Folla di Mosca senza impazienze

Folla di Mosca senza impazienze LA VITA DEI RUSSI GIORNO PER GIORNO Folla di Mosca senza impazienze E' una popolazione che ha il culto della forma; educata e composta, dà l'impressione di essere un po' spenta A venti gradi sotto zero, aspetta impassibile sulla Piazza Rossa - Gli odori della capitale: aria un po' dolciastra e medicinale - Disinfettanti anche nell'acqua potabile - Il gusto orientale per l'addobbo: profusione di tappeti e di tendaggi • Come si circola per le strade: automobili velocissime, semafori, pedoni... . e (Dal nostro corrispondente) Mosca, 25 novembre. Il termometro è sceso d'improvviso a 15° sotto lo zero. Le strade appaiono coperte da una sottile pelle di ghiaccio scuro e lucido, le case spolverate dalla prima neve. Il freddo dt Mosca è infido. Si esce convinti di resistere a lungo, senura quasi d'essere accolti da un'aria mite; ma dopo alcuni minuti gli orecchi pizzicano, il fiato si rompe, le mascelle diventano di marmo e bisogna riparar» in qualche luogo chiuso per riprendere lena. Non alludo, però, ai moscoviti. Li vedi camminare disinvolti, con leggeri pastrani, scarpe sottili, raramente tengono abbassati i paraorecchi del berretto di pelo, e conversano tranquilli, talvolta soffermandosi, quasi fosse arrivata la primavera. Una riprova della loro resistenza al freddo l'ho avuta questa sera verso le cinque e mezzo del pomeriggio, nella Piazza Rossa- Illuminata da cinquanta riflettori, mi appare una fila nera di gente che fiancheggia le mura merlate del Cremlino, e attende di entrare nel mausoleo dove riposano 1 corpi di Lenin e di Stalin. Il freddo è veramente insopportabile anche per chi conosce i rigori dei nostri inverni settentrionali; il termometro sfiora ormai i 19 sotto lo zero. Ma la folla aspetta impassibile, senza battere i piedi in terra per scaldarli, avanzando ogni tanto un piccolo passo, silenziosa e paziente. Vedo molte donne con in braccio bimbi di uno o due anni con » visetti paonazzi. Ciascuno attende almeno un'ora prima di poter entrare nel mausoleo. Unico passeggero La Piazza Rossa è tenuta sgombra dai militi, nessuno può attraversarla e l'interminabile folla, lunga almeno mezzo chilometro, spicca nella luce bianca e sfavillante dei riflettori, contro lo sfondo delle mura del Cremlino. D'improvviso ci si accorge che il cielo buio, penetrato da riverberi violacei, è tutto palpitante di uccelli neri. Sono corvi, a migliaia. Rochi stridori, talvolta laceranti e acuti, rompono il silenzio della folla muta. Sono i corvi che dopo la giornata spesa nelle campagne intorno a Mosca, vengono a dormire sm cornicioni del Cremlino, e dei vicini grandi palazzi e si disputano 1 posti migliori a colpi di becco, a spintoni, starnazzando e schiamazzando. E' una frenesia. Ogni tanto qualche uccello entra nel cono luminescente di un riflettore e l'interno delle ali manda un lampo bianco nel cielo cupo. Non iiiitiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiii si sa perchè, forse li attira la luce, i corvi moscoviti amano pernottare lungo le murae sui tetti dei più fastosi palazzi della capitale, il Cremlino, ti Museo di Lenin, il Museo di Storia, l'Hotel Moskva, e disdegnano la periferia. Sono arrivato a Mosca in aereo. Primo balzo ZurigoPraga con un aereo occidentale, in circa due ore. Ho traversato la cortina di ferro nel ■ modo più liscio, volando su un mare di molle bambagia candida, a quattromila metri di altezza e con un sole raggiante. A Praga si cambia. Gli apparecchi occidentali non possono spingersi oltre la capitale ceka e i passeggeri continuano il viaggio a bordo di aerei russi. Arrivando, come è accaduto a me, alle dieci e un quarto all'aeroporto di Pra- | ! ga, si aspetta quattro ore \ circa prima di spiccare il volo verso l'Unione Sovietica. Alle quattro una hostess cftiamd: <I passeggeri per Mosca! ». Mi incuriosiva conoscere i miei compagni di volo ma ebbi subito una sorpresa. Unico passeggero per Mosca ero io. Da quando viaggio, e sono molti anni, non mi è mai capitato di volare solo in un grande aereo dt linea. Anzi, raramente ho avuto l'agio di potermi scegliere un buon posto in coda, dove i finestrini abbracciano un'ampia visuale. Ora i sessanta posti dell'aereo sovietico erano tutti a mia disposizione. Non credo che molte persone entrino ogni giorno nell'Unione Sovietica, ma io ho certo imbroccato una giornata eccezionale, forse causa lo sciopero delle linee aeree francesi. La mia condizione di passeggero unico ha fatto si che il primo incontro con la burocrazia sovietica avvenisse sotto gli auspici migliori, e voglio sperare che duri così. Di solito l'aereo Praga-Mosca fa sca- I 10 a Wilno alle 20,05, dove ferma un'ora e mezzo per la cena dei viaggiatori e dell'equipaggio. Io chiesi alla hostess, una ragazza sui trent'annt, capelli biondi e radi, viso fine e voce soave, se fosse possibile proseguire direttamente per Mosca, e dopo qualche scambio di messaggi radio con non so quale comando il mio desiderio fu accolto e arrivammo alla capitale sovietica due ore in anticipo sull'orario. Mosca ha un forte odore. 11 visitatore occidentale se ne accorge subito per le strade, dove le automobili e i camion, numerosissimi anche nel centro, scaricano un gas di benzina acre, che ri- iiitiiiiiif iiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiinn corda l'acetone. Negli interni, alberghi, ristoranti, uffici, si respira un'aria speziata, che a volte sfiora il fortore. A Mosca domina un gusto orientale per l'addobbo, giustificato anche dal freddo, e si nota una profusione di tappeti, di coperte e tovaglie damascate, tendaggi di pesante velluto, paralumi di seta con lunghe frange: e tutti spandono un curioso olezzo medicinale. E' che a Mosca si fa largo uso di disinfettanti, di cui si impre- ' ! I i gnano le stoffe, i drappi, i I mobili, ed anche l'acqua po- j tabile; e insieme i profumi ! grassi e persistenti che le 1 donne si portano dietro dovunque come uno strascico. Risulta che nella capitale sovietica si respira continuamente un'aria dolciastra ed insieme medicinale, un mi- cloro. Un albergo del 1907 Il mio albergo, il National, | dove ilntour.st mi ha con! cesso una stanza, non è cam- \ sto tra la brillantina ed il biato molto dall'epoca in cui i fu costruito, il .907. Merletti, gale, velluti, fiori e foglie di ferro battuto, stucchi dorati, un'aria gozzaniana, interrotta qua e là da grandi ritratti di Lenin e di Stalin che spiccano tra le frivole decorazioni delle pareti. Mi affaccio con trepidazione alla stanza n. dove dovrà vivere; è un bell'esempio di stile belle epoque, te?ide di velluto rosso alle finestre, poltrone vestite di peluche scaW.itfo, m terra un grande tappeto di lana fondo rosso. Sulla scrivanìa, di legno scuro, spiccano un abat-jour color uovo, grande quanto un ombrello, un portapenne di marmo grigio sormontato da un elefante di bronzo, pesante almeno otto chili. Ho parlato di trepidazione e può parere esagerato, ma j I questa stanza, finché vivrò i 6 o e in Russia, non potrò cambiarla. Io ne vorrei una dall'altro lato, colle finestre sulla grande piazza del Maneggio, donde si gode una bella vista del Cremlino. Un cliente che sapesse di dover vivere un anno in un nostro albergo, per quanto affollato come questo, sarebbe certo di venire accontentato prima 0 poi, tanto più se gli altri ospiti, come qui è ti catto, non soggiornano a lungo. Ma io devo dimenticare la vista sul Gremliìto e accontentarmi di quel che inquadra la finestra della stanza numero .'