Vecchia Milano in palcoscenico

Vecchia Milano in palcoscenico IMMAGINI E ATMOSFERE DELLA FINE DEJLL'800 Vecchia Milano in palcoscenico E' un dramma del, Bertolazzi % ruvida e spregiudicata umanità sullo squallido sfondo delle Cucine Economiche e delle fiere dei bastioni; paesaggio nebbioso e proletario della capitale lombarda come la videro Paolo Valera ed Emilio De Marchi (Nostro servizio particolare) Milano, 6 dicembre. Il povero Simon! sosteneva sempre che in Italia l'unico teatro nazionale è il teatro dialettale. Era un suo paradosso che esisteva una lingua italiana scritta, ma non un linguaggio italiano parlato, vera lìngua viva degli italiani essendo il dialetto, per cui solo il teatro dialettale è genuinamente teatro. Ed egli ne trovava una conferma d'ordine più generale nel fatto che ancora non abbiamo in Italia una società italiana vera e propria; ma unicamente società regionali, delle quali il teatro nosaa essere fedele specchio. Pensavo a lui assistendo alla prima rappresentazione del Nost Milan, il dramma di Carlo Bertolazzi che è uno dei classici del teatro dialettale milanese, e che il Pìccolo Teatro dì Milano ha iscritto quest'anno in testa del suo cartellone. Avrebbe sentito come una conferma della sua tesi in questo Interesse che spinge il più giovane, vivo e ispirato complesso teatrale d'Italia a cercare, non come riesumazione retrospettiva, ma come una opera piena ancora dì scenica forza e di espressiva vitalità, queBto pezzo forte A°\ nostro teatro popolare che da trentasei anni non si era più rappresentato. Perchè El nost Milan si distingue nella nostra letteratura vernacola per l'ambizioso sviluppo collettivo del tema: più di cinquanta personaggi! E' un quadro della « povera geni» nella Milano tra il '90 e il '900, formicolante di personaggi e di macchiette, colti sullo squallido sfondo delle Cucine Economiche e delle fiere dei bastioni, nei loro brindelli, nella loro ruvida e spregiudicata umanità. Tubercolotico rampollo della scapigliatura, Carlo Bertolazzi sentì tutta la nera poesia di questo mondo di disperati, e ne cavò un dramma che nel suo ottocentesco vignettiemo, è di una inconsueta asprezza. E', se possiamo dire, neorealismo in anticipo dì mezzo secolo. Scritto nel '93, vi spirano già i fermenti che daranno la grande vampata del '98; per cui è anche storicamente tipico documento di un'epoca. Ma è in dialetto: era dunque, in questo momento in cui non esiste più.nessuna compagnia milanese, un'opera morta. Le fortune dei nostri teatri dialettali sono sempre locate alla persona dell'interprete. (Qui si lascia naturalmente fuori Il teatro veneto, a cui Goldoni ha dato per sempre un posto a sè). Sinché esiste l'attóre celebre, l'attore popolare, esiste anche il teatro. Muore Govi, muore Barrella, tutto si arena — sino al prossimo. Ora c'è una parte di questi repertori vernacoli che è fatta su misura dell'attore, ed è naturale che decada. Ma anche il teatro dialettale ha i suoi classici, opere salde organiche geniali, che rappresentano un apporto permanente alla cultura nazionale. E' giusto, proprio nell'interesse di questa cultura, ch'esse vengano sistematicamente seppellite? Perciò l'esperimento del Piccolo Teatro ha una portata che va oltre il caso stesso. E' la dimostrazione che è sempre possibile anche a una compagnia ordinaria, rinforzando le proprie file con l'apporto speciale di attori dialettali, come ha fatto per l'occasione il Pìccolo Teatro, mettere in scena questi classici; basta naturalmente che ci sia una regìa. Tra i trentotto attori che ci muovono nel Nost Milan numerosi sono gli elementi di provenienza dialettale, a cominciare da Emilio Rinaldi, il Peppon, che uroviene ancora dalla famosa compagnia Sbcdio, ma parecchi anche se milanesi, come Tino Carraro e Valentina Fortunato, hanno sempre recitato in italiano, e molti, come il Rissone, il Fanfani, il Matteuzzi, il Dandolo, lo Chazalettes, che fanno parte della stabile del teatro, non sono nemmeno lombardi. Eppure Strehler è riuscito a fonderli in una rappresentazione unitaria che ha il sordido rilievo e insieme la misteriosa trasparenza dei paesaggi di periferia milanese del '90, la Milano nebbiosa e proletaria di Girolamo Induno. di Mose Bianchi, di Emilio De Marchi e di Paolo Valera; per cui attraverso l'immagine ' e l'atmosfera diventa comprensibile anche quello che sfugge attraverso il dialetto. Basta che ci sìa una regia, e che ci sia soprattutto < un teatro ». Questo Piccolo Teatro della Città di Milano funziona oramai Ininterrottamente da otto anni. E non solo, ma a capo ci sono sempre gli stessi, Grassi e Strehler. Lavorano insieme da otto anni, fanno del teatro e non hanno ancora litigato! Dite voi se non è un fenomeno curioso. Il Burgthea- ter che vuole festeggiare la sua nuova sede invitando «i migliori teatri d'Europa», ha invitato per l'Italia il Piccolo Teatro, e ho da dirlo? Paradosso per paradosso io porterei a Vienna El nost Milan. f. 8.

Luoghi citati: Europa, Italia, Milano, Vienna