Abbandonata morente nella strada la assisteva la sua fedele cagnetta

Abbandonata morente nella strada la assisteva la sua fedele cagnetta Ferita in una aggressione o in un incidente in collina Abbandonata morente nella strada la assisteva la sua fedele cagnetta La donna era svenata in una pozza di sangue: accanto a lei era accucciata la bestiola che mugolava e le lambiva una mano - La scoperta fatta da due motociclisti - La vittima mormora frasi incomprensibili Verso le 18 di Ieri, quasi contemporaneamente, uscivano dall'Istituto dei mutilatini, in viale Settimio Severo 76, a San Vito, due motoleggere: l'una montata dal capo-tecnico Bertino Garetto, dipendente dall'Istituto, e l'altra dal signor Nicola, comproprietario di una ditta per l'impianto di termosifoni e apparecchi di riscaldamento. Entrambi, terminato il loro lavoro, scendevano in città. Ma alla prima curva del viale 1 fari delle due motociclette illuminavano uno spettacolo impressionante: quasi nel centro della strada vi era una donna anziana, in una pozza di sangue. La donna, modestamente vestita di nero, giaceva riversa, con le braccia spalancate: accanto a lei, accucciata e mugolante vi era una cagna che di quando in quando la toccava con una zampa o le lambiva una mano. Poco più in là si vedeva una cesta contenente una borsetta. Da un'ampia ferita che s'apriva nel cranio della sventurata sgorgava copioso 11 sangue I due motociclisti scendevano, sbigottiti, e s'appressavano alla donna: respirava ancora. Nello scorgerli la cagna raddoppiava 1 guaiti e metteva le zampe addosso ora al Garetto ora al Nicola, con movimenti convulsi e frene¬ tici, come se li sollecitasse a poriiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiniiii miiiiimiiiiiiimi a o a a o a , o l o e e i i . tafll po1 alla fuSa: dapprima la e.ferlta «spendeva di si, poi ag- a a e o giungeva alcuni € no » precipitosi, infine divagava e mormorava parole confuse. A tarda sera 11 suo stato generale era tale da non permettere interrogatori, nemmeno limitati alle domande essenziali. L'agente di P. S. dell'ospedale doveva accontentarsi perciò ad identificarla attraverso un libretto d'assistenza trovato nella tare aiuto alla padrona. Uno del, due lottava la macchina e tornava di gran carriera all'Istituto. Davanti al cancello 11 motociclista aveva la fortuna d'imbattersi nell'economo del pio luogo, fratei Bruno (al secolo prof. don Albino Santero, di 38 anni) il quale assieme all'autista Mario Simonato, di 40 anni, stava provando un'auto di marca tedesca di proprietà dell'Istituto stesso. Fratel Bruno, udito H breve, concitatlssimo racconto del motociclista, si precipitava sul posto e sceso dalla vettura raccoglieva fra le braccia la donna. Pochi minuti più tardi la ferita era sul lettino del pronto soccorso dell'ospedale San Vito e i sanitari le riscontravano una profonda e lunga ferita alla nuca, una forte contusione all'orbita sinistra con offesa all'occhio, commozione cerebrale e grave stato di < choc > : ne ordinavano perciò l'immediato ricovero con prògnosi riservata. Due o tre volte la sventurata si riaveva e faceva cenno di voler dire qualcosa: ma oran sempre frasi sconnesse od oscure o talmente bisbigliate da risultare inlntelllggiblll. L'agente di P. S. di servizio presso l'ospedale, approfittando di un momento in cui la donna pareva abbastanza lucida, le chiedeva se fosse stata travolta da un'auto da- iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii borsa; il libretto risultava intestato alla sessantottenne Margherita Guglielmo vedova Costante, nata a San Giorgio Canavese e domiciliata in strada di San Vito n. 25, in una casa rustica della villa Castelli. Il commissariato Borgo Po veniva informato del fatto e un maresciallo s'incaricava delle prime indagini. Il sottufficiale accertava che la donna (la quale ha una figlia sposata, residente a Torino, ma in queatl giorni a San Giorgio, al capezzale di una congiunta inferma) viveva da sola, con i proventi di- una piccola iiiimiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiii iii!iii penslone della Previdenza Sociale e di un commercio di pochi chilogrammi di frutta e verdura ebe essa comperava in collina e rivendeva in città. Il maresciallo si recava in viale Settimio Severo e compiva un sopraluogo nel punto In cui era stata rinvenuta la Guglielmo: però non individuava traccie o indizi utili per una esatta ricostruzione del misterioso episodio. Per ora tutte le ipotesi sono accettabili: che la donna sia rimasta vittima di una rovinosa caduta accidentale; che sia stata urtata alle spalle e scaraventata al suolo da una vettura che andava verso Torino e che invece di fermarsi ha proseguito la corsa; infine — Ipotesi questa azzardata, ma non da scartare a priori — che la Guglielmo sia stata assalita e brutalmente percossa per motivi che ora sfuggono alla polizia. Un cenno a parte merita Diana, la cagnollna della Guglielmo. Per tutta la sera la povera bestiola restava davanti alla porta dell'ospedale mugolando e latrando, in attesa della padrona: di tanto in tanto raspava furiosamente con gli unghioni contro l'uscio. Qualcuno, Impietosito, le porgeva da mangiare, ma Diana rifiutava il cibo. Verso le 21 intervenivano alcuni vicini della Guglielmo che ritiravano la cagna e l'accoglievano nella loro casa. Ma per trascinarla via dall'ospedale era necessario sollevarla di peso e portarla via in braccio, ansimante e smarrita. iii[iiiiiiiiii!iiiiiiitiiiiiiiiiiiiiM!iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Diana aspetta al pronto socco rso che medichino la padrona

Persone citate: Albino Santero, Bertino Garetto, Garetto, Margherita Guglielmo, Mario Simonato

Luoghi citati: San Giorgio Canavese, Torino, Villa Castelli