Malagodi espone il suo programma dopo la scissione dei "dissidenti" di Enzo Forcella

Malagodi espone il suo programma dopo la scissione dei "dissidenti" APERTI I LAVORI DEL COMPRESSO YAZIOXAU: DEL P.L1. Malagodi espone il suo programma dopo la scissione dei "dissidenti" Il segretario liberale conferma il suo appoggio alla coalizione governativa, ina propone "un'azione di recupero a destra,, senza giungere ad alcuna alleanza con monarchici e missini - Accettazione della legge sui patti agrari ed adesione al progetto Cortese sul petrolio - I "radicali,, diffonderanno oggi un manifesto programmatico e terranno domenica una manifestazione pubblica Roma, 9 dicembre. L'aula principale del palazzo dei Congressi, all'E.U.R., accoglie da stamane i lavori del settimo Congresso del partito liberale. E' una sala enorme, tutta foderata in legno. Gli 800 congressisti (uno per ogni 200 iscritti o frazioni di 200) ed i quasi altrettanti Invitati occupano tutta la platea. I congressisti hanno all'occhiello una placca metallica, con un cartoncino su cui è scritto il loro nome. Sul fondo sono state sistemate sei grandi bandiere tricolori con nel mezzo un disco bianco su cui è riprodotto ì1 simbolo del partito. Sul palco, dietro due lunghe cattedre, siedono — come usa nei Congressi del partiti di massa — I membri della segreteria, della direzione, del parlamentari e della delegazione al governo. Vi sono MalagodI con i tre vice-segretari, Martino, Cortese, Bozzi, Badini-Confalonlerl, Capua e- gli altri. Nella prima fila di poltrone alcuni esponenti degli altri partiti: Macrì per la Democrazia Cristiana, Simoninl per 1 socialdemocratici, Pacciardi, che peraltro è a titolo personale, poiché I repubblicani non hanno ritenuto opportuno presenziare ufficialmente al Congresso. A titolo personale è anche Sceiba, che ritornerà anche nel pomeriggio per ascoltare la relazione di Malagodi. Alle 10, accompagnato dal presidente del partito, De Caro, arriva il Presidente del Consiglio e poco dopo, con un breve discorso di circostanza dello stesso De Caro, si apro no i lavori. I saluti, la Ietta¬ ra del telegrammi augurali, gli interventi del rappresentanti dei partiti amici e delle organizzazioni internazionaV costituiscono gli episodi rituali con cui si esauriscono le sedute inaugurali di ogni Congresso. Vanno ricordate, però, le adesioni individuali di Don Sturzo, Pella, Gava. Einaudi ha inviato a De Caro un messaggio che, dopo un breve preambolo augurale, dice: « Erano calunniose e bugiarde le accuse contro la scienza economica .degli .stupidi secoli déclmottavo e decimo nono; ma dopo il suo stupendo avanzamento nel secolo presente queste calunnie sono mera testimonianza di innocenza. L'economia al mercato, cosi come è intesa dal liberali d'oggi, evitando di oltrepassare il punto critico nella lotta contro i monopoli, nella difesa della proprietà privata e nell' estensione crescente dei servizi sociali, è la sola garanzia di libertà e dì benessere per i popoli minacciati dalla miseria propria della tirannia collettivistica. Abbimi, caro presidente, con molti auguri, tuo ... >. Si sa che, con la secessione degli esponenti del centro-sinistra — tutti suol devoti amici ed estimatori — l'ex-Capo dello Stato si è trovato in una posizione delicata. Non stupirà perciò che nel suo messaggio manchi qualsiasi accenno alle questioni che hanno portato alla scissione. Vi accenna invece, con molta cautela, il presidente dell'Internazionale Liberale, Salvador De Madariaga, e, più apertamente, l'economista svizzero Wilhelm Roepke che in un suo messaggio deplora « l'ossessione radicalistica che ci porta ad esagerare la nobile comprensione dei diritti della collettività >. Il pomeriggio è stato dedicato interamente alla relazione del segretario generale 1111M11111M i IM MIM T11 ! 11111HI : ; 1111111 ! i 11111 ! 