Le vendite a rate di Ferdinando Di Fenizio

Le vendite a rate Le vendite a rate Un volume massimo di 350 miliardi riguardanti i soli beni di consumo - Predisporre gli strumenti legislativi per inquadrare il fenomeno - Esclusa la necessità di controlli immediati Non è facile definire che s'intenda per credito a rate e distinguere questa forma di concessione creditizia da altre simili. Tuttavia i requisiti essenziali perchè vi sia credito a rate si dicono i seguenti: 1) il debitore ottiene l'immediato possesso della merce che egli acquista; 2) il credito è ripagato per mezzo di «rate» ad intervalli fissi; 3) il tratto di tempo in cui rimane in vigore l'elargizione creditizia è breve o di media lunghezza. Vale a dire, da pochi mesi a qualche anno. H credito a rate suol distinguersi, inoltre, seguendo la più comune classificazione dei beni economici. Vi è, dunque, un credito a rate per l'acquisto dei beni strumentali: come sarebbero macchine agricole, .utensili, attrezzature mediche ecc., nonché un credito per l'acquisto di beni di consumo dui evoli (come le apparecchiature elettrodomestiche) oppure, semi-durevoli, come tessuti e calzature. Nè sono distinzioni superflue; perchè gli effetti di queste concessioni creditizie sul sistema economico dipendono, in gran parte, dalla natura dei beni che, con esso, furono acquistati. Ciò andava premesso per chiarire la natura di un recentissimo convegno, indetto dalla Camera di Commercio di Milano. Esso riguardò il credito a rate; o, come anche si disse, le vendite a rate. Ma fu limitato ai beni di consumo. Sicché non converrà dimenticare, leggendo in appresso, stime, illazioni e conclusioni, che vi è una grossa porzione del credito rateale (quello riguardante i beni strumentali) che ancor rimane in ombra. E meriterà pur di essere lumeggiata. Accontentiamoci, però, di quanto è per ora acquisito. Quali furono i risultati del recente raduno? Primo: si tentarono certe stime, per quanto grossolane, sul volume delle esaminate concessioni creditizie. Ed ecco le cifre. Nel '54 il volume complessivo del credito al consumo è stimato a 500 miliardi, cifra non enorme, ma neppure ; insignificante, di fronte ai 9000 miliardi di lire che costituiscono, in quell'anno, il totale dei redditi disponibili in Italia. In quell'ambito 300-350 miliardi di lire costituiscono l'ammontare complessivo delle vendite rateali al consumo ; le quali, ancora, si ripartiscono in 200 miliardi circa, rivolte ai cosiddetti beni durevoli; ed in 100-150 miliardi di lire circa di credito verso beni di consumo semidurevoli, come tessuti e calzature. Il panorama è completo. Poco, si rifletterà. Ed anche al Congresso qualcuno fu sorpreso per l'esiguità di queste cifre, attinenti un fenomeno tanto discusso. Ma è da tener conto altresì che il credito al consumo cresce rapidamente, e più che proporzionalmente allo sviluppo del reddito. Lo dimostra, oltre che l'esperienza altrui, un'interessante indagine compiuta dal Ministero dell'Industria e Commercio e lodevolmente presentata, per la prima volta, in questa adunanza. Essa giunse a due conclusioni principali: le vendite rateali costituiscono all'incirca il 16% di tutte le vendite di beni di consumo; poi, le vendite rateali non soltanto sono in aumento in Italia; ma già ora, nell'ambito nazionale, prevalgono sotto questo aspetto le zone più ricche; mentre stanno parecchio indietro le zone più povere. Sicché si può dire che il credito al consumo, concesso contro pagamento rateale, ora modesto, acquisterà importanza nei prossimi anni, se il nostro Paese si svilupperà rapidamente come negli anni passati. Ma con quali effetti economici generali? Questo è il secondo interrogativo, dibattuto al Congresso. E se taluno, come il Travaglini, procurò con una delicata analisi, di porre in luce anche i vantaggi di questi crediti (ed è indubbio che di loro vantaggi, per la struttura della produzione, si può parlare poiché il credito rateale attenua la discontinuità nella domanda di certi beni e facilita le imprese, nell'aumentare le loro dimensioni, raggiungendo spesso più bassi costi medi), quello stesso relatore e molti altri s'indugiarono sui pericoli di una eccessiva espansione delle vendite rateali: maggior rigidezza nel piano dei consumatori; diminuzione del risparmio disponibile ; aumei'j dei saggi di interesse; accrescimento, in qualche caso, di pressioni inflazionistiche. Talché nessuno si sorprese quando il Vito, relatore generale, negò altresì risolutamente che il credito al consumo potesse attenuare le onde cicliche (il che è innegabile per quelle di media durata, mentre si può discutere per lGppsvoqpuncttsriiltPmllmccsrrSscdagclgcsglFcnanz le onde brevi ) ; mentre il Guidotti riassumeva il suo pensiero in questo vibrato periodo: la difesa del risparmio disponibile, per investimenti privati, si deve ormai fare su due fronti: quello degli investimenti pubblici improduttivi, da un lato; quello della destinazione del risparmio a crediti di consumo, dal lato opposto. Discendeva a buon diritto da questa diffidenza verso il credito a rate una serie di giudiziosi propositi: il seguire d'ora innanzi, con idonei struménti statistici, la dinamica del credito rateale al consumo in Italia. Predisporre poi, accuratamente, gli strumenti legislativi per controllare, all'occorrenza, questo fenomeno economico; 'ove le circostanze generali (nonché particolari a questo settore) lo consigliassero. E questo è, a nostro parere, il frutto maturo del recente convegno milanese. Se esso per davvero potesse spronare regolari ricerche presso chi ■■oncede cre-i dito a rate, oppure pressoi nnimmiimimiiiHiiimmiiiniiiiiHinimiiiiii chi risconta gli effetti cambiari che sorgono in dipendenza di questa sorta di credito, oppure, ancora, presso le unità di consumo, cioè le famiglie (che in un primo tempo beneficiano di queste concessioni creditizie, poi sentono il grave peso dei connessi pagamenti), onde prima o poi si potesse disporre delle serie storiche che altrove sostengono le decisioni di politica economica, in questo campo; e se altresì questo raduno potesse ridestare quelle leggi (oggi inesistenti) che sono indispensabili a dominare all'occorrenza questo settore dell'espansione creditizia, nessuno oserebbe poi dire che, nel convocarlo, si sia gettato tempo e denaro. Che occorra, però, controllare subito le vendite a rate, è escluso. Lo dimostra l'anzidetta esiguità di questa esposizione ireditizia; e l'ha dichiarato poi, apertamente, lo stesso ministro Cortese ier l'altro, come già è stato riferito su queste colonne. Ferdinando di Fenizio

Persone citate: Guidotti, Travaglini

Luoghi citati: Italia, Milano