I negri difesi dalle leggi e intimiditi dagli uomini di Gino Tomajuoli

I negri difesi dalle leggi e intimiditi dagli uomini IL PROBLEMA DELLE RAZZE NEGLI STATI UNITI DEL SUD I negri difesi dalle leggi e intimiditi dagli uomini Minoranze -bianche, "comitati cittadini,, ancora si ribellano, in molte Contee meridionali, ai decreti della Corte Suprema che ha abolito la segregazione razziale - Questi ostinati agiscono con mezzi occulti per indurre i negri alla rinuncia, a desistere da ogni rivendicazione- - Il senso della diseguaglianza radicato, tradizionale e antico come un istinto anche in chi ne subisce le offese - Una falsa aristocrazia di colore che fa l'occhiolino ai bianchi e tradisce la causa - Come ci si accorge di certe frontiere viaggiando in treno (Dal nostro inviato speciale) Atlanta (Georgia), dicembre. Il giovane negro seduto accanto a me nel vagonebar dell'espresso Washington-New Orleans era stato servito dall'inserviente bianco, aveva pagato lasciando mezzo dollaro di mancia. Ora sentivo che seguiva, al, di sopra della mia spalla, la rivista che stavo sfogliando. Era una rivista di grande formato, in carta patinata, profusamente illustrata come cono tutte le riviste americane a vasta diffusione. Ma non era una delle riviste che si vedono di solito in mano alla gente; la curiosità del mio vicino era naturale, pensavo. Era Ebony, la rivista dei negri d'America. In copertina, figurava Ralph Bunche, ambasciatore degli Stati Uniti, mediatore delle Nazioni Unite in Palestina e in Kashemir, il più conosciuto e notevole fra i quattro o cinque negri del servizio diplomatico americano, lotto la riproduzione spiccava in rosso una scritta: « dieci anni che hanno scosso il mondo ». Era un numero speciale in cui scrittori e giornalisti negri celebravano con articoli e fotocronache le conquiste compiute nel decennio dalla loro razza. Stavo andando nel sud a constatare come e in quali forme, evoluzioni ed involuzioni, bianchi e negri applicano le famose decisioni di, un anno e mezzo fa con cui la Corte Suprema aveva de¬ iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiaiiii cretato l'abolizione di ogni tipo di segregazione razziale. Sono decisioni ancora discusse e combattute. Alcuni Stati del sud-minacciano di ribellarsi all'autorità del governo federale; in Georgia, Mississippi, Alabama, i Parlamenti degli Stati hanno votato leggi per dichiarare incostituzionale la decisione di abolire gradualmente la segregazione nelle scuole elementari e medie. In molte contee degli Stati dell'Estremo Sud, in Mississippi e Alabama, soprattutto, le minoranze bianche si sono organizzate in < comitati cittadini» il cui scopo è di intimorire i negri, con ogni mezzo occulto, sino ad obbligarli a rinunciare a chiedere che la integrazione scolastica venga applicata. Eccetto che nelle forme esterne, i « comitati » — si diceva a Washington — agiscono esattamente come il Ku-Klux-Klan, messo fuori legge tre anni fa da un'altra sentenza della Corte Suprema. Regole non scritte Se quelle sentenze e decisioni non sono solo una vittoria dei sociologi e degli umanitaristi americani, molte cose devono essere già cambiate, mi dicevo. In viaggio da appena tre ore, già mi pareva di cogliere segni di mutamento. Ero tentato di anticipare le conclusioni della mia inchiesta. Il fatto che il mio vicino di destra fosse un negrq, che fosse seduto con noi iiiii»i»iiiitiiii!iiiiiiiiiii»iiiiiii»itiiiiiii«iiiiiiii»i«i bianchi, in relativa intimità, a mangiare e bere in un vagone riservato, che potesse liberamente spendere il suo denaro come gli altri viaggiatori, era la migliore conferma che la segregazione, almeno nei treni, era cosa del passato. Tre, due anni fa quel giovanotto vestito correttamente di grigio, riservato e disinvolto, dai nerissimi capelli crespi lisciati con cura fin troppo rivelatrice, nemmeno avrebbe potuto entrare in quel