Conservatori e progressisti

Conservatori e progressisti Conservatori e progressisti Roma, 8 dicembre. Sarebbe grave errore considerare la scissione del partito liberale come il segno di una semplice crisi di insofferenza tra uomini che, militando nella stessa formazione politica, hanno finito per accorgersi dell'inconciliabilità delle concezioni che rispettivamente professavano. Le ragioni sono assai più profonde ed il significato, in un certo senso, e assai più lieto : non ci troviamo, infatti, di fronte ai soliti tediosi casi di personalismo, malattia pur frequente nella nostra vita pubblica, ma in cospetto di una situazione politica generale che merita l'interesse più attento. Il Paese sta attraversando da qualche tempo una fase di trasformazione che ha tutte le caratteristiche di ul. vero rivolgimento. Sono in crisi i partiti, gli schieramenti, le stesse opinioni di destra. I monarco-nazionali di Covelli ed i monarco-popolari di Lauro hanno visto diminuire il loro credito ed il loro prestigio in quegli ambienti conservatori e in quegli strati tradizionalisti della nostra società che hanno ingrossato fino al 1953 le file dell'elettorato di destra. E' in decadenza e va perdendo di mordente ogni giorno di più la nostalgica propaganda dei fascisti; e le vicende che travagliano la vita interna di ?ueste formazioni, P.N.M., '.M.P., M.S.I., altro non sono che il riflesso di una più vasta crisi di sfiducia che indebolisce e disperde la loro « base ». L'on. Malagodi, conservatore per convinzione, assertore sincero degli interessi tradizionali della destra politica ed economica, ha sempre concepito la funzione del partito, che una sua buona stella lo ha condotto a capeggiare, in senso chiaramente conservatore. Non ne ha mai fatto mistero, anzi si è sempre battuto con impegno contro le opposte concezioni di un gruppo di suoi compagni di partito — i Villabruna, i Carandini, i Pannunzio — che impersonavano un'altra delle anime in cui si esprime il liberalismo: l'anima giolittiana, per intenderci, in contrasto con l'anima salandrina. Anche Salandra, d'altra parte, ha titoli per rappresentare talune esigenze liberali, e Malagodi di Salandra si sente a buon diritto di essere l'erede. Nulla di male, ovviamente. In una società politica bene ordinata c'è posto anche per i conservatori, e di un partito di conservatori serio ed onesto si sente anzi il bisogno in Italia, dopo le disordinate esperienze del qualunquismo, i romanticismi dei monarchici legittimisti, le deprecate rivendicazioni dei fascisti: di tutti coloro, cioè, che, in modo avventuroso e irrazionale e sostanzialmente antidemocratico, si sono offerti fino ad ora all'elettorato italiano come i soli possibili interpreti della tradizione conservatrice. Se l'on. Malagodi riuscisse nel suo intento di costituzionalizzare e liberalizzare l'attuale destra anarchica italiana, si guadagnerebbe qualche titolo di indubbia benemerenza nei riguardi del Paese. Sarà appena il caso di avvertire, comunque, che la riuscita dell'operazione alla quale si accinge è strettamente condizionata ad una sua rigorosa sincerità di linguaggio: se, infatti, egli volesse, nel corso del congresso che domani si inaugura, perpetuare un certo equivoco, mascherando come « centriste » le forze autenticamente conservatrici che oggi lo seguono e quelle al cui appoggio naturalmente aspira, il suo tentativo sarebbe destinato ad un assai melanconico fallimento. Se ancora egli ha diritto di chiamarsi liberale, nessuna pretesa mio avanzare di definirsi un uomo di centro. H centro, nell'attuale schieramento politico italiano, è chiaramente altrove. Fedeli ad una vera.politica di centro, nella misura e nel senso in cui questa è concepibile nel nostro Paese, sono i dissidenti del P.L.I., anch'essi liberali, ma che la contingenza ha costretto a cercarsi un altro nome. Essi hanno avuto modo di osservare come, nei settori più vicini alle loro posizioni, un'altra vasta crisi di trasformazione si sia iniziata e sia tuttora in corso, per molti aspetti analoga a quella che travaglia la destra. E' in crisi, infatti, anche il centro-sinistra. Ai socialdemocratici ed ai repubblicani non sembrano arridere prospettive di largo sviluppo; i vari gruppi e movimenti laici del tipo di « Unità popolare n non stanno dimostrando di avere grandi possibilità di presa sulla pubblica opinione: insomma anche in questa zona vi sono segni di un disorientamento pericoloso. Per contro — non è ignoto — l'astro di Nenni pare in ascesa, e questa sua fortuna può esercitare gualche suggestione su molti animi incerti. Perdurando l'attuale stato di crisi nel settore del centro - sinistra si verrebbero a creare fatalmente le condizioni in cui soltanto un Fronte popolare apparirebbe il rifugio per tutti coloro che non si sentono democristiani e conservatori non sono. L'alternativa che offrono i fondatori del partito radicale, i quali aspirano ad un cartello delle cosiddette forze laiche, può essere l'ultima capace di salvare una larga parte dell'elettorato italiano dal livellamento in un Fronte marxista popolare. In questo senso, anche il successo degli amici dell'on. Villabruna sarebbe portatore di grandi benefici per il nostro Paese. Sgombrato, quindi, il campo da certe apparenze personalistiche, considerata più attentamente la situazione, si può del resto concludere con una nota di netta soddisfazione -per le iniziative che si sono assunti rispettivamente i due gruppi liberali. Consolidare la democrazia fornendo al centro ed alla destra due nuove valide piattaforme, è impresa ben degna del liberalismo italiano. Che dal suo vecchio tronco vengano espresse, nel momento più utile, forze capaci di operare decisamente su una realtà che è stata riconosciuta con chiarezza, è motivo che consente di conservare fiducia nelle possibilità del più antico e più glorioso movimento politico italiano. Vittorio Gorvesio uiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiitiiiiiiiiiiitiiiiiii

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