Un antibiotico contro il cancro

Un antibiotico contro il cancro La guerra che interessa tutta l'umanità Un antibiotico contro il cancro La scoperta sarebbe stata fatta in un istituto scientifico giapponese e presto si dovrebbero iniziare esperimenti su soggetti umani Tokio, 1 dicembre. Il prof. Hamao Humezawa, dell'Istituto nazionale giapponese d'igiene, ha annunciato la scoperta di un antibiotico che avrebbe una notevole importanza negli studi per la lotta contro il cancro. A quanto sembra, tale sostanza produce una graduale scomparsa delle cellule cancerose net topi e nelle scimmie. Esperimenti su soggetti umani verranno iniziati quanto prima. Il nuovo farmaco, ottenuto da una sorta di fungo, dovrebbe essere per il cancro, secondo il. prof. Humezawa, quello che la streptomicina è per la tubercolosi. Ieri l'ormone di flo-ri del Caucaso, oggi un nuovo antibiotico vien vantato per la cura del cancro. Evidentemente il profano non può che restare stupefatto di fronte a questo germogliare di pretese nuove terapie anticancerose, soprattutto perchè gli annunci provengono da fonti degne di rispetto. Solo mantenendo immutate le riserve poste nel nostro ultimo commento, possiamo dir qualcosa anche nei riguardi del nuovo ritrovato nipponico. Si dice, dunque, che il prof. Hamao Humezawa, dell'Istituto nazionale giapponese di igiene, ha saggiato contro il cancro un antibiotico di nuova scoperta ed ha potuto accertarne il potere dissolvitore sulle cellule maligne. Ciò in laboratorio, in topi e scimmie, quanto dire su tumori indotti. Fin qui nulla da obiettare; che la possibile influenza di antibiotici sull'arresto e magari sulla regressione di qualche forma tumorale maligna è già stata provata da qualche tempo non solo sperimentalmente, come og*»i a Tokio, in certi laboratori americani, ma addirittura In campo umano, per la prima volta in Germania. L'importante è vedere, invece, se il nuovo antibiotico, che avrebbe avuto risultati tanto soddisfacenti nei cancri sperimentali, portato in .clinica non dimostri nell'uomo scarso margine di sicurezza tra dosi terapeutiche e dosi tossiche. Ciò perchè sinora quanto ha frenato l'impiego terapeutico di certi antibiotici, che contro qualche tipo di canoro avevano dimostrata azione incoraggiante in laboratorio, è stata proprio la preoccupazione della loro intensa tossicità. Solo l'actinomicina ha avuto possibilità ancor recente di impiego ospitaliero, ma anch'essa dopo un'abile depurazione per merito di Hackmann. Era stata, difatti, scoperta ad opera di Waksmann, cui non era sfuggita la singolare capacità di reprimere sviluppo e moltiplicazione di « certe » cellule cancerose. Quell'antibiotico aveva, però, rivelato un'azione collaterale tanto tossica da renderne impossibile il tentativo di applicazione in campo umano. Waksmann era allora sulle soglie della scoperta della streptomicina, che l'avrebbe poi portato alla gloria; quindi accantonò la cosa. Ripreso da altri lo studio sulle proprietà dei diversi < actinomiceti », più netto balzò il fatto che alcune varietà di essi, oltre a possedere azione antibiotica, quanto dire contro germi, sono dotate di incontestabili virtù «citostatiche», ossia frenatrici di quella moltiplicazione cellulare, che in forma anarchica è alla base dell'accrescimento tumorale. Dimostrato che una delle sostanze chimiche terapeuticamente attive deriva dal miscuglio di tre diversi tipi di actinomiceti, C uno, C due e C tre, nacque da quest'insieme la actinomicina C, che in laboratorio dimostrò la sua azione « citostatica » frenando le cellule più giovani in rigogliosa moltiplicazione ed a preferenza quelle del tessuto linfatico. L'orientamento per il genere di tumori maligni eventualmente influenzabili era pertanto segnato, e fu Schulte che per il primo vantò successi discreti con quell'actinomicìna C, chiamata pure preparato H.B.F. 386, in certi casi di cancri linfatico-ghiandolari, presi in fase non troppo avanzata. L'azione terapeutica dell'actinomicina fu paragonata a quella di certi preparati chemioterapici, in parte derivati dalle ben note « azotoipriti » o < mo¬ starde azotate », la cui sfera di influenza riguarda appunto particolarmente due forme di tumori, il linfogranuloma malignò ed il linfosarcoma, che in diverso modo colpiscono le ghiandole linfatiche, Speranza v'era che l'actinomicina fosse superiore, e meno pericoloso il suo impiego. Certo non arrivò, tuttavia, a costituire una auspicata « radioterapia endovenosa»; anzi si presentarono ben presto casi perlomeno di intolleranza, cui Schulte cerco di ovviare precisando nuove tecniche e dosi e rimedi correttivi. Contava egli anzi in una preannunciata actinomicina D, quando un infarto cardiaco lo fulminò prima che il rimedio fosse messo a punto. Questa storia sì è accennata per frenare possibili infatuazioni sul nuovo antibiotico, prima che delle sue prove sperimentali si abbiano i particolari necessari per un sereno giudizio, e prima, soprattutto, che il banco della clinica umana abbia scritto il definitivo verdetto. Perchè, infine, nel mare di incognite in cui ancora sj naviga con la barca del cancro, solo l'esperienza clinina è giudice di ogni teoria, per quanto affascinante appaia sempre l'ultima che sorge.. a. v.

Persone citate: Hackmann, Hamao Humezawa, Schulte

Luoghi citati: Germania, Tokio