Le funzioni del Capo dello Stato di Vittorio Gorresio

Le funzioni del Capo dello StatoLe funzioni del Capo dello Stato Roma, 25 novembre. Si fa grande parlare dell'iniziativa presa ieri da don Sturzo, con l'interrogazione che egli ha presentato alla Presidenza del Senato in merito alle attività del Presidente della Repubblica, e sarà quindi conveniente tentarne un'interpretazione, quanto più possibile obbiettiva, sia dal punto di vista del diritto costituzionale sia da quello delle ragioni politiche. Costituzionalmente parlando, le preoccupazioni del sen. Sturzo non sembrano avere molto fondamento. In fatto, il Presidente si è limitato a ricevere funzionari dell'Amministrazione dell'Interno e dell' Amministrazione degli Esteri, alla presenza dei rispettivi ministri responsabili. Alla cosiddetta conferenza degli ambasciatori sono anzi intervenuti, in sovrappiù, il Presidente e il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri. Qualunque cosa possa essere stata detta in tale occasione dal Capo dello Stato, essa ovviamente viene « coperta » dalla diretta responsabilità di Ministri che rispondono davanti al Parlamento, secondo quanto la Costituzione prescrive : ed è per questo che ci sembra per lo meno superflua ogni preoccupazione del genere di quelle che Don Sturzo ha creduto di dover manifestare. A questa stregua, cioè sul piano degli scrupoli di diritto costituzionale, si dovrebbe vietare al Capo dello Stato di ricevere in udienza chicchessia, e soprattutto in udienza particolare e privata. Interpretando in questo modo restrittivo le facoltà del Presidente, gli si dovrebbe vietare di avere comunicazioni se non col proprio segretario particolare. Nessuno, infatti, ci potrebbe garantire che nel trovarsi a tu per tu con un visitatore occasionale, il Capo dello Stato non ne approfitti per esprimere un giudizio, che il suo giudizio possa venire inteso come una direttiva dell'in Lerlocutore, e che in tal modo debba intendersi violata la norma dell'irresponsabilità costituzionale del Capo dello Stato. Si faccia allora presidente della Repubblica un sordomuto dalla nascita, e non avremo più motivo di timore. Ma se l'opinione di tutti è invece — a quanto riteniamo — che il Capo dello Stato non debba essere una figura astratta, un personaggio avulso dalla situazione reale del Paese, proprio perchè è nel suo dovere di interpretarla e di esprimerla, dobbiamo allora riconoscere che il comportamento di Gronchi è stato perfettamente e rigorosamente costituzionale. Egli ha il dovere di dettare direttive di carattere politico e sociale in quanto Capo di una Repubblica democratica e come garante della Costituzione che essa si è data: e questo ha fatto esponendo ai Prefetti di nuova nomina le linee ispiratrici del messaggio che lesse al Parlamento il giorno del proprio insediamento; e questo ancora ha fatto- replicando alle relazioni del Ministro degli Esteri e degli Ambasciatori italiani presso le maggiori Potenze. A questi ultimi, in particolare, sembra che abbia ricordato un voto espresso dal Parlamento, fin dal lontano 1952, per iniziativa del socialdemocratico on. Giavi: cioè che compito della diplomazia italiana è quello di favorire, ed eventualmente di assumere in proprio, ogni iniziativa capace di contribuire alla distensione internazionale. Il voto del '52 espresso in tempi non sospetti, non è stato mai rinnegato dal Parlamento, e se pertanto Gronchi, come appare dalle indiscrezioni della stampa, lo ha ricordato agli Ambasciatori, che oltre tutto rappresentano la sua persona presso i Capi di Stato stranieri, non altro ha fatto che attenersi scrupolosamente ai doveri che gli impone l'alta sua carica. Così chiaro è il concetto che l'on. Saragat, Vicepresidente del Consiglio che prese parte alla cosiddetta conferenza degli Ambasciatori, questa mattina ha dichia¬ rato sprezzantemente a un giornalista che gli chiedeva un'opinione personale sull'interrogazione di don Sturzo : « La sua domanda, caro amico, è provocatoria». Un poco più bonariamente, Nenni ha risposto allo stesso quesito: «Don Sturzo vuole certamente scherzare ». Infatti, chi volesse prendere molto sul serio questo principio dell'inawicinabilità degli alti funzionari dello Stato da parte di quelle autorità che non rispondono del loro operato davanti al Parlamento, avrebbe dovuto trarre motivo di scandalo anche dall'udienza concessa a Castelgandolfo dal Papa al Ministro, ai sottosegretari e ai direttori generali del Ministero dell'Interno. Ma nè Sturzo nè altri benpensanti hanno creduto di dover protestare per il fatto che Pio XII, come suol fare in occasioni simili, abbia impartito anche a Prefetti ed a Questori talune « diretti ve » miranti al buon governo. Ciascuno ammette' rà che in questo tema di buon governo dell'Italia il Capo dello Stato italiano abbia costituzionalmente diritto a far sentire la sua parola, almeno nella stessa misura che pacificamente viene riconosciuta, dallo stesso don. Sturzo, al Capo della Chiesa Universale. Se quindi cadono i motivi della protesta in sede di diritto, ci si può chiedere se altre ragioni di carattere propriamente politico non abbiano determinato il sen. Sturzo a prendere l'iniziativa che sta facendo tanto rumore attorno al suo nome. Si può rispondere senz'altro in modo affermativo, per quanto riesca meno facile indicare quali siano gli obbiettivi che il gruppo che fa capo al sen. Sturzo vuole specificamente raggiungere. Si tenta un giudizio sull'operato del_ Presidente della Repubblica, ma esso, a norma della Costituzione, non può venire dato se non da quella Suprema Corte di cui proprio gli amici di don Sturzo contribuiscono in questi giorni a ritardare la nascita. Si chiama in causa il Presidente del Consiglio, rimproverandogli di avere in qualche modo avallato la legittimità delle convocazioni di prefetti e ambasciatori da parte di Gronchi: ma allora è un colpo contro l'attuale Governo, al quale si mira indirettamente valendosi del falso scopo Gronchi per abbattere Segni. Se il proposito è questo, fuori di ogni pretestuosa diversione di diritto costituzionale, sarebbe opportuno che il gioco .venisse condotto a carte scoperte, nell'interesse della chiarezza della vita politica italiana. Vittorio Gorresio

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