Profilo di Bach

Profilo di Bach Profilo di Bach Una piccola cartina è sufficiente a rappresentare con vignette di città, chiese, corti principesche, l'itinerario di Giovanni Sebastiano Bach, che mai varcò i confini della patria. Benché terrenamente ristretto, in una società i cui scambi culturali con le nazioni vicine si affrettavano, lo spirito aleggiava. I pochi viaggi e le soste o brevi o lunghe sono i dati più certi nella sua vita, mentre le cagioni, le necessità, i casi, di molti atti, e le occasioni native e la sorte di moltissime sue opere, restano anche ai più zelanti biografi oscure. Tempo senza giornalismo, di poco lustro per un artista laborioso e lontano dalla moda. Può darsi, forse, è verisimile, e quante parole di dubbio, d'ipotesi, di congettura, recano il rammarico delle inutili ricerche archiviali, tutte ricorrono caute anche nel più recente volume, tradotto dall'inglese, Bach et sa famille (Parigi, Correa), di Karl Geiringer, viennese, ora docente di Storia a Boston, una compilazione solertissima, istruttiva nella descrizione delle opere di tutti i Bach, e riassuntiva della formazione e dei caratteri del famoso e sommo. Un profilo e un commento ne emergono facili. Iniziato da non illustri maestri alla tecnica degli istrumenti più concertistici, provvide da sè, quasi senza guida, agli studi culturali e compositivi. A mano a mano che biblioteche di musiche vocali e strumentali, religiosa e profane, tedesche e straniere, dal Quattrocento ai suoi giorni,' gli si aprivano, cercava le opere più varie, e le copiava per serbarle, le ristudiava, le esemplava. Quasi autodidatta, dunque, si formò col procedimento allora seguito dai maggiori: cognizione di stili diversi, analisi delle strutture, rical co per l'esercizio della mano e del gusto, continuazione, senza salti, delle tecniche altrui, poi tentativo di esprimere i propri sentimenti nell'ambito accade mico della retorica. L'esperien za vagò dal canto al violino, alle viole, dalla tastiera del clavicembalo a quella dell'organo, in tutte le forme usate nella Chiesa e nella Camera, ma non oltrepassò la soglia del teatro. E se compose prima e per molti anni soprattutto opere strumentali, e più tardi quelle vocali in maggior numero, ciò avvenne non per sua preferenza, ma per necessità nella carriera. Studiò anche la Logica c la Retorica, e queste discipline influirono sulla sua mentalità. La esegesi delle composizioni ne fa certi. L'acquisita formolazione logica regolò al lume del Razionalismo le vicende non solo del contrappunto, ma anche della sintassi e del fraseggio nel rigore del ciclo tonale, e pur usò nella commistione melodica, armonica e contrappuntistica, combinazioni inusitate, eslegi, la cui eccezione rarissima va intesa come espressione d'un'urgenza drammatica, essendogli del tutto estraneo quel concetto della politonalità, che qualche odierno infatuato gli attribuisce. Regolata dalla Retorica, l'ars oratoria, scienza dell'insegnare, del commuovere, del dilettare, prescriveva fra l'altro la successione delle parti inventive e decorative. La composizione bachiana mostra l'osservanza di tali requisiti. Le figure, numerose nei manuali di retorica, si riscontrano pure nella musicalità, e specialmente interessano quelle di cui la concettosità suggeriva al musicista analogie, o soltanto visuali, (il cosi detto «simbolo», che meglio si qualificherebbe: ideogramma), o tale, ed anche, com'è necessario, espressiva, per esempio nelle immagini di « fiamme » o di « eternità ». ' • Accanto alla formazione culturale quella mentale e religiosa è anche meno documentata; non si saprebbe assegnare a consuetudini e pratiche diffusissime un valore indicativo. Intravvedere nelle forinole d'ossequio frequenti nelle lettere superstiti e nelle dediche un'inclinazione di lui alla servilità, sarebbe ingiusto. D'altra parte alcuni scatti e atteggiamenti sembrano propri d'un temperamento sdegnoso, eccitabile anche contro i potenti. Proponimenti e consigli mostrano con la fermezza e la precisione una convinzione di bene operare in favore dell'arte, che esclude qualsiasi personale interesse. Le esclamazioni devote, quasi motti, inscritti in fronte o in calce di parecchi suoi autografi, non rivelano una genuflessione dal btsl baciapile. La laudatio Dei era tradizionale, e soprattutto resistente nella concezione teologica dell'arte, che egli forse teoricamente sostenne, mentre nella realizzazione delle ispirazioni lasciò fra le esperienze sentimentali, i Luterano' nelle radici, sentì e cantò sublimemente il dramma cristiano del Peccatore e del Salvatore, della vita e dell'ai di là, e per tale artistica «'iblimità potè restare indifferente a contatti, ad ambienti opposti. Se talune deduzioni sono esatte, talvolta rifuggi dal pietismo, talvolta ne fu attratto. Ma, riflettendo, non si può elevare a certezza , un elemento labile. Nella moltitudine delle interpretazioni luterane ' e nel corso del Sei-Settecento, il rapporto fra l'ortodossia dogmatica e un singolare fervore mistico, quasi ascetico, oscillava. E l'aver egli intonato qualche testo da Cantata intriso d'un certo pietismo blando e tenero, non è un dato decisivo, essendo malagevole scoprire nelle . modulazioni meramente musicali il movente pietistico. Fra le missioni morali sentì emergere l'elevazione dell'arte e della cultura, la quale assorbiva la pratica della pedagogia. Se fosse lecito trarre da poche notizie un indizio del suo impegno scolastico, sembrerebbe che, costretto in fastidiosi e mediocri offici, abbia alquanto trascurato gli obblighi. Ma anche si desume che mirava a più alti scopi; forni agli studenti le Invenzioni e // clavicembalo ben temperato, la cui bellezza, eccettuate alcune pagine, fa obbliare il fine didascalico, e propugnò, sia presso le Corti, sia nelle Chiese, il miglioramento del comporre e dell'eseguire, e per un tale ideale non evitò ostacoli e rischi morali ed economici. Pare dubbia la possibilità di rispondere al ripetuto quesito, se la sua arte sia. da considerare fase terminale, conclusiva, di una mentalità e d'una tecnica, o momento iniziale d'una, concezione nuova. Si rammenti-'Infanto Che il suo tempo era dominato dalla retorica, le cui norme sempre influiscono anche sulle più glel'dratove ncmsicdodtodunsesilub";unuMUiiuiiMiiiiMniuiMiiniiMinHMii!iiiiHHH gagliarde fantasie. Malgrado tale freno, la parte più felice dell'enorme opera, la più espressiva di lirici drammi, presenta intiera, nella tecnica in cui lo spirito trovò l'adeguata forma, le novità di lui, donde altri mossero; e ciò si scorge segnatamente, sia nei più congegnati organismi contrappuntistici, e vocali e strumentali, la cui intensità espressiva anima la ferrea disciplina canonica, sia nelle vaste tragedie, come le Passioni, che ancor oggi paiono compiutezze fuori del tempo. Come il contrappunto di Palestrina, cosi la polifonia di Bach, contenne un termine e un nascimento dell'eterno divenire. Stupisce, sì, la cronaca delle sette generazioni dei Bach musicisti, ma più l'universalità di lui, che ai contemporanei sembrò un « superato ». A. Della Corte "uiiiiHiiiiiiiiniHiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiii

Persone citate: A. Della, Bach, Correa, Giovanni Sebastiano Bach, Karl Geiringer

Luoghi citati: Boston, Palestrina, Parigi