La crisi di nervi di Hitler nell'apprendere gli sbarchi alleati

La crisi di nervi di Hitler nell'apprendere gli sbarchi alleati LE MEMORIE DI HEINZ UNGE, EX-CAMERIERE DEL FUEHRER La crisi di nervi di Hitler nell'apprendere gli sbarchi alleati •' Lasciateli sbarcare nel maggior numero possibile, gridava eccitato; li ricacceremo in mare tutti insieme,, - Ma i fatti ben presto smentirono questo piano stravagante iiiiiiKiiiiiiifiiiiiiitiiiiiiitiiiti] iiiifiiniiiiiitiBerlino, novembre. Hitler non fu colto di sorpresa per quel che riguardava il luogo e la data in cui si verificarono gli sbarchi alleati. Ma l'esercito tedesco lo fu. La notizia non era giunta fino ai settori operativi. Il Fuehrer si trovava a Berchtesgaden la mattina del 6 giugno 1944, quando le forze d'invasione si rovesciarono sulle spiagge della Normandia. Da due settimane il personale del vicino Quartiere Generale di Bormann faceva servizio giorno e notte in attesa di comunicare la notizia a Hitler. Agenti tedeschi e francesi delle S.D. erano riusciti ad infiltrarsi in parecchi gruppi di partigiani francesi fingendosi patrioti, ed a svolgere attività di spionaggio trasmettendo poi le informazioni militari sui piani offensivi angloamericani ai propri superiori in Germania. Ad Oberselzberg, noi eravamo iiiiiiiiitiiiiiitiiiiiDiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiT* a a a o . e e o . i i à i i . o a conoscenza, per esempio, delle accresciute attività dell'organizzazione inglese che forniva armi ai partigiani, e ricevevamo dettagliati rapporti dagli agenti tedeschi operanti sul suolo britannico. Ma quando l'invasione fu posta in atto, le unità ivi schierate furono colte di sorpresa: Io Stato maggiore aveva dato poca o nessuna importanza alle informazioni ricevute ed i generali non avevano ritenuto di dover comunicare la notizia ai comandanti dei settori operativi. Quando Hitler ne fu informato, fu colto da una tremenda crisi di nervi. La mattina del 6 giugno egli si era levato per tempo, perchè doveva recarsi a Schloss Klessheim, a circa mezz'ora di macchina da Berchtesgaden, ner dare il benvenuto ad alcuni ospiti importanti. Mi trovavo con Hitler nel suo studio in ?ttesa di Goering, quando giunsero insieme Keitel e Jodl, con la notizia che l'invasione era iniziata. Hitler afferrò la carta geografica della costa francese, che teneva da parecchi giorni sul tavolo, e si precipitò nel corridoio, per andare incontro a Goering, gridando con l'indice puntato sulla carta: « Stanno sbarcando qui... e qui... proprio dove li aspettavamo! ». Era eccitatissimo e dandosi dei grandi colpi sulle gambe, gridava: « Ora siamo in grado di dar loro quello che si meritano ». Le notizie continuarono a giungere con regolarità: altri sbarchi si erano verificati, ma i contrattacchi non avevano avuto successo. Hitler cominciò ad irritarsi. « L'artiglieria dorme ! — cominciò ad urlare — avrebbero dovuto stare all'erta, scoprirli mentre arrivavano, ed iniziare il fuoco appena si fossero avvicinati alla costa. Non si sono curati affatto delle notizie comunicate loro dalle S.D. ». Quando si apprese che le forze d'invasione avevano ormai preso piede sulla costa, Hitler gridò: «Lasciateli sbarcare nel maggior numero possibile: li ricacceremo in mare tutti insieme! ». Egli credeva che la Luftwaffe fosse in piena efficienza, e si compiacque con Goering che l'invasione fosse ormai in atto; e Goering dal canto suo, gonfio d'orgoglio, non fece nulla per smorzare tutta quella euforia. Quando partimmo per Schloss Klessheim, Hitler era addirittura giubilante. Mentre correvamo nella sua automobile blindata, egli disse: «Ormai sono venuto a contatto con l'Occidente. Posso tener fermi i russi finché voglio, e distruggere nel frattempo gli eserciti delle potenze occidentali di fronte al nostro vallo atlantico ». All'arrivo degli ospiti, disse loro che si era finalmente verificato ciò che da tanto tempo desiderava: « Sono finalmente a faccia a faccia con i miei veri nemici ». Ma il 17 giugno, dato che gli eserciti alleati non solo non erano stati ancora distrutti, ma avanzavano rapidamente, Hitler si decise a compiere una visita al Quartier Generale avanzato. A Soissons si tenne una riunione per discutere sull'impiego delle V.L. Hitler dichiarò che lanci di cinquanta di queste bombe dovevano èssere effettuati uno dopo l'altro, incessantemente