Votazione notturna al PLI per il nuovo Consiglio nazionale di Enzo Forcella

Votazione notturna al PLI per il nuovo Consiglio nazionale Votazione notturna al PLI per il nuovo Consiglio nazionale La destra, all'ultimo momento ha presentato una lista compromesso - La votazione ripresa con una lista non propria - Malagodi sospende le operazioni e tenta un "bloccata,, - Il nome degli eletti sarà noto stamattina Roma, 12 dicembre. Il congresso liberale era finito alle 2 della notte scorsa, con l'approvazione a grandissima maggioranza (823 voti a favore e 17 contrari) d} una mozione di plauso all'indirizzo politico dell'attuale segreteria; ma un improvviso, grosso incidente, provocato dalla corrente di destra al momento di iniziare la votazione par l'elezione dei nuovi consiglieri, ha reso necessario un prolungamento straordinario dei lavori sino alla tarda serata di oggi. E' accaduto qualcosa di molto significativo, che ha illuminato la situazione interna del partito assai meglio di quanto non fossero riusciti a fare i vari interventi congressuali. Si sapeva che la secessione dei radicali aveva rafforzato le posizioni della destra ed indebolito quella del centro, ma gli esponenti dell'una e dell'altra corrente si erano industriati a sfumare quanto più possibile le differenze. Al momento di iniziare le votazioni ci si è accorti, invece, che la destra puntava ad uno sfruttamento a fondo del suo successo e non si contentava della parte che le era' stata riservata nella'suddivisione confidenziale degli incarichi. Prima ancora che venisse distribuita ai congressisti la lista concordata, cominciava a circolare un'altra lista, di un centinaio di nomi, con la quale la destra indicava le proprie preferenze. La manovra era chiara: con quella lista gli esponenti della corrente raccomandavano sostanzialmente ai loro seguaci di non tener conto delle candidature concordate e di sostituire 1 nomi della lista ufficiale (il sistema di votazione prescelto lo consentiva: con quelli di loro fiducia. Con una massiccia e disciplinata concentrazione di voti essi erano in grado di modificare notevolmente i risultati della votazione. Sono stati due o tre delegati del centro a denunciare al congresso con grande scandalo quel che si stava preparando nei corridoi. Erano le 2 di notte, e si sono visti entrare nell'aula questi giovani scalmanati che gridavano: « E' un tradimento!..- Una indecenza!... Noi ce ne andiamo... >. Anche Malagodi intanto si era reso conto della situazione. Si consultava con De Caro e Cortese, pronunciava pure un di¬ scorsetto per prendere tempo: raccomandava di dimostrare nelle votazioni la stessa concordia dimostrata attorno alla mozione politica e non trascurava di minacciare le dimissióni se la destra, nel segreto dell'urna, avesse finito per scompaginare le carte. Ma occorreva in primo luogo decidere se dare inizio alle votazioni, affrontando la minaccia, di quella manovra, o rinviarle di qualche ora per. cercare di patteggiare una nuova distribuzione dei posti in lizza. Martino era già andato a casa: gli si telefonava per aver consiglio. Il ministro rispondeva che non riteneva la situazione cosi grave per convincerlo ad alzarsi e ritornare al Congresso: si sospendesse quindi la seduta, se ne sarebbe potuto riparlare al mattino, con maggior calma. Cosi difatti veniva deciso, con molto disappunto degli autori della manovra che contavano sul fattore sorpresaStamane di buon'ora i dirigenti si riunivano per concordare sul da farsi. Alcuni, capitanati da Cortese, avanzavano la proposta di rinunciare alla lista unitaria; il centro — comprendendo nel conto anche Malagodi ed i suoi seguaci — avrebbe bloccato sui propri candidati, la destra si sarebbe contata: il malanno poteva risolversi in un beneficio. Il segretario si mostrava per altro riluttante a questa soluzione per cui si decideva di riprendere le trattative con la destra. Erano stati frattanto anche identificati i capi dell'azione perturbatrice: il. leader della corrente, il fiorentino Fossombroni, assicurava di non saperne niente, e quando la seduta veniva ripresa ne respingeva pubblicamente la paternità. Anche Cocco-Ortu, Premoli, Lupinacci, D'Andrea e gli altri più noti esponenti del gruppo parevano < innocenti >. Il dito accusatore di Malagodi si appuntava su Colltto, Capua e Marzotto: tutti e tre deputati, tutti e tre alla testa di gruppi regionali fedeli e disciplinati. C'è chi dice che 11 segretario proporrà nel prossimi giorni provvedimenti disciplinari nei loro confronti, ma di contro c'è anche chi assicura che la manovra non è riuscita del tutto sgradita a Malagodi. Sta di fatto che si è discusso, trattato, minacciato e promesso sino alle sette di stasera prima di poter comunicare ai congressisti, in attesa, la nuova Usta concordata ed il sistema con cui sarebbe stata votata. Era una lista di 125 nomi: I delegati dovevano sceglierne cento, ma non erano, legati alle indicazioni della lista, potevano cancellare i nomi sgraditi e sostituirli con altri. Era, In altre parole, una lista non c bloccata >: si era studiata una distribuzione concordata tra le varie correnti (« grosso modo > II 57% al centro e il 43% alla destra), ma, attraverso il gioco delle cancellature, si sarebbe potuto modificare In misura più o meno forte tale equilibrio. I risultati della votazione terminata dopo l'una di notte saranno resi noti domani, dopo lo scrutinio dei voti che sarà iniziato alle 9 e mezzo. E solo allora, ovviamente si potrà vedere se ed in quale misura l'intesa è stata rispettata. Il nuovo Consiglio nazionale si riunirà il 17 p. v. e prowederà all'elezione della nuova direzione che, a sua volta, eleggerà la nuova segreteria. La riconferma di Malagodi è fuori discussione. C'è qualche Incertezza, Invece, sui vice-segretari. La destra vorrebbe sostituire Orsello con un suo esponente (Alpino o Premoli), ma Malagodi non è disposto a rinunciare al suo collaboratore. Anche gli altri due vice-segretari (Colitto e Ferioli) sembrano inamovibili e così è probabile che, invece di sostituire il terzo segretario, ci si risolva a nominarne un quarto. Quanto è avvenuto in questi giorni nel campo liberale non mancherà di avere ripercussioni di portata ancora imprecisabile sullo schieramento politico generale. Lo ha avvertito già stasera Saragat in un vivace e preoccupato editoriale (non firmato, ma sicuramente scritto da lui) apparso sulla Giustizia. Saragat prende atto del significato della secessione, ma ne accoglie con una certa diffidenza gli effetti. Teme che il nuovo partito rimanga In bilico «tra una tendenza frontista ed una rigorosamente democratica », esclude con fermezza la sua adesione al progettato < cartello laico > e conclude rilevando che quanto è avvenuto e sta avvenendo anche nei settori non liberali rende assai più difficile la posizione del P.S.D.I. al governo. « Non possiamo as¬ sumerci praticamente da soli — scrive — la pesante responsabilità di ostacolare uno slittamento verso governi di regime e di presidiare posizioni in cui si è colpiti non solo dagli avversari, ma anche alle spalle dal sedicenti amici >. E' una frecciata, ma è difficile identificare l'obbiettivo. Forse Villabruna «d 1 radicali, forse Fanfani ed i democristiani. Lo stesso Saragat, comunque, rinvia il tutto ai prossimo congresso socialdemocratico dove < molti equivoci che si è cercato di creare intorno alla politica del nostro partito potranno essere rapidamente ed Integralmente chiariti >. Enzo Forcella

Luoghi citati: Capua, Roma