Merzagora rinnova il tentativo per un compromesso tra i partiti

Merzagora rinnova il tentativo per un compromesso tra i partiti L'ELEZIONE DEI GIÙ PIGI COSTITUZIONALI Merzagora rinnova il tentativo per un compromesso tra i partiti II Presidente del Senato avrà una serie di incontri e giovedì convocherà i capi-gruppo parlamentari - Saragat è ottimista e Pantani condiziona l'accordo alla nomina d'una personalità indipendente - Togliatti contrario ad ogni discriminazione politica - Gli incidenti al M.S.L Roma, 21 novembre. Merzagora riprenderà nei prossimi giorni i tentativi per trovare un accordo sull'elezione dei giudici costituzionali. Prima si consulterà separatamente con i rappresentanti delle parti maggiormente interessate e giovedì raccoglierà attorno a sè gli esponenti di tutti i gruppi parlamentari per procedere ad un diretto, e possibilmente conclusivo, scambio di idee. Merzagora non nasconde di guardare con una certa perplessità al suo tentativo. I motivi politici — ha fatto rilevare — hanno finito per prevalere sul merito della questione, complicandone notevolmente la soluzione. Vi sono, però, ancora buone possibilità di successo, se tutti cercheranno di fare un piccolo sforzo di buona volontà. Si tratta di vedere se c'è la voglia e soprattutto la possibilità obiettiva di questo sforzo. Saragat, parlandone stamane con i giornalisti, si è espresso in termini sostanzialmente positivi. A suo avviso si potrebbe trovare una personalità indipendente che raccolga la fiducia del centro e non sia sgradita alle sinistre. Ha fatto anche dei nomi — quelli dell'exCapo dello Stato, De Nicola, e del prof. C. A, Jemolo — che dovrebbero avere questi requisiti. Ma che ne pensano Fanfani e Togliatti? Il primo ha parlato ieri della questione, in un discorso a Perugia. «La Democrazia Cristiana — ha precisato — non ha mai detto che non vuole un comunista alla Corte Costituzionale e non ha compiuto, quindi, nessun atto di discriminazione. Si è correttamente limitata a dire che non darà il suo voto ad un candidato comunista >. E' una distinzione doppiamente sottile, che non ha mancato, infatti, di provocare molte illazioni ed interpretazioni contrastanti. Può di fatti autorizzare a credere che il segretario della D. C. si mantiene sulle posizioni di intransigenza che hanno reso vane le ultime votazioni, ma può anche aprire la strada a trattative positive un candidato appoggiato dalle sinistre, ma non esplicitamente designato dalle sinistre, non sarebbe più un < candidato comunista > e, del resto, la D. C. potrebbe favorire egualmente la elezione del quinto giudice an¬ che senza dargli il suo voto, allontanandosi dall'aula al momento della votazione. Quando le discussioni politiche arrivano a questo punto, esse si risolvono •— come ha notato scherzosamente lo stesso Saragat — in discussioni di filologia, E rendono assai azzardata ogni previsione. La considerazione più attendibile- che si può fare e forse che Fanfani non ha voluto ancora scoprire completamente il suo giuoco, preoccupato delle insidie che gli può preparare l'ala destra del suo partito. Del resto la controparte — vale a dire Togliatti — pare tutt'altro che disposta a favorire il compromesso. Il leader del P.C.I. ha ormai ripreso la iniziativa che per un momento Nenni gli aveva strappato di mano e si è attestato su una posizione di estrema intransigenza: le prime quattro candidature sono candidature « po litiche » e « politica » deve essere anche la quinta. I comunisti non ammettono alcuna discriminazione nei loro confronti: o si accede al principio che anch'essi hanno diritto a designare un candidato o si ritirano tutte le altre candidature sostituendole con quelle di personalità al di sopra della mischia. In caso contrario meglio rinunciare all'istituzione della Corte. Le sinistre si opporranno anche alia richiesta di rinvio della nuova votazione, fissata per il 30, che quasi sicuramente qualcuno avanzerà nella riunione collegiale da Merzagora. Hanno tutto l'interesse, difatti, a rendere quanto più possibile clamoroso il nuovo scacco. La questione di principio che avanzano i comunisti è indubbiamente seria. Ma vi è da chiedersi, se essi sono mossi soltanto da una questione di principio o non anche da più complesse e sfuggenti considerazioni d'ordine politico. Un fallimento del nuovo tentativo rafforzerebbe, fatalmente,, le posizioni della corrente che fa capo a Sceiba, non certo quelle di Fanfani e, tanto meno, di Segni. Sarebbe uno scacco anche per la tattica < distensiva > di Nenni. I comunisti, in definitiva, confermerebbero la loro simpatia per le posizioni rigidamente contrapposte, dove il margine di autonomia per l'a¬ zione delle < mezze ali > è ridotto al minimo. Questa sarebbe anche la loro piattaforma preferita, nel caso che dalla mancata attuazione della Corte Costituzionale si dovesse arrivare, in un termine di tempo più o meno breve, allo scioglimento delle Camere ed alle nuove elezioni politiche. Ma da questo punto di vista le prospettive sono ancora estremamente fluide. E' vero che da qualche parte si pensa di giocare la carta della mancata attuazione della Corte come un motivo di scioglimento delle Camere. Ma è anche vero che da parte del Presidente della Re pubblica non vi è alcuna inten zione di favorire una simile azione. I suoi amici ricordano che l'elezione del maggio scorso, ebbe, tra gli altri, anche il significato di una garanzia di regolare durata per l'attuale legislatura, e ritengono che vi siano ancora altre formule da tentare prima di convenire sull'assoluta inefficienza del Parlamento espresso dalle elezioni del '53. La cronaca politica non ha per oggi altri fatti di rilievo da segnalare. Va fatto, però, un cenno dei vivaci incidenti che ieri notte hanno costretto il comitato centrale del MSI a sospendere i suoi lavori. Si era approvata la proposta di convocare il congresso nazionale del partito per la prima decade del gennaio prossimo, a Milano, e si stavano discutendo le modifiche da apportare al regolamento del congresso. Era un tema spinoso poiché, attraverso tali modifiche, si riesce sempre a favorire o a danneggiare le posizioni delle varie correnti in lizza. L'on. Roberti, che le caldeggiava, è stato vivacemente interrotto da un consigliere padovano e, irritato, gli ha gettato in faccia un portacarte. Il consigliere ha allora schiaffeggiato il parlamentare e ne è nato un tafferuglio con schiaffi da una parte e dall'altra che, come si è detto, ha costretto a sospendere la seduta. Stasera i portavoce del MSI hanno assicurato che l'incidente, è stato « 'definitivamente chiarità >. e. f.

Luoghi citati: Milano, Perugia