11111111 Malagodi. Il suo compito non era facile. La formazione del partito radicale lo ha, come si dice in gergo, «scoperto sulla sinistra >, portando in evidenza il legame della sua politica con ì tradizionali interessi della destra politica od economica e spostando ulteriormente il P.L.I. su posizioni conservatrici. D'altro canto la partecipazione al governo Segni, e la preoccupazione di non prestare 11 fianco alle accuse del suol avversari, lo consigliano, ^d'insistere sulla fedeltà *dél' P.L.I.' alla linea centrista. Si trattava, per un verso di non smentire l'ispirazione fondamentale della sua politica, per l'altro di sfumarla il più possibile, facendo apparire com'è insussistenti e meramente personalistici i motivi della scissione. E' appunto ciò che Malagodi ha fatto con indubbia abilità, nelle tre ore e mezzo che è durata la lettura delle novanta cartelle della sua relazione. La prima parte, di carattere generale, è stata dedicata ad una illustrazione di quei « principi eterni » del liberalismo — dalla difesa dello Stato alla tutela delle categorie a reddito fisso, dalla moralizzazione della vita pubblica all'efficienza della pubblica amministrazione — su cui tutti possono dirsi d'accordo. Il discorso si è fatto più vivo e discordante quando è passato alla esemplificazione pratica di quei principi. Le vicende del governo Sceiba — che, proprio per l'intransigenza di Malagodi sui patti agrari e su altre « cose concrete », avevano portato i liberali al limite della rottura con la coalizione democratica — non sono passate invano per l'attuale segreteria, che ne ha ricavato una lezione precisa: è pericoloso tirare la corda fino al punto di porsi, con l'intransigenza su questo o quel problema, fuori del governo. L'oratore lo ha fatto capire esplicitamente: quando ci si chiede — ha detto rivolto alla sua destra interna — di denunciare «a freddo > la coalizione governativa, si dimentica di riflettere su che cosa avverrebbe dopo. Non è verosimile nè una coalizione con le destre nè un governo appoggiato sulle destre contro le sinistre. In un modo o nell'altro avremo un governo appoggiato a sinistra; è vero che con un tale governo potremmo assumere la leadership dell'opposizione, ma non credo che questo ci potrebbe giovare. Nell'attuale situazione riusciamo, bene o male, a far valere le nostre istanze: nell'altra situazione le cose cui teniamo di più sarebbero abbattute l'una dopo l'altra. Di qui l'opportunità di accettare anche soluzioni «di centro sinistrai, come quelle cui ha posto mano l'attuale governo. Il compromesso Segni sul patti agrari, ad esempio: « Esso — ha spiegato il segretario generale — non corrisponde interamente alle nostre istanze, ma le soddisfa in misura che riteniamo sufficiente, e comunque meglio del compromesso Sceiba >. (Segni e Colombo non gradiranno probabilmente questo confronto con il progetto dell'ex-Fresidente del Consiglio, ma l'oratore non poteva ammettere ovviamente di aver dovuto accettare condizioni più onerose di quelle che aveva rifiutato nel marzo scorso). Sulla legge petrolifera — altro caposaldo dell'opposizione della destra politica ed economica — le perplessità sono state ancora minori. Malagodi ha solidarizzato interamente col progetto preparato da Cortese, limitandosi a lanciare qualche frecciata all'Ente statale, accusato di fare più politica che ricerche nel sottosuolo. Solo sullo sganciamento dell'I.R.I. dalla Conflndustria ha mantenuto ferme le note riserve, facendo capire che, accettando la costituzione del Ministero per le partecipazioni statali, non ha inteso accettare anche la soluzione sindacale prospettata dai democrisUani e accettata dal Parlaménto. "' ' Anche collaborando all'attuazione di un programma governativo di centro-sinistra, il partito liberale può e deve svòlgere, secondo l'oratore, una politica di recupero a de¬ stra. Il « salto > dialettico era ardito. Ma è stato compiuto con agilità. Tutti 1 partiti dello schieramento democratico — ha spiegato Malagodi — sono alla sinistra del P.L.I. su posizioni socialistoidi o addirittura marxiste, in contrasto con i principi del liberalismo. E' più a sinistra la D.C., « dove nessuno ha trovato l'energia necessaria per ricondurre La Pira nei limiti che gli competono come sindaco di un Comune italiano > (e qui si è avuto l'applauso più caloroso di tutto il discorso). Più a sinistra il P.R.I. e il P.S.D.I., con i quali, pur collaborando, non è immaginabile alcuna stabile unità d'azione. Per meglio chiarire il suo pensiero l'oratore ha fatto la ipotesi di un effettivo sganciamento del P.S.I. dal P.C.I.: ebbene — ha detto — quel giorno noi faremmo ai socialisti il saluto delle armi, ma rimarremmo fermamente loro avversari politici e faremmo il possibile per impedire la formazione di un governo appoggiato da questa parte. Le nostre concezioni politiche ed economiche sono radicalmente diverse. E di fatto non abbiamo alcuna intenzione di servire nella presente coalizione da foglia di fico per -una sostanziale apertura a sinistra. Se ai volesse non tener conto delle nostre istanze anche nel campo economico, il nostro posto sarebbe all' opposizione. Con ciò Malagodi non ha inteso farsi paladino di un't apertura» verso i gruppi di destra Al contrario: ne ha illustrato con particolare cura l'inaccettabilità delle posizioni ideologiche per definire il suo obiettivo: sostituire il PLI alle destre, lasciando il MSI alle sue chiusure nostalgiche e corrodendo le basi dei monarchici e della destra democristiana. La condizione per raggiungere tale obiettivo ovviamente è che l'attuazione di un indirizzo economico imperniato sull'opposizione ad ogni nazionalizzazione e ad ogni dirigismo, nella fiducia assoluta che l'iniziativa privata riesca a guarire i mali cronici della società italiana, non si scontri alla lunga con l'opposto indirizzo della maggior parte dello schieramento democratico. Ed è necessario anche un elettorato di destra in grado di capire i vantaggi della sottile « difesa elastica > prospettata dal segretario liberale. Risulterà abbastanza chiara, da questi cenni, la distanza dal liberalismo illustrato all'EUR, da quello che ha portato alla formazione del nuovo partito radicale. Malagodi, ad ogni modo, ha fatto il possibile per lasciarla sullo sfondo e sfumare i temi polemici. Qjuando ha dovuto accennare alla scissione, Io ha fatto con estrema prudenza, mostrando stupore per le accuse ed I rilievi che gli rivolgevano gli avversari. La platea era pronta a sottolineare con applausi le critiche dei secessionisti. Ma per un paio di volte egli l'ha fermata ammonendo: « Sono argomenti tristi, non da applausi >. Aveva inserito nel testo una definizione ironica: < I quattro cavalieri dell'Apocalisse radicale > contro i leaders della secessione: leggendo ha tralasciato anche quella. Ha condensato tutto il suo malumore in una frase: «Si tratta di un piccolo gruppo di uomini che pretendeva poco meno che il diritto esclusivo di guidarci. Quando si è accorto di avere trovato un ostacolo ha gettato la maschera ed è uscito sbattendo le porte >. Avendo rassicurato gli esponenti del centro che sono rimasti nel partito e fronteggiato la pressione della destra, l'attuale segreteria può sperare di mantenere il controllo del congresso fino alla fine. E difattl ha già annunciato che vi sarà una mozione unitaria. Dalla discussione politica che inizìerà domani dopo le relazioni organizzative, non ci si attende' molto. Sarà interessante, invece, vedere il rapporto di forze che si stabilirà al momento della distribuzione dei posti nel nuovo organismo direzionale. Enzo Forcella Da sinistra: Martino, MalagodI, De MadariagaeDe Caro durante la seduta inaugurale (Tel.)

Luoghi citati: Capua, Roma