La nuova carrozza di tutti

La nuova carrozza di tutti La nuova carrozza di tutti Di tanto in tanto un mi- | nistro del Tesoro o delle Finanze si reca a Montecitorio o a Palazzo Madama, e con aria contrita, lo sguardo basso, ammette che, si, è esatto, la pressione fiscale sulla motorizzazione ha raggiunto in Italia il punto massimo di sopportazione. Dopo questo preambolo accorato viene l'annuncio che, per far fronte alle nuove spese statali, è purtroppo necessario aumentare le tasse sulle macchine o sui conducenti. E' uno spettacolo ricorrente a periodi Assi, con abbastanza regolarità. Il motivo che si dà dell'inasprimento fiscale è che, se da una parte gli automobilisti sono soffocati dalle tasse, coloro che non posseggono l'automobile stanno certamente peggio. Sulla falsariga di questa considerazione nei giorni scorsi un gruppo di senatori comunisti e socialisti ha chiesto che la tassa sulle patenti di primo grado fosse portata dalle attuali 3000 lire a 10.000. Gl'incauti parlamentari sono stati sconfessati il giorno dopo dai rispettivi Partiti, e appare sin d'ora certo che la richiesta di aumentare una tassa dall'oggi all'Indomani del 233 % sarà, almeno per il momento, messa a Montecitorio in un angolo morto. Questo tuttavia non significa affatto che anche in Italia si sia dappertutto gettata nella soffitta delle idee retrive l'associazione fra automobile e ricchezza, fra automobile e lusso, fra automobile e superfluo. In molti ambienti della politica e della pubblica amministrazione la parola « automobile » suscita subito immagini di viaggi per diporto, di avventure galanti, di gente oziosa, spenderéccia e godereccia. E questo spiega come mai lo Stato, ogni quai volta abbia bisogno di denaro fresco, provvede subito a mettere sotto il torchio fiscale chiunque possegga una macchina. In breve, la considerazione che chi possiede l'automobile in genere sta meglio di chi l'automobile non ha, si trasforma negli uffici fiscali, a ogni nuova esigenza dell'Erario, in un'altra considerazione: chi ha l'automobile sta bene, chi non ha l'automobile sta male. Tuttavia, la realtà è completamente diversa. Se poco poco ci guardiamo intorno, vediamo che spesso 1 possessori di automobile non hanno proprio di che scialare. Magari l'hanno comperata dì seconda mano, la pagano a piccole rate, mettono la benzina nel serbatoio col contagocce, per essi è solo nient'altro che uno strumento di lavoro. Può anche avvenire che la domenica moltissimi automobilisti di questa categoria che nessuno può chiamare ricca, portino a spasso la famiglia; ma di solito pagano quel piccolo divertimento privandosi di altri svaghi domenicali oppure rinunciando alle sigarette, al cinema, forse anche a spese ritenute necessarie. E' gente che vive al limite, attenta alle minime spese; anche se va in giro in automobile. Ora, ogni aumento di peso fiscale sull'automobilismo impone a molti fra 1 750 mila' patentati italiani il dilemma di rinunciare alla macchina o di abbassare il tenore di vita della propria famiglia. L'esperienza ci dice che quasi sempre l'automobilista povero scioglie il dilemma nel secondo modo, cioè tenendosi la macchina. E si capisce: può dare cibi e vestiti sempre più scadenti al familiari, ma non può privarsi del mezzo che gli consente di lavorare. Quanti si. trovano in queste condizioni? Un'indagine non è stata mai fatta, ma sono sicuramente moltissimi: medici condotti, piccoli professionisti, artigiani, bottegai, candide suore al volante di una « Giardinetta », rappresentanti di commercio... ciascuno di voi può allungare di molto-l'elenco pensando al vicini di casa, a certi impensati incontri fatti su stradine di provincia. Togliere a tutti questi italiani l'automobile a furia di sferzate fiscali è lo stesso che negar loro la libertà di lavorare, non altro significa che contendere il passo al tempi moderni, accentuare il divario tra i ricchi e gli altri: perchè è evidente che gli inasprimenti fiscali, quando sono indiscriminati come nel nostro caso, se da una parte pregiudicano il lavoro, e la stessa lotta per la vita, dei meno abbienti, dall'altra niente a quasi tolgono a chi possiede la ricchezza. Infine, anziché dare addosso agli automobilisti, solo perchè tali, dovrebbe essere massima cura di uno Stato moderno sollecitare quanti più cittadini può a progredire, ad aumentare il loro rendimento, a darsi una maggiore liberta di movimenti, che in molti casi può anche significare maggiori possibilità di riuscita nella vita. Forse quando lo Stato avrà capito il nesso fra motorizzazione e progresso, l'Italia cesserà di aggirarsi fra i gradini più bassi nella scala degli indici economici eu- ropei- Nicola Adolfi

Persone citate: Assi

Luoghi citati: Italia