il rinvio
il rinvio Un grande istituto italiano il rinvio II, primo dovere di un Parlamento è quello di mostrare al popolo la sua devozione alla Costituzione e la sua volontà di rispettarla e di farla rispettare. Come il Parlamento italiano possa illudersi di adempiere questa sua prima ed essenziale funzione politica o non applicando la Costituzione o alterandone il senso o dimenticandone le norme non si comprende: e tanto meno si comprende quando la Costituzione stessa offre ad un Parlamento un po' meno distratto la possibilità di modificazioni che una situazione politica radicalmente mutata possa suggerire. E' ancora più strano che i deputati ed i senatori non avvertano il disagio che si diffonde in tutto il Paese irt conseguenza di una carenza costituzionale che minaccia di mettere in crisi la stessa forma democratica dello Stato. Il caso della Corte costituzionale è il più clamoroso, ma non l'unico. La necessità di instaurare finalmente l'unità di giurisdizione e così mettere fine all'assolutismo burocratico innanzi al quale i cittadini sono sudditi cui è tolto persino il rimedio del ricorso alla grazia ed alla giustizia del re, è sentita da tutti; ma le Commissioni continuano a funzionare ed a emettere vere sentenze in materia di diritto privato e persino, come la Commissione per le infrazioni valutarie, ad infliggere vere e proprie multe con carattere penale. Le polizie si moltiplicano contro la Costituzione, in danno dei cittadini, in barba alla magistratura ed allo stesso Parlamento. I poteri accordati dalla legge alla polizia tributaria sono tali da far rimpiangere le ordinanze dei regimi assoluti. La magistratura è paralizzata dal rinvio alle calende greche del Consiglio superiore, che i più alti magistrati invocano per poter procedere a quel riordinamento interno ch'essi stessi reputano necessario. Delle regioni non se ne parla: nè per istituirle secondo la Co stituzione nè per abolirle nè per sostituirle con ampia forma di decentramento. E non si è pensato che l'ordinamento regionale, così come è previsto dalla Costituzione, è un presupposto per la formazione del corpo elettorale per l'elezione del Capo dello Stato. Lo stellone d'Italia fin troppo famoso ha voluto che l'on. Gronchi fosse eletto con votazione quasi plebiscitaria. Ma che sarebbe accaduto se fosse stato eletto con 'trenta voti di maggioranza mentre i delegati regionali previsti dalla Costituzione debbono essere più di cinquanta? E che potrebbe accadere domani in una stagione di lotta politica anche più accesa? Siamo arrivati al punto che, se non ci saranno le elezioni generali, i cittadini dovranno riunirsi in comizi e dirigere al Parlamento, a norma della Costituzione, una rispettosa petizione perchè la Costituzione sia perfezionata nei suoi istituti complementari e finalmente applicata? Delle leggi necessarie affinchè le norme della Costituzione divengano leggi sul serio e la sottile distinzione tra norma, -precetto e legge finisca di coprirci di ridicolo, è meglio non parlare. Come è meglio non parlare dello stesso funzionamento dell'istituto parlamentare, nel quale i deputati sono sovraccarichi di lavoro legislativo, gran parte del quale potrebbe essere utilmente delegato, mentre i bilanci trovano le aule deserte e pochi deputati o senatori perduti ad ascoltare discorsi convenzionali. La Costituzione, preoccupata della stabilità dei governi, ha disciplinato il voto di fiducia in modo da assicura. re il governo nella sua continuità e garantire al Parlamento la libertà di discutere e, se del caso, respingere un progetto di legge senza provocare un mutamento di linea politica. Ma del voto di fiducia hanno fatto abuso i governi e del voto tecnico hanno fatto abuso le opposizioni e, talvolta, le correnti di maggioranza, per mutarlo in voto di sfiducia. Dalla carenza costituzionale potrebbe nascere la crisi costituzionale come quella che con la grave vicenda della mancata elezione dei giudici della Corte costituzionale si va delineando. Di questa mancata elezione e, quindi, della mancata costituzione della Corte, è responsabile soprattutto la maggioranza. Non solo essa ha dimostrato di mancare di intima coerenza politica e di scambiare vn dovere costituzionale con ima battaglia di correnti, ma ha dimostrato di non aver com¬ preso che o si doveva togliere carattere politico alla elezione ed eleggere giudici e non rappresentanti di partito, come sarebbe stato logico e sano, o, scelta la via politica, dominare l'opposizione facendole posto, e non lasciarsi bloccare dalla opposizione, escludendola. L'idea di lasciare che fascisti e comunisti raggiungessero per conto loro l'accordo è stata così peregrina da far rimpiangere ancora una volta il caro Trilussa che ne avrebbe fatto argomento di una favola. Ma non è da pensare che i deputati ed i segretari dei partiti non sapessero il fatto loro: essi sapevano bene che per quella strada si sarebbe arrivati all'assurdo ed al nulla di fatto. Ma tutti dovevano badare alle proprie correnti; tutti dovevano ricordare la crisi ministeriale di ieri e quella, fin troppo auspicata, di domani; e chi doveva sbarrare il cammino a sinistra chi a destra; chi riservare un'apertura e chi un'altra: tutti hanno preferito avvolgersi nella confusione, nell'ambiguità, e confidare nel grande istituto italiano del rinvio. Ed è quel che sta accadendo. Se non che, questa volta, lo scandalo è stato grosso: e non è stato lo scandalo dell'opposizione, ma quello della maggioranza: è stato ed è lo scandalo delle correnti democristiane che vogliono mettere in crisi il ministero Segni. Proprio sull'applicazione integrale della Costituzione la maggioranza mostra il suo segreto dissenso dal "overno: e proprio su questo punto essa mostra la sua lacerazione tra destra e sinistra. Ma in tale sua opera di disgregazione politica essa rende il più grande servizio proprio all'opposizione socialista: la quale si mostra a poco a poco come l'unica forza coerente e determinante. Che sia veramente tale, è da vedere. Ma la disgregazione della maggioranza, la sua incerta condotta tale la fa apparire. Ed alla vigilia delle elezioni amministrative la responsabilità della maggioranza in questo scambio delle parti non potrebbe essere maggiore. Mario Ferrara
Persone citate: Gronchi, Mario Ferrara
Luoghi citati: Italia
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