Incertezza nell'edilizia di Ferdinando Di Fenizio

Incertezza nell'edilizia Incertezza nell'edilizia L'annata 1955 è stata per l'economia italiana ottima, come altra volta, cifre alla mano, si cercò di mostrare su queste colonne. Per eontro il 1956, se considerato dal punto di vista congiunturale, presenta talune incognite, che vanno oggi attentamente soppesate. Prima di tutto nessuno può essere certo che la prosperità economica europea (la quale tanto giovò al nostro progresso nel '55) si manterrà a ritmo immutato. In secondo luogo desta più d'una preoccupazione il movimento di ascesa che si va delineando nelle pubbliche remunerazioni, il quale può trascinare con sè, purtroppo, un pari movimento di ascesa nelle remunerazioni private, generando minori disponibilità per investimenti; quindi minori occasioni di occupare nuovi operai, altre spinte sui prezzi, in specie al minuto. Ora (terza incognita) di codeste siffatte spinte non abbiamo alcun bisogno, come tutti sanno. Negli ultimi dodici mesi l'indice del, co sto della vita è aumentato in misura pari al 2,5%. Però, se si abbandona il punto di vista "riguardante il sistema economico nel suo complesso — per volgere l'attenzione ai singoli rami di attività — almeno un'altra incertezza affiora: per l'appunto in un settore produttivo che tradizionalmente si giudica, nella letteratura economica, una sorta di araldo per le fasi congiunturali generali, vale a dire, l'edilizia. Ecco, in breve, quanto sta succedendo. L'attività dell'industria edilizia, in Italia, si suol distinguere in due diversi rami. Il primo ramo è costituito dalla cosiddetta edilìzia pubblica, cioè dal complesso di quelle opere pubbliche, in buona parte (50%) rivolte all'edilizia per abitazione, che sono compiute o stimolate dallo Stato. H secondo ramo dell'industria edilizia è costituito dall'industria privata, la quale si dedica pressoché esclusivamente a nuovi locali di abitazione. Come si sono comportati questi due diversi rami di attività nel 1955? L'attività dell'edilizia pubblica non si è espansa; fors'anche (quantunque non sia facile assicurarlo, per i mutamenti nella produttività) si è lievemente contratta. Lo confermano i dati raccolti dall'Istituto centrale di statistica, nel quadro della sua rilevazione sull'« occupazione operaia in opere pubbliche e di pubblica utilità ». Difatti nella pubblica edilizia furono impiegate 18 milioni di giornate-operaio, nei primi otto mesi del '54; 16 milioni soltanto di giornate-operaio, nel corrispondente periodo del 1955. Per contro l'edilizia privata è in forte espansione durante l'anno che si chiude. I dati sinora disponibili permettono dì affermare che la sua attività si accresce all'incirca del 10% ; e va quindi in generale di pari passo con l'indice della produzione industriale. Anzi, a rigore, ne supera ancora la pronunciata dinamica ascendente. Se non che proprio quivi si ritrova il punto dolente preannunciato; quivi il sintomo congiunturale che ridesta qualche ne tra preoccupazione. Infatti l'attività dell'edilizia privata può essere giudicata in Italia (soltanto con una certa approssimazione, è ben vero) anche dai «permessi di costruzione » per nuovi locali Anzi questa serie storica, quantunque non del tutto sicura, anticipa spesso da noi, come altrove, l'attività dell'edilizia privata. Orbene: l'indice dei permessi di costruzione — rilasciati dalle autorità amministrative — era a quota 629 nel gennaio '55, secondo l'elaborazione compiuta dal Centro di statistica aziendale di Firenze (1948 = 100); si mantiene a livello pressoché immutato fino al marzo del '55; dopo di allora, sia pure con qualche irregolarità, tende a declinare. In maggio è a quota 600; in agosto a quota 488; in settembre, ripiega ancora a quota 442. Il solo dato dell'ottobre mostra una ripresa marcata a 679. Ma, essendo provvisorio, induce a sospettare circa la sua attendibilità. L'industria edilizia entra forse in recessione? E' presto dirlo; ma siffatto dubbio rimane, ugualmente, parecchio preoccupante. Qua¬ li grossolani controlli possono servire anche i dati statistici sui consumi delle materie prime (agglomerati, laterizio, legnami) usate dall'edilizia stessa. Essi non sono unanimi nel loro responso. Ma, tutto sommato, confermano che, nella migliore delle ipotesi, durante il prossimo 1956 è da attendersi forse ancor un aumento' nell'attività di questo ramo d'industria nel settore privato. Di certo però, in misura inferiore a quella avutasi nell'anno che si conclude. Orbene eccoci ad avere individuato un grosso «punto nero », circa il nostro immediato futuro economico. La gamma dei prodotti che sono consumati dall'industria edilizia è tale, infatti, da far si che le sue eventuali difficoltà (anche lievi e modeste) siano sentite parecchio e parecchio lontano. Méntre la quantità e le caratteristiche della mano d'opera, utilizzata dall'edilizia, rendereb¬ bero un movimento recessivo (se per davvero si impiantasse, in qualche settore, come fanno- sospettare i dati analitici delle grandi citt? di Roma, Milano, Torino, Genova) una jattura piuttosto grave per tutta la collettività nazionale. Vi sarebbe, è ben vero, un volano stabilizzatore, cui ricorrere, nel caso in cui la privata edilizia rallentasse fortemente il suo ritmo. Si potrebbe, cioè, recare a livello 1953 l'edilizia pubblica; e magari, per soprappiù, occupare la manovalanza resa disponibile in opere stradali, idrauliche, marittime, igienico-sanitarie o di bonifica. Tuttavia una tal saggissima manovra presuppone un bilancio dello Stato in situazione ben diversa da quella che, purtroppo, per le recentissime vicende è dato di prevedere, anticipando col pensiero la struttura del preventivo 1956-1957. Ferdinando di Fenizio

Luoghi citati: Firenze, Genova, Italia, Milano, Roma, Torino