giorno e notte, buì concentramenti di truppe inglesi che dovevano certamente trovarsi sulla costa meridionale dell'Inghilterra. Gli fu subito risposto che non era disponibile un numero sufficiente di V.L. per effettuare un tale bombardamento. Allora il Fuehrer si adirò e prese ad urlare: « La Luftwaffe è indebolita. Non abbiamo aerei per combattere gli inglesi e gli ameriaanl. L artiglieria, invece di arare all'erta, ha dormito, ed ora non ci sono neppure abbastanza V.L. Debbo pensare a tutto io? ». Poco dopo il nostro ritorno a Berchtesgaden, un altro burrascoso colloquio si svolse tra il Fuehrer e Rommel. Hitler aveva dato preciso ordine che un'isola fortificata situata al largo di Cherbourg, dovesse essere abbondantemente rifornita di munizioni, di viveri e di tutto ciò che fosse stato necessario per sostenere un lungo assedio, nel caso in cui la terraferma fosse stata conquistata. Giunse invece un messaggio che informava che l'isola fortificata era stata facilmente espugnata dal nemico perchè i rifornimenti non erano giunti. Questi si trovavano tuttora in un deposito a trecento chilometri di distanza. Hitler s'infuriò contro Rommel: «Io non posso pensare a tutto da solo. Ci dev'essere qualcuno del quale io possa fidarmi. Posso organizzare anche i dettagli quando la mia mente è occupata dal tanto più importante problema del come controbattere il nemico invasore? Rommel, questa stupidità ci ha fatto già quasi perdere la guerra. Neppure i vostri uomini combattono come dovrebbero ». Uno o due giorni dopo, giunsero dei dispacci che informavano che il fronte aveva ceduto in alcuni punti e che non erano disponibili rinforzi per turare le falle. Hitler aveva impartito ordini precisi perchè riserve di uomini e depositi di munizioni fossero tenuti pronti a due o trecento chilometri di distanza dal Vallo Atlantico, per essere inviati, al momento opportuno, dove ve ne fosse stato bisogno. Ci fu un'altra scenata. Il Fuehrer definì questa inosservanza dei suoi ordini «un atto criminale dei suoi generali ». Egli incolpava con sempre maggiore violenza Goering degli insuccessi della Luftwaffe: « I vostri aviatori non vogliono più affrontare il minimo rischio! », gridava di continuo. Le buone notizie per il Fuehrer furono assai scarse in questo periodo; eppure egli si aggrappava ad ognuna di esse come ad un filo di speranza: rimase per esempio assai soddisfatto nell'apprendere che le isole del canale, Jersey e Guernesey, non erano state riconquistate dal nemico. « Da queste isole — egli disse — potremo lanciare degli attacchi alle spalle degli eserciti alleati e sottoporli ad una continua azione di disturbo dando loro la sensazione di un perenne pericolo ». Subito dopo l'invasione, Fegelein venne a trovarmi: «Lìnge — egli mi disse — dovremo vigilare sul Fuehrer. C'è in arie, qualcosa di grosso, una specie di piano segreto. Himmler lo sa, e noi dobbiamo tenerci pronti a sventare qualsiasi macchinazione >. Chiesi a Fegelein il significato di quelle oscure parole, ma egli non volle aggiungere altro. Pensai che dovesse trattarsi di un complotto, ma naturalmente non dissi nulla al Fuehrer, quello sarebbe stato, se mai, compito di Fegelein o di Himmler, non mio. Tuttavia mi sentivo a disagio. Anche Hitler doveva essere venuto a conoscenza di qualche cosa, perchè ripeteva incessantemente che la maggior parte dei suoi ufficiali superiori erano dei traditori e che il morale dell'esercito era a terra. Mi trovavo al Quartiere Generale quando giunse un dispaccio che dava notizia delle sempre più numerose diserzioni di ufficiali, che abbandonavano i loro reggimenti e cercavano scampo insieme alle loro ragazze in Francia, nel Belgio e in Olanda. Altro motivo di contrarietà per Hitler in questo periodo erano i discorsi di Churchill, ch'egli continuava a farsi tradurre in tedesco. Quando leggeva le imprecazioni lanciate contro di lui dal premier britannico, egli soleva levare lo sguardo dal foglio ed esclamare: «Altrettanto a te!». Quando si seppe che facevano parte delle forze d'invasione soldati provenienti da tutte le parti dell'Impero britannico, Hitler sogghignò: «Me lo aspettavo. L'Inghilterra è sempre stata capace di far combattere e sudare altri popoli per lei. Ma verrà il giorno in cui sarà il Reich tedesco ad assumere questo ruolo! ». Heinz Linge Copyright dell'»United Press» e de « La Stampa »