Sorprendente modernità scientifica della più antica medicina indiana di Angelo Viziano

Sorprendente modernità scientifica della più antica medicina indiana il ri^1 agio pi vx iiffePfco iìv ,tsfil Sorprendente modernità scientifica della più antica medicina indiana La psico-somatica cosi in voga ai nostri giorni non è che una riscoperta della terapia ayurvedica-Valori spirituali nella cura degli ammalati: il distacco dai desideri e dalle passioni riesce a debellare molti malanni fisici - Estratti vegetali contro il diabete e il cancro - Ditte farmaceutiche americane si forniscono in India di droghe già preparate in polveri Il nostro collaboratore professor Angelo Viziano è andato in ìndia a studiarvi quello che vi si è fatto nel campo della medicina, le indagini, le esperienze, le scoperte di una scienza che ha colà cultori Insigni, seguaci della più perfetta tecnica occidentale. Vi ha pur cercato la tradizione, i caratteri e le risorse di una medicina indigena, antichissima, spesso strana, non per semplice curiosità ma per rintracciarvi le possibili affinità o il presentimento del pensiero biologico e medico occidentale. Pubblichiamo la sua prima corrispondenza. Bombay, novembre. L'antica medicina indiana sopravvive nonostante i progressi scientifici, che anche in questa immensa penisola vanno rapidamente compiendosi, e che hanno talvolta il magico effetto della sorpresa per noi occidentali. Forse anche questa contraddizione tra sopravvivenza della medicina « ayurvedica >, gloria dell'antica civiltà indù, ed avanzamento della medicina universitaria rientra nella legge dei contrasti, che sembra caratteristica di questo misterioso Paese. Avevo avuto la ventura di consultare a più riprese rari testi in cui è condensata la materia medica ayurvedica e sono riportati i punti salienti degli antichi < Puranas > terapeutici; ma bisognava venire sul posto per comprenderne il fascino ancora attuale e conoscere perchè i Kaviraj, quanto dire i medici che si attengono rigorosamente alle tradizioni, siano ancor oggi consultati, nonostante i loro alti onorari ed il caro prezzo dei farmaci che prescrivono. Confesso che lì per lì l'impresa non è stata facile. Non lo trovate l'autentico Kaviraj se non siete del Paese e c'è rischio dì cadere nelle mani di uno dei tanti mediconi, ciarlatani anche se in possesso di una laurea. Neppure si possono considerare veri seguaci dell'ayurvedica quei medici che, come ho visto passeggiando in vie centrali di qualche città dell'interno, eserciscono in stanze anguste aperte sulla strada, in vista dei passanti, e per lo più forniscono essi stessi ai pazienti infusi e decotti, che non hanno nulla a che fare con le ricette dei testi classici. Solo chi è legalmente autorizzato a mettere sulla sua carta una speciale sigla, che io qualifica « licenziato in medicina indigena >, può essere preso sul serio. E la licenza si acquista all'Università di Benares, nel nord-India, ove ufficialmente la medicina indigena viene insegnata con scrupolosa perizia parallelamente allo scibile moderno. E' a Bangalore, grossa città industriale del sudIndia, che questi licenziati gestiscono il più quotato Centro di medicina ayurvedica approvato dal Governo, con caratteristici consultori e reparti di capitalizzazione. Anche di chirurgia vi si tratta e non può stupire il fatto, sol che si pensi all'antico splendore della tecnica chirurgica popolare indiana, che Indubbiamente ha preceduto l'Occidente nelle operazioni di plastica. Il rifacimento del naso, amputato per pena agli adulteri, già in tempi immemorabili veniva eseguito, difatti, con innesto di lembi cutanei prelevati alla fronte od alle guance. Ma non bisogna entrare in uno di questi Centri senza una preparazione spirituale; perchè l'ayurvedica non è soltanto arte medica, non è solo impiego