L'iniziativa di don Sturzo ha avuto una scarsa eco politico di Enzo Forcella

L'iniziativa di don Sturzo ha avuto una scarsa eco politico Inazione di governo» del Presidente della Repubblica L'iniziativa di don Sturzo ha avuto una scarsa eco politico Segni risponderà entro dieci giorni e la questione sarà torse chiusa - Cauti commenti dei partiti - Sempre diiiicile l'accordo per i giudici costituzionali - Togliatti dopo l'incontro con il Presidente della Camera si dichiara pessimista Roma, 25 novembre. Nessuna interrogazione .parlamentare aveva provocato in questi ultimi anni tanti clamori polemici come quella con cui ieri il senatore don Sturzo ha posto indirettamente in discussione l'attività del Capo dello Stato. Nel « resoconto sommario» del Senato, essa risulta contrassegnata col numero 1698; ne diede l'annuncio alla fine della seduta di ieri il vice-presidente Mole, che non ne. lesse per altro all'assemblea il testo poiché questa è la procedura seguita normalmente per le interrogazioni. Si è appreso oggi che il sacerdote siciliano l'aveva preparata fin dall'altra sera ed aveva provveduto a farla pervenire a Palazzo Madama nella mattinata di ieri. Fu accolta non senza perplessità dal segretario generale, che, prima di passarla agli uffici, volle consultarsi con il presidente dell'assemblea. Fu deciso, però, di darle subito corso e risulta che nel primo pomeriggio essa era già stata schedata con il. suo regolare numero di protocollo. Riferiamo queste pesanti minuzie poiché la polemica, prima che sul merito dell'iniziativa, si è soffermata sulla sua genesi e sull'operato delle personalità che l'hanno avallata dal punto di vista della procedura. Alcuni esperti di procedura parlamentare, riecheggianti una tesi che si sa condivisa da persone molto vicine alla Presidenza della Repubblica, sostengono, infatti, che l'interrogazione era « irricevibile», che Merzagora ave vgfrdvdnvspledflcpncamotPmSNissssiniiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii va, cioè, il dovere di respingerla in considerazione del fatto che essa trattava dei rapporti interni tra il Capo dello Stato e il potere esecutivo, rapporti che non sono sindacabili dal potere legislativo. Don Sturzo — si aggiunge negli stessi ambienti —• doveva eventualmente chiedere spiegazioni al Governo per la presenza di suoi esponenti alle riunioni degli ambasciatori e dei prefetti, e la Presidenza del Senato poteva invitarlo a formulare in maniera diversa la sua interrogazione. In ogni caso, seguendo la prassi che 1 presidenti del Parlamento hanno sempre seguito ogni volta che ai soro trovati di fronte ad interrogazioni particolarmente delicate, sarebbe stato opportuno informarne preventivamente ed in via privata il Presidente del Consiglio ,o, magari, lo stesso Capo dello Stato: questi era partito per Napoli alle 4 pomeridiane di ieri, sarebbe tornato a Roma stamane e la questione non era tanto urgente da non consentire che restasse in sospeso per qualche ora. Merzagora, ovviamente, avrà avuto i suoi buoni motivi per comportarsi diversamente. Ma la polemica ne è risultata appesantita, ed alle considerazioni di carattere costituzionale e politico si sono aggiunti alcuni apprezzamenti di carattere personalistico. Sui merito costituzionale i commenti, per quanto cauti e preoccupati — almeno in alcuni settori — di non colpire con giudizi troppo aspri la vene randa figura del fondatore del partito popolare, sono piutto- iiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii i a sto netti e univoci. Ai rilievi avanzati ieri dalla Presidenza del Consiglio circa la perfetta legittimità degli incontri del Presidente della' Repubblica con gli ambasciatori e i prefetti, se ne sono aggiunti altri: si è ricordato la «Relazione dei settantacinque » che fornì la traccia per i lavori della Costituente, dove si sottolinea che « il Presidente della Repubblica non è l'evanescente personaggio, il motivo di pura decorazione, il maestro di cerimonia che si vuole vedere in altre Costituzioni»; si è fatto notare che il discorso ai prefetti non è stato che la parafrasi e l'illustrazione degli articoli 97 e 98 della Costituzione, dove si accenna ai diritti ed ai doveri dei pubblici funzionari; si è infine giudicata priva di qualsiasi portata pratica la sollecitazione <a prendere provvedimenti » che l'interrogante ha rivolto a Segni. Non si può, del resto, prescindere dalla considerazione che la Costituzione fissa chiaramente i casi in cui si pos sono rivolgere accuse al Capo dello Stato e la procedura che si deve seguire. Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni tranne che per alto tradimento o attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in statò d'accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi- membri. Il solo istituto che può giudicare sulle accuse promosse contro il Capo dello Stato è la Corte Costituzionale, vale a dire proprio l'organo di cui il Presidente della Repubblica sta in questi giorni sollecitando l'attuazione di fronte ad un Parlamenta diviso e riluttante. Sembra, di conseguenza, lecito attribuire all'iniziativa di don Sturzo un valore politico, più che giuridico costituzionale. L'impressione affiora in tutti 1 commenti; ma logicamente, mentre le due estreme, con opposti intendimenti, sottolineano eoa particolare compiacimento queste impHcanze politiche, gli altri settóri,' per non aggravare la situazione, tendono a sfumarle. Qualche democristiano — l'on. Lombardi ad esempio —lo ha ammesso con franchezza, rimproverando a Sturzo ed ai suoi amici di voler osteggiare in Gronchi l'attuazione dei principi contenuti nel messaggio con cui il Presidente ha inaugurato il suo settennato. Ma la maggioranza evita di pronunciarsi e persino Sceiba ha tenuto a presentarsi come assolutamente estraneo alla vicenda. « Cosa pensa dell'interrogazione Sturzo? », gli è stato chiesto stamane. « Quale interrogazione? », ha risposto l'exPresidente del Consiglio. «Quella di cui parlano tutti i giornali... ». « Confesso di non averli letti ». « Con la sua diplomazia ci autorizza a credere che aspiri a sostituire il Ministro degli Esteri », ha replicato scherzosamente il giornalista. E Sceiba s'è stretto tra le spalle ed ha sorriso. Anche dal punto di vista politico, quindi, l'iniziativa non prospetta possibilità di sviluppo. Segni risponderà nel termine regolamentare entro dieci Torni e se, come tutto Ipscìp cdScgpcpIedvzlezdLFptdlaoMnFcdgedpursrssneinlgtaudlsvsntbcstslcrqlandcgclMIIIIIIIIIIIlllllllIKIMMIIIIIIlllMItllll f II 111 III ■ Il credere, nessuno vorrà riprendere lo spunto lanciato da don Sturzo, la questione si potrà considerare chiusa. Il suo significato politico sarà stato proprio questo: di avere bruciato sul nascere, una volta chacnmtper sempre, la carta della po-j hIemica sull'attività del Presidente della Repubblica. Purtroppo non si fanno, invece, progressi verso l'istituzione della Corte Costituzionale, che certo sarebbe la garanzia migliore contro il ripetersi di simili incresciosi contrasti. Leone, dopo alcun contatti con Fanfani, Roberti e-Togliatti, è partito per Napoli e si dice che tornerà soltanto alla vigilia della riunione comune del Parlamento. Questa si terrà, in ogni caso, mercoledì prossimo. Ma Togliatti, dopo il colloquio udPenmcistmqepnniiiiiiiiiiiiiniiiii iiiiiiiiiiiiiiiiii[iiiiiiiiiiiii col Presidente della Camera, ha dichiarato che non vi sono, a suo avviso, possibilità di accordo. I deputati democristiani ne hanno discusso per tre ore, ma anch'essi con scarso risultato. Sceiba ed i suoi amici hanno impostato nella riunione una specie di azione preclusiva del ventilato «arbitrato dei Presidenti»: non é andata ad effetto, ma il gruppo si è manifestato, però, contrario a rimettere in discussione le due candidature del centro. Perciò il margine di azione dei Presidenti rimane limitato al tentativo di far accettare ai comunisti la spoliticizzazione del quinto giudice: un'impresa estremamente difficile se non proprio disperata. Enzo Forcella iiiiiiiiii3iii!iiiiii!niiiiiifiiiiiiiiiit ìimiifiiiiii

Luoghi citati: Napoli, Roma