Scuola e civiltà di Filippo Sacchi

Scuola e civiltà Scuola e civiltà Ai nostri lettori non sarà sfuggito che, da quando lo sciopero degli insegnanti ha riaccese le polemiche sulla scuola, immediatamente l'angolo riservato nel giornale alle voci del pubblico ha incominciato a presentare chiari segni inflazionistici. Ogni giorno la posta ci reca nuove lettere. Ne abbiamo date e ancora ne daremo nei limiti consentiti dalle esigenze di varietà e di spazio, dando la preferenza, com'è nostra abitudine, a quelle che offrono maggior copia di fatti ed accento d'obiettività. Siamo, purtroppo, costretti imparzialmente a confessare che, delle numerose lettere che ci pervengono da parte di parenti o comunque di non professori, ben noche rispondono a questi requisiti. Troppo spesso esse non fanno che ripetere vecchie • generiche recriminazioni, entro le quali sono facilmente rintracciabili echi di domestici pettegolezzi e retrospettivi dispiaceri di pagella, espressi in forma sovente irriguardosa verso la generalità degli insegnanti e verso la scuola. Ebbene, per quanto pronti a giudicare con severità i mali d'un sistema, siamo ben convinti che non 'si deve mancare di rispetto alla scuola. Sappiamo benissimo che i realpolitici dell'econo mia giudicano questi scrupoli, debolezze e tirate sen timentali d'intellettuali cronici. Ma noi crediamo che certi sentimenti possano giovare ad un popolo; iprimo tra questi sentimenti, è il rispetto alla scuola! la coscienza della sua priorità su tutte le altre istituzioni, perchè è la scuola che fa la nazione, è soltanto attraverso di essa che un popolo si migliora e impara a governarsi. Coloro che, -precisamente dallo sciopero dei professo ri traggono argomento per deplorare l'avvilimento del l'autorità dello Stato, si «riardano bene dal chiedersi se non sia proprio lo Stato che ha preventivamente di' strutto le basi della sua a.utorità disinteressandosi della scuola, trattandola come una tollerata, porgendo orecchio distratto ai suoi problemi, umiliandola di fronte alle concorrenti privilesriate. sfiduciando e svogliando i suoi quadri, rinunciando a crearsi in essa ~uel formidabile strumento di illuminazione civile e sociale nella quale consisterà sempre la forza e il prestigio del governo umano. Una prova tipica di questa incapacità organica dei nostri politici e delle nostre classi responsabili a capire la suprema importanza della scuola è la pietosa reticenza con cui i partiti tentano, come il gatto poverino fa con le sue brutture, di nascondere e far dimenticare il famoso art. 7 della legge-delega che avevano così plebiscitariamente votato: l'articolo, cioè, in cui si riconosce una preminenza di funzione e di dignità egli insegnanti in confronto alle altre categorie di stipendiati dello Stato. Zitti zitti, piano piano si cerca di portar via di sotto quell'imprudent3 articolo. Ci si vergogna di aver capito per cinque minuti che in un Paese come il nostro, in cui le strutture sociali sono ancora così 'squilibrate e così precarie, e ancora esiste un problema dell'analfabetismo, e ancora non è compiuta del tutto l'unità, la scuola è la cosa più importante, quella dalla quale dipende non solo il futuro della democrazia, sulla quale tanti cari amici sarebbero disposti a chiudere un occhio, ma il futuro tout-court: sì, signori che la sapete lunea, anche il futuro economico, perchè soltanto allargando, riorganizzando, intensificando l'istruzione in tutti i suoi gradi e rami, potremo approntare quelle nuove, vaste leve di competenze e 1i cervelli che occorrerà per affrontare e realizzare le nuove tecniche; solo così non perderemo il passo in quella « corsa atomica alle scolastiche » che sembra stia per diventare, tra America e Russia, la r--va posta per l'egemonia mondiale. Ma conoscete il loro dubbio amletico: ammettere la preminenza della scuola, va bene; però chi garantisce che, una volta riconosciuta questa preminenza in concessioni concrete, subito tutte le altre categorie-non ci salteranno addosso ? Così, si ha paura di affermare quel principio di preminenza, e naturalmente, non affermandolo, si giustifica poi che tutti gli altri saltino addosso. E' il coraggio di non aver coraggio, elevato a sistema di governo. Non ci sentiamo francamente di approvare questo sistema. Filippo Sacchi

Luoghi citati: America, Russia