vagone. Ammettendo che avesse osato, la sua bravata si sarebbe ridotta a traversarlo in fretta, attento a non mostrare il minimo interesse per nessuno. Mai avrebbe osato sedere accanto a me, ordinare una birra; comunque, il cameriere, bianco o negro che fosse, avrebbe ignorato le sue richieste; sicuramente si sarebbe sdegnato di accettare dalle sue nere, nervose mani, il mezzo dollaro di mancia. Allora, quelli erano atti di audacia possibili solo al nord, al di sopra della Mason-Dixon Line, la invisibile ma ferrea frontiera fra settentrione progressista e meridione ossessionato dal problema dei negri, che nemmeno la vittoria schiacciante degli antischiavisti, nella guerra civile di novanta anni fa, era riuscita ad annullare. Ora, invece, eravamo già nel sud, l'espresso stava percorrendo la dolce ed ondulata regione della Virginia meridionale, e nessun . pas- ii»iiii'i*>««»i»''»i»»'ii«i»'»'«»'«i'«'i*i««in'm'»",'i* seggero bianco aveva obiettato alla, presenza di quel giovanotto . negro. Forse, pensavo, nessun paragone è più possibile con gueZ che avevo veduto nel mio primo viaggio nel sud, cinque anni fa. Allora i negri erano relegati nei vagoni di testa, nei coach, corrispondenti alle nostre terze imbottite. La segregazione era cosi stretta da inseguire i negri anche li; avevo notato, allora, che quando un bianco occupava, in un coach, un sedile a due posti, nessun negro per quanto gremito fosse il vagone osava sederglisi accanto. I negri, mi avevano detto allora, avevano eguali doveri dei bianchi verso il fisco: ma le cartelle per la denuncia dei redditi erano bianche per i bianchi, e gialle per i negri. Ma nessun negro poteva entrare, traversare, sostare nei giardini <pubblici*, pur mantenuti con i denari di tutti i contribuenti. Anche le chiese, cattoliche e protestanti, erano separate e così tutte le scuole. Ma separazione non significava eguaglianza di trattamento, come dicevano i difensori della supremazia bianca. Le scuole per negri erano miserabili, affollate, dilapidate; la loro capacità non aveva alcun rapporto con l'entità della popolazione negra. La segregazione era un modo di vita profondamente radicato; accettato come legge naturale prima ancora che sociale da bianchi e da negri. Aveva le sue regole non scritte che tutti rispettavano scrupolosamente,- di istinto, come se ubbidissero ad una seconda natura. Quando a Birmingham, in Alabama, incontrammo un ex-tenente negro che aveva combattuto in Italia e che, sentendoci parlare italiano s'era avvicinato (quell'incrocio era momentaneamente deserto) e voleva sapere se la torre di Pisa era caduta e se conoscevamo Giulietta, e gli chiedemmo di salire in macchina per guidarci ad un ufficio difficile a trovare: <mica son. matto », disse di buonumore < so come devo fare nel sud ». Fu lui a dirmi, parlando della segregazione e di come influiva su quei negri istruiti e decenti come lui: «e un sistema di vita complicato, ha regole spietate ma esattamente conosciute; e così le sanzioni, che sono severissime per chi sgarra, sono addolcite dal fatto che non debbono quasi mai essere applicate ». Il « bisnonno schiavo » Troverò tutto cambiato, ormai, pensavo; la segregazione ci sarà ancora, di certo, ma sarà cominciata la sua liquidazione. Anche gli articoli di Ebony mi autorizzavano a crederlo. Cercai i fiammiferi per accendere una sigaretta; il vicino negro fu pronto a prevenirmi. < Mai capito, io, come si possa credere a quella gente », disse accennando alla rivisia. < Si occupano solo dei negri ricchi, a Ebony, quelli che pagherebbero tutti i loro soldi per non essere trattati, o non parere più negri. E' gente che non vuol più nemmeno ammettere che il problema negro continua ad esistere perchè tutti i loro rapporti di affari sono con bianchi; e invece, sotto molti aspetti, il problema è divenuto più acuto proprio dopo le decisioni della Corte Buprema, Adesso la rea¬ zione dei bianchi non è più passivamente tradizionalista; è attiva, coordinata, incessante ». Non avrei capito niente della situazione reale, disse poi, se avessi accettaito alla lettera l'impostazione ottimistica ed evasiva di Ebony o delle dichiarazioni ufficiali. M'ero imbattuto, era evidente, in un < attivista » della causa per l'emancipazione sociale dei negri (che è condotta, è stata impostata e prosegue, però, solo perchè le élites politiche e morali bianche lo vogliono). « Non si fidi dei negri arrivati », mi diceva il vicino — un laureando in elettronica all'Università di Columbia di New York. — € Cosa hanno da spartire con le masse negre, quella gente t non ne vogliono sentir parlare anche se, fra loto, "fa" elegante accennare con posato distacco al " mio bisnonno schiavo ", o alla trisnonna che " era la Marilyn Monroe della piantagione" tanto che ebbe tre figli dal colonnello proprietario. Si credono ì sangue blu della razza negra ed hanno tutte le manìe e tutte le limitazioni delle false aristocrazie. Si murano nei loro circoli esclusivi, discriminano contro i negri che non siano di tinta chiara o chiarissima come loro; coltivano soprattutto dubbie amicizie bianche. Guardi qua ». II conduttore avverte E mi mostrava una fotocronaca di Ebony su una signora negra (ma non più scura di pelle di me o di voi; diceva, nell'intervista d'essere nipote di un italiano) che a Dallas, nel Texas, aveva regalato trecentoventicinque mila dollari a un istituto di beneficenza per bianchi. < Sa perchè- non li ha dati a un istituto per negri? » chiedeva sottovoce. < Glielo dico io: perchè la sua ambizione è di mostrare ai ricconi bianchi del Texas che anche in questo, nel dar via il denaro, "certi" negri meriterebbero di essere accettati dai bianchi come eguali ». Che male c'è, gli rispondevo, se ha fatto della benefi¬ IIIIIIIIIIIIIINIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII cenza senza tener conto della razza o del colore? è stata più cristiana di tanti bianchi, gli ha dato una buona lezione. E non è anche questa una conferma, aggiungevo, che anche nel sud, poco per volta, bianchi e negri cominciano a vivere normalmente? eppoi che male c'è se una rivista, invece di occuparsi sempre dei torti dei bianchi verso i negri o delle rivendicazioni dei negri, mette l'accento sui progressi e sui successi compiuti sulla via della integrazione da una parte della popolazione negra? non è incoraggiante che ormai esista anche fra i negri una grassa borghesia e ora persino un'alta borghesia? vuol dire che i poveri ed i piccoli borghesi negri hanno la conferma che è possibile conquistare posizioni una volta proibite, che il successo è possibile anche per loro. < Possibile?» ribattè con impeto. Ma fummo interrotti. Venne il conduttore a controllare i biglietti. € Posti comodi disponibili nel pullman », disse ritirandomi lo scontrino. Lo ritirò al mio vicino senza aggiungere una parola d'invito. < Provi a trovare in Ebony un fatterello come questo », disse il mio negro. <J,e spiego io cosa significa », rispose, quando gli dissi che non capivo. « Vuol dire che ci avviciniamo al confine della Carolina del Nord, anche se nè lei nè io ce ne accorgeremo. Mica ci si ferma alle frontiere fra Stati come in Europa, negli Stati Uniti. Ma la frontiera c'è'. E io, negro, violerei non le leggi ma le consuetudini del Nord Carolina se entrassi nel pullman. Il conduttore ha avvertito lei, straniero, a tion commettere l'errore di rimanere in mia compagnia. Discriminazione? neanche per sogno: rispetto delle tradizioni del Sud. Ogni discriminazione è illegale in Nord Carolina, Stato quasi progressista. Ma se io entrassi in un vagone pullman completamente vuoto, mi sentirei dire che tutti i posti sono occupati». Gino Tomajuoli IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

Persone citate: Dixon, Ebony, Marilyn Monroe, Mason, Ralph Bunche