccio come questa. Tutti 1 records bop- stati superati, annunciano con orgoglio i giornali. L'americano medio spende quest'anno in regali almeno il triplo che nei migliori anni passati. < Stiamo rincorrendo il toro della prosperità che galoppa furiosamente avanti a noi >, ha sentenziato Livingston, un economista molto ascoltato. « E il pubblico, per quanto faccia, non riesce a spendere tutto il denaro che gli capita in mano ». La corsa agli acquisti era impreveduta da economisti, da esperti, da produttori e dai grandi magazzini. C'è carestia di oggetti per regalo, soprattutto di quelli costosi, delle 111111111 j 11 ( i e < 111 f i ; 1111 '. 111 ; t 11 j i m i ! i ! r i ! ( i s t stravaganze che, negli anni passati, si mettevano in vetrina senza speranza di venderle, solo per attirare il pubblico. Que3t' anno nulla sembra essere abbastanza costoso, abbastanza stravagante per le folle locupletate. Sono di moda i t regalini » di cento dollari l'uno; l'accento è stato decisamente spostato sul fastoso, sul pacchiano, sull'appariscente. Negli anni scorsi regalare un oggettino d'argento da dieci dollari era una stranezza che faceva parlare. Quest'anno — dichiarano i direttori dei grandi magazzini — pare che tutti vogliano inondare i loro amici con regali di trenta, quaranta dollari. Negli anni scorsi i grandi gioiellieri della Fifth Avenue, a New York, allestivano a beneficio dei Windows shopper*, degli acquirenti velleitari, mostre splendide: era impossibile scoprire, fra i diademi di bril- ! 11 ! r i ! f i 111111 i m 111 i i f 11 < 11 r r 11 [ i [ r 1111 [ i [ 11 r i ! 1111 j i lanti, le collane di perle, I gioielli di squisita fattura un solo cartellino di prezzo. Quest'anno, dopo i primi giorni di rispetto alla tradizione, i cartellini sono apparsi. Nessun prezzo per quanto alto arresta la crazy spending spree del pubblico, la pazzesca corsa allo spendere. Un cigno in perle e brillanti, una cZips di turchesi a forma di cuore si vendono da Van Cleef and Arpels per 7480 dollari: ne sono state vendute nove nella prima settimana di esposizione, sedici nella seconda, undici nella terza. Una spilla di zaffiri e brillanti messa in vendita a Los Angeles per quarantacinquemila dollari, e non duplicabile, è contesa da diciannove acquirenti potenziali. Sono venuti di moda fra le mogli dei ricchissimi petrolieri del Texas diademi di rubini perle e brillanti del costo di centocinquantamila dollari. NeimanMarcus, il famoso magazzino di Dallas, ha messo in mostra per pubblicità degli « insieme » di visone, braccialetti e collane al prezzo standard di ventottomlla dollari: ne ha venduti sei nelle prime quattro ore di esposizione. Nello stesso magazzino, racconta «Life», un petroliere ha speso in ricordini di Natale ottantamila dollari in un solo giorno. Nel campo dei regali per ragazzi, la tendenza è la stessa: i genitori non trovano nulla, pare, di abbastanza costoso o stravagante per i loro piccoli cari. Là grande novità dell'annata sono le armature da cavaliere antico in acciaio leggerissimo, finemente bulinate costo: da cento a duecentocin quanta dollari, e vanno via, di cono con rabbia i direttori dei grandi magazzini, come fossero scatolette di soldatini di piombo. Con rabbia perchè non riescono a soddisfare la domanda. La grande accusa che essi fanno agli economisti ed agli esperti è di non aver preveduto il < boom », di non aver avvertito in tempo che l'ondata di prosperità avrebbe superato ogni previsione sicché le loro ordinazioni ai produttori sono ormai inferiori di tre quattro volte alla domanda. Rispetto all'inizio dell'anno, le vendite sono aumentate del quattordici per cento; ma le scorte nei magazzini solo del quattro., Gli economisti tentano di scolparsi dichiarando che l'errore di previsione è stato generale, ha toccato ogni settore di consumi. Nessuno poteva prevedere, dopo le battute di panico e di arresto di Une settembre, che questo sarebbe stato un anno di otto milioni di automobili vendute. «La nostra prosperità ha sopravvahzatò la nostra capacità di consumo », asseriscono gli economisti aggiungendo, ormai imbaldanziti, che si è appena a metà del « boom », che il 56 sarà un'annata ancora più spettacolare. Quando non trovano più da acquistare armature a duecentocinquanta dollari l'una, i sol- leciti genitori americani hanno la scelta fra giocattoli altrettanto fantastici e costosi: orsacchiotti in gomma piuma e interiora elettroniche che saltellano, grugniscono, abbracciano affettuosamente: prezzo trecento dollari; giraffe alte due metri e mezzo addomesticabili con duecentocinquanta dollari; babbi Natale che mosii elettricamente estraggono lal'e capaci tasche regali di ogni sorta per soli trecentoventicinque dollari; orchestrine di suonatori in costumi fantastici, anche esse elettroniche, che eseguono qualsiasi cantilena per milleduecento dollari. Naturalmente anche « lui », il marito, il padre non è dimenticato: mogli e figli hanno da scegliere fra servizi di bicchieri per cocktail con guaina di visone, pipe in avorio e oro, radio non più grandi di un accendisigaro, vesti da camera in cincillà. E poi, cinture per pantaloni in oro, a dieci dollari il centimetro; completi di lenzuola e federe per duemila; cravatte con ricami in oro e platino per tremilacinquecento ; fazzoletti « operati » per soli novantanove e novantanove. Franca Tagliaferro, una bella ragazza italiana che vuole lavorare da commessa < per conoscere davvero gli americani » in un grande magazzino di Washington, conferma ciò che anche altri stupefatti osservatori della nuova scena americana avevano notato: è ormai rarissimo che gli acquirenti dei regali più costosi ripetano la frase antiquata: per favore, tolga l'etichetta del prezzo. Incoraggiati da questa frenesia, i grandi magazzini hanno investito centinaia di migliaia di dollari per assecondare la tendenza del pubblico al fastoso, al dono costoso, alle spese stravaganti. Uno dei maggiori di New York ha organizzato speciali trasmissioni televisive ed esclusive per ognuno dei reparti di specialità nazionali, specie delle Due Americhe: ad ore fisse, ripetute frequentemente, gli acquirenti di New York o di Dallas possono seguire mentre fanno le loro compere come ci si prepara al Natale a Cuba, a Quito a Tegucicalpa, a Messico. E poiché non esiste ancora connessione televisiva fra l'America centromeridionale e New York, i magazzini hanno superato l'ostacolo noleggiando una mezza- dozzina di aerei che incrociano ad alta quota sul Mar del Caraibi e sull'istmo di Tehuantepec per ritrasmettere a New York le semplici ed antiquate cerimonie religiose e familiari di quelle popolazioni che si ostinano ancora a credere che il Natale sia una festività mistica e patetica, e non la grande fiera commerciale per smaltire le eccedenze di magazzino e dar fondo alle stravaganze autorizzate da eccezionali gratifiche di fine d'anno. Gino Tomajuoli

Persone citate: Arpels, Franca Tagliaferro, Livingston, Van Cleef