/26, cioè un pezzo di cortile interno. Alcuni colleghi arrivati a Mosca sei mesi fa, hanno subito chiesto di cambiare stanza e aspettano ancora. Si tratta di un'assegnazione che un particolare mi rivela definitiva. Il personale, infatti, stenta a capire il mio nome e per schiarirsi le idee mi domanda sempre il numero di stanza, e allora capisce che ha a che fare con il giornalista italiano arrivato per conto della Stampa. Per ora io sono il signor Quattrocentoventisei. Del resto non mi lamento, la stanza è calda, il personale gentile, e sono certo che qui a Mosca parecchi stanno peggio di me. Il visitatore occidentale, girando per il centro della città, si accorge subito della gran folla che va a piedi, benché gli automezzi circolino numerosi. Colpisce lo scarso rispetto che gli automobilisti, in gran parte guidatori di taxi, hanno per t pedoni. A me è parso che ogni moscovita, quando abbandona il marciapiede, corra pencolo dt vita. 1 pedoni, infatti, pur camminando tra le righe, attraversano te strade anche col rosso, perchè i semafori, particolarmente lenti, farebbero perdere troppo tempo e le automobili e i camion, dal canto loro, marciano a gran velo- cita e non rallentano nemmeno se dieci passanti ingombrano la via e li costringono a salvarsi con un balzo- Sono 1 rari momenti in cut i moscoviti perdono una compostezza che può far impressione. Il culto della forma sembra domini la città che, vista da questo lato, appare come un'immensa scuola di ' belle maniere. La folla, do! vunque, è resa uniforme non I solo dai vestiti di taglio uguai le e tendenti ai colori scuri, ma anche dal contegno disci I plinato. Ieri verso le 6, ora j di punta, sono entrato in una ! ventina di negozi e m\ si è 1 presentato agli occhi sempre lo stesso spettacolo. Folla dense, di gente che si pigia contro i banchi di vendita, interminabili code davanti alle numerose disse, dove si paga prima di ritirare la merce; la calca ricorda i tram affollati delle ore critiche, difficile farsi strada senza usare i gomiti, specie negli spacci alimentari. Eppure, nessun litigio, nessuno cerca di scavalcare l'al- i tra, mai un'esclamazione di dc.\o. .lì Metropole nel grandioso ristorante floreale ove si aggira un piccolo eserr io d : ;nerferi in smolc!ng, benché pochi avventori siedano ai tavoli, ho visto una giovane madre, vestita assai modestamente, redarguire il suo bambino di 3 o li anni che invece di parlare sottovoce le rivolse due parole con tono sqv.'ti nte. lori in un gastronom vi • Gorki, ove si beve del succo di frutta, un bambino di 10 anni posò con iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii troppa forza il bicchiere vuoto sul banco di marmo, e si ebbe dal padre una severa lavata di capo. Il popolo moscovita, insomma, appare fin troppo educato e composto, e dà l'impressione di essere un po' spento. Accade così che ogni minimo incidente acquisti un particolare spicco. Mercoledì scorso mi trovavo nella piazza del Soviet con una guida dell'In ourist una ragazza dal viso largo e cordiale, dal nome Irina. Ad un tratto udimmo delle urla. Poco lontano da noi, forse alticci, se le stavano dando sode. Vidi un volto rigato di sangue, a causa di un soppracciglio spaccato. Irina, un po' pallida, si mise subito tra me e i due avversari per impedirmi col suo corpo, piuttosto tondeggiante, di vedere la sce7ia, e insistè perchè ammirassi, dalla parte opposta, alcuni edifici di pochissimo conto. Capii quanto la mia accompagnatrice ufficiale giudicasse inopportuno, e perfino scandaloso, che la zuffa accadesse sotto ai miei occhi di straniero, e non fu tranquilla finché la folla non ebbe separato i due compagni avversari. Personalmente non considero affatto grave che due si piglino a pugni; son cose che accadono e che accadranno in tutti i Paesi del mondo. Ma il contegno di Irina mi fece intendere che non dovrebbero assolutamente accadere nell'Unione Sovietica, paese dove il culto della forma è pari solo a quello della -Rivoluzione. Alfredo Todisco iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiini

Persone citate: Alfredo Todisco, Lenin, Rochi, Stalin