Il pranzo di Natale preoccupa le massaie

Il pranzo di Natale preoccupa le massaie M consumi alimentari per te feste Il pranzo di Natale preoccupa le massaie Dal 24 dicembre a Capodanno i torinesi consumeranno 85 mila chili di salumi, 165 mila di polli, 550 mila di carne, 500 mila di panettoni Untale non è soltanto la festa dei bambini, ma anche dei ghiottoni. O — per meglio dire — i ghiottoni approfittano di questa come di altre ricorrenze annuali per concedersi un pranzo eccezionale. Qui in Piemonte il < pranzo eccezionale » è basato in genere sul seguente menu: antipasto di salumi assortiti, agnolotti, pollo arrosto o bollito di bue, frutta, formaggi e panettone. Per essere in carattere si suggeriscono in accompagnamento i seguenti vini: grignolino, freisa 0 barbera per le prime portata; barolo o barbaresco per Varrosto; Asti spumante per il panettone. Così almeno vuole la tradizione che, beninteso, subisce variazioni continue. I gusti si evolvono, contemperandosi con usanze di altre regioni. Persino il pesce, accolto con tanta diffidenza sulle mense pie montesi, da qualche tempo incontra maggior favore, mentre le massaie più esperte si lanciano audacemente negli esperimenti culinari suggeriti da un gran numero di riviste. S sono ricette complicate, con suggestivi nomi francesi o inglesi o slavi e cinesi addirittura. Comunque sia, tanto % tradizionalisti come i non tradizionalisti per Natale intendono mangiare bene. Ciascuno a modo suo. Secondo un calcolo statistico che, benché approssimato viene ragionevolmente desunto dagli arrivi di derrate presso 1 dochs e il mercato generale, si ritiene che dal 24 dicembre sino a Capodanno i torinesi consumeranno oltre 7 mila tonnellate di cibo. Sarebbe come dire il carico, completo di un piroscafo di stazza considerevole, oppure l'equivalènte di mille vagoni ferroviari. Tradotta in lire questa montagna di alimenti significa oltre'due miliardi di spesa: il contributo natalizio dei torinesi per il peccato più, diffuso e più innocente: quello di gola. In pascolare i commercian' ti dei vari generi ^prevedono i ] seguenti consumi per la * setti'.. mana natalizia: 85 mila chili di salumi, i milione e 900 mila chiU di frutta, 1 milione e 600 mila chili di verdura, 265 mila chili di pollame, 70 mila di CO' ■Higli; 5SO -mila di carne,--ZOO mila di panettoni, 500 mila uova, 8 milioni 9 S00 mi.'r litri di vino, 840 mila litri di liquori. Sono cifre che danno il capogiro o — se si vuole restare in carattere — che procurano un certo disagio di stomaco. Ma non si dimentichi che le 7 mila tonnellate di cibo corrispondono ad oltre 750 mila abitanti oltre i dieci anni, poco più di 9 chili- a. testa da consumarsi in altrettanti-giorni. E così suddivisa la .quota «prò capite* può anoKe sembrare non eccessiva; bisogna tener conto però del pane e della pasta con cui verranno consumate le montagne di pol¬ r 111:1111 ]■ 1111111111 i i £ 1111111E11 ! ! 11:1111 g 11 ! 111 ; ; i [ ; ; 11 li, carne e salumi sopra riferiti. Qtwsto è il fenomeno gastronomico di Natale visto in generale. Per le massaie si prospetta in altro modo, attraverso le vetrine dei negozi dove esse seguono, non senza diffidenza, ogni sbalzo di prezzi. Per fortuna si sta registrando un'annata favorevole nel settore ortofrutticolo e quindi — nonostante la maggior richiesta — il mercato si mantiene calmo. Per polli e uova le provviste sono state fatte da parecchio tempo, addirittura in Olanda e in Ungheria, • poiché la produzione nazionale è di gran lunga insufficiente. I panettoni provengono in buona parte dalla Lombardia, i salumi dalla Lombardia e dall'Emilia e mentre per il vino il Piemonte potrebbe essere' ampiamente autonomo. Potrebbe ma non lo è perchè da un lato vi sono gli intenditori che giustamente ricercano a seconda dei gusti una determinata qualità di Chianti autentico o .di bianco-secco bolzanese o di Borgogna; dall'altra vi sono i non intenditori che comprano molto a casaccio e spesso fini scono per scegliere prodotti industriali invece della semplice e « onesta » barbera. Sono giornate di lieta animazione in cui si è più inclini a spendere, trascinati da una quasi spensierata euforia. Tutti sarebbero inclini, ma non tutti hanno le medesime possibilità. E perciò risulta difficile qualsiasi tentativo di calcolare quanto costerà^ il pranzo natalizio d'una'famiglia-tipo torinese. Le famiglie-tipo esistono soltanto nei volumi di statistica. In realtà, ognuno fa a modo suo come vuole e può. E la spesa di una famiglia oscillerà sulle 8-4 m\la; lire come minimo e potrà agevolmente salire anche alle 10-18 mila. Per tutti a Natale vi sarà un po' di festa attorno alla tavola.

Luoghi citati: Emilia, Lombardia, Olanda, Piemonte, Ungheria