I radicali annunciano il loro programma d'azione di Bruno Villabruna

I radicali annunciano il loro programma d'azione I radicali annunciano il loro programma d'azione Lotta contro i privilegi ed i monopoli, controllo del Parlamento sulle spese pubbliche Nessuna discriminazione religiosa e politica, rafforzamento della scuola laica Roma, 10 dicembre. Il programma di un nuovo partito è certo un documento che merita di essere considerato con molta attenzione, specie nel caso in cui ci troviamo: cioè di fronte ad un testo che è stato elaborato da uomini che, come i promotori del partito radicale dei liberali e dei democratici italiani, contano fra quelli che nel nostro Paese hanno diritto, per la loro dirittura, la loro formazione e la loro cultura politica, ad essere ascoltati da un'opinione pubblica di buona fede. Oggi la dichiarazione programmatica dei radicali è stata letta nel corso di. una riunione tenuta nella sede di palazzo Bancani, a nome del comitato promotore del partito, dal prof. Messinéo. In essa, a guisa di introduzione, si trova innanzitutto l'asserzione d'una inquietudine e di un turbamento, determinati dal fatto che l'attuale nostra democrazia è timida e impacciata, debole nella difesa dello Stato contro le penetrazioni confessionali e l'impeto degli estremismi, ed infine incapace di esprimere nelle sue istituzioni lo spìrito della nuova Costituzione repubblicana. Partendo da questa premessa, i radicali si richiamano all'eredità morale della forza che ha sorretto 11 Paese negli anni della Resistenza e della guerra di Liberazione, e annunciano il proposito di creare una nuova formazione politica che tenda al raggiungimento di taluni essenziali obbiettivi. Primo fra questi viene indicata nel manifesto la necessità di «combattere per l'attuazione della Costituzione e la effettiva instaurazione dello Stato laico e liberale, di quello Stato di diritto che fa tutti i cittadini uguali di fronte alla legge, senza discriminazioni politiche e religiose, e che ne garantisce la libera attività dall'arbitrio governativo e poliziesco ». Sul terreno economico, il nuovo partito annuncia una lotta senza quartiere contro il privilegio, che dovrà essere condotta < impedendo la formazione del monopolio o studiando di eliminarlo là dove esso ancora domina incontrastato; sottoponendo a controllo pubblico quelle imprese o quelle concentrazioni di ricchezza che abbiano le caratteristiche del monopollo, naturale o artificiale, industriale, commerciale o terriero; spezzando il prepotere politico che ne deriva». Viene anche chiesto il reale controllo del Parlamento su tutte le spese pubbliche, una radicale riforma tributaria per l'incremento delle imposte dirette ad alleviamento di quelle indirette, e finalmente si affronta il tema delicato dell'intervento dello Stato nella vita economica. A questo riguardo è detto che i promotori del nuovo par¬ tito non temono « di essere spacciati per collettivisti se dichiarano che lo Stato stesso, ricostituito nelle sue strutture amministrative e burocratiche, fatto immune da corruzione e favoritismi, ha il diritto ed il dovere di intervenire, organicamente e permanentemente, nella vita economica e sociale, non solo per tutelare gli interessi delle categorie indifese, ma anche per promuovere quei ceti popolari che ancora sostano fuori delle frontiere della vita democratica». La parte programmatica della dichiarazione conclude con un accenno alla necessità di una riforma scolastica che, tra l'altro, < metta fine all'invadenza del confessionalismo e restituisca dignità e primato alla scuola dello Stato ». Queste enunciazioni programmatiche sono indicate dai promotori del nuovo partito come possibile « punto d'incontro e di convergenza di tutte le forze politiche affini e di quelle tuttora disperse » : e qui affiora il concetto, come è facile notare, di quel cartello laico che è nei propositi dei radicali. Essi hanno fatto la constatazione, abbastanza evidente, che « tutto lo schieramento politico del Paese è in crisi, e che nuovi sentimenti, nuovi stimoli, nuovi fermenti stanno lievitando nel seno della nostra società». Partendo appunto da queste basi, essi dichiarano di essersi risolti alla nuova ini- ziativa, che potrà finalmente sollevare il nostro Paese «alle condizioni delle moderne democrazie occidentali ». Carattere saliente dell'iniziativa è dunque una chiara sollecitudine di porsi al servizio di quel vasto ceto medio di consumatori, effettivamente indifesi nell'attuale società, e quindi ridotti ad essere oggetto anziché soggetti di politica. I radicali considerano che gli esistenti partiti cosiddetti borghesi sono in realtà difensori dei grandi Interessi costituiti della destra economica, e pertanto incapaci di interpretare ed esprimere le esigenze delle masse di < piccola gente » che, pur sembrando indifferenziata, costituisce la vera base della società democratica e dello stesso ordine civile. Il comitato promotore ha inoltre proceduto oggi a costituire nel proprio seno una Giunta esecutiva provvisoria che è risultata composta dell' ex-ambasciatore d'Italia Nicolò Carandini, del dottor Mario Pannunzio e dell'on. Bruno Villabruna, già ministro dell'Industria e Commercio. Domattina, in un grande cinematografo della capitale, si avrà la prima presentazione pubblica degli uomini del nuovo partito, a nome del quale parleranno Nicolò Carandini, Leone Cattani, Mario Paggi e Bruno Villabruna. v. g.

Persone citate: Bruno Villabruna, Leone Cattani, Mario Paggi, Mario Pannunzio, Nicolò Carandini

Luoghi citati: Italia, Roma