di decotti, infusi, pillole, estratti di piante medicinali, di cui l'India da secoli fornisce il mondo; è anche filosofia. Ayurvedica significa < scienza della vita >. E' una dottrina cui vengono addestrate tutte le classi del popolo e che tende a far conquistare il più grande valore della vita, cioè uno stato di liberazione, di salvezza, di pace perfetta, scevra di ogni desiderio morboso, con completa distruzione dell'infelicità e del dolore. Moksha è detto quello stato e ad esso si arriva attraverso la graduale realizzazione di altre tre aspirazioni: Dharma, che equivale al compimento dei doveri verso la società; Artha, acquisizione delja forza o della ricchezza in senso generico; Kama, superamento di desideri. Così si può spiegare quanta parte abbia l'indirizzo psico-fisico nella terapia ayurvedica, a parte l'uso delle droghe; ciò che ci porta ad osservare come la medicina psico-somatica dei nostri giorni non sia al più che una riscoperta. L'influenza delle emozioni e delle passioni nel determinismo di taluni malanni è pure adeguatamente considerata nei vecchi manuali indiani, che fanno tuttora testo. Eppoi è sconcertante trovarvi teorie umorali che oggi, sotto altra veste ma sostanzialmente analoghe, fan bella mostra nella medicina d'occidente. Certo è, però, che il mondo occidentale ora non può guardare alla medicina ayurvedica che con la cupidigia di scoprire nei suoi innumeri farmaci nuovi < principi attivi > per la guarigione di malattie non ancora domabili. Case farmaceutiche americane già da qualche tempo sono, difatti, in orgasmo per arrivare, ciascuna prima, alla rivelazione della droga ancor sconosciuta, contenuta nella scorza o nelle foglie o nella radice di qualcuna di quelle piante meno note, che ancor oggi certi medici indiani adoperano con successo in taluni morbi altrimenti inguaribili. Scoprire per poi eventualmente pervenire alla ricostruzione sintetica. E' un'impresa che merita la spesa, se non è naturalmente possibile mettere in dabbio dichiarazioni come quelle fattemi qualche settimana fa al Kashmir dal prof. Chopra, famoso in tutto il mondo per i suoi studi sulle piante medicinali indiane e già insegnante all'Università di Calcutta. < Creda — egli mi ha detto — che un immenso serbatoio di tesori terapeutici deve essere considerato il complesso di estratti vegetali conservati anonimi dagli speziali ayurvedici >. Non per nulla il Governo centrale dell'India ha istituito un Centro di ricerche sui sistemi indigeni di medicina, che funziona a Jamnagar da due anni. Sono 208 ricette misteriose che stanno venendo gradualmente sottoposte ad una attentissima investigazione; mentre si vanno traducendo in grammi le misure di peso usate dagli ayurvedici; l'identificazione delle cui droghe impiegate è il motivo principale della laboriosissima inchiesta. Ai momento sono in corso specialmente indagini sulle singole erbe usate nel trattamento delle anemie. A proposito d'erbe, singolare è l'azione di quella (Balu cchar) il cui succo, ora elaborato da un laboratorio chimico indiano, ti dona calma e ti concilia il sonno, solo che telo passi lievemente sul cuoio capelluto. Può essere utile anche alle donne sovraeccitabili e persino in casi di isterismo. Ma questa ed altre son quisquiglie; voci corrono di nuovi sorprendenti rivelazioni terapeutiche. Il dottor Singh, vecchio chirurgo incontrato a Srinagar, mi ha confidato di aver visto regredire cancri della prostata in seguito all'impiego di certi estratti vegetali, il cui segreto si tramanda da tempo di padre in figlio in una famiglia di Vajdyas (medici ayurvedici). L'esperimentazione di control- alaemsddqsmplenmrsmvlara«. mròddbpp11Irnlo non è agevole, per il fatto. che in queste terre il cancro ; ^prostatico è una delle forme più rare di carcinoma; inquanto sono relativamente pochi gli uomini che raggiungono !a età senile in cui tale tumore è solito apparire. Ma oggi che si sa che il cancro della prostata può essere tenuto a freno da ormoni femminili e che pure è noto come certe piante contengano anch'esse ormoni simili a quelli animali) chi può più sorridere dell'affermazione del dott. Singh? Anàlogamente potrebbe aver credito un'informazione secondo la quale esistono derivati vegetali ancora segreti, con i quali qualche Vajdyas vince il diabete, come se usasse insulina. Non c'è da stupire se si pensa che in uno dei più antichi testi ayurvedici si trova già prescritto il fegato crudo di capii contro le anemie; metodo di cura che riscoperto non molti lustri addietro contro la anemia perniciosa valse a due scienziati americani il Premio Nobel. Ho saputo, d'altronde, che i grani di una noce speciale, bene pestati in mortaio e mescolati al succo di snuhi, sono molto raccomandati nel trattamento di certe malattie della pelle. Peccato che per agire efficacemente — non forse senza ragione — deve entrare nell'ingrediente anche una certa dose di orina di mucca; il che, se resta indifferente per l'applicazione esterna, ripugna per la somministrazione orale. In quanto alle virtù del Toddy, vino di palma areka non fermentato, ve lo posso assicurare io che è ottimo contro il mal di stomaco causato dal clima torrido e dalla salsa indiana. Ed ora, se qualche medico mi ha seguito, invece di tentennare il capo, veda se nelle sue prescrizioni di questi ultimi tempi non abbia mai usato alcaloidi derivati dalla rauwolfia serpentina contro l'alta pressione sanguigna e se oggi non se ne serva pure a scopo sedativo. Sono due i congressi europei che nei mesi scorsi sono stati tenuti proprio sui mirabolanti effetti della reserpina (alcaloide della rauwolfia) in certe malattie mentali. Ebbene non solo la rauwolfia, scrigno di tante portentose droghe, alligna in India, più rigogliosa a ricca di sostanze sesenravtucl'rnvfegn—ugAopramsplodpdl'mtemdsmpdggncnSscFdppsbdelanmlerRnvrubttIIIIIIIIIIIIIIIlItllHIlllllllllllllIIIIIIIllllllIlllllllllll attive sulle pendici dell'Hìmalaya, ma addirittura da secoli e secoli gode fama nella farmacopea ayurvedica per gli stessi scopi. Ed il mondo occidentale l'ignorava, pur essendo vassallo dell'India per tre quarti delle piante che forniscono droghe riconosciute come medicinali nelle farmacopee d'Europa e d'America. Ora le Case farr-.aceutiche nostrane se ne contendono 11 commercio attraverso prodotti purissimi. .. , Di ciò parlavo una di queste sere a Bombay con un chimico indiano, che mi aveva invitato nella sua suntuosa villa in riva al mare ad una serata di musica e di danze indù. «. Venga nella mia fabbrica domattina — mi disse — e le darò quanta radice di rauwolfia desidera ». Andai e vidi la radice trasformarsi, tra gli alambicchi ed i controlli fisiologici perfetti di laboratorio, in, una polvere terapeutica, concorren-l 11 HI U ti 1111 ! ! ! I II 11111M i 11MI] ! U [ MI [ 11 n I < 111 ! 1111 ] 11 te con le analoghe preparate in Occidente. Forse migliore? L'interrogativo poteva essere ammesso allorché, mentre visitavo quell'impianto farmaceutico organizzato secondo 1 criteri più moderni, giunse da New York un telegramma richiedente trenta chili di quel preparato. < Seimila dollari! > esclamò l'industriale. Ed al mio stupory che l'America non richiedesse radici di rauwolfia, ma il prodotto confezionato ad un'industria indiana, abbozzando un sorriso mi sciorinò sotto il naso tante altre simili ordinazioni anteriori. «E che succederebbe — aggiunse- maliziosamente — se un giorno mi accingessi a mettere in commercio terapie di ringiovanimento ed afrodisiaci, che pure sono contemplati nella medicina ayurvedica? ». Sorrisi anch'io ed allungai la mano; ma presi da uno scaffale solo radici di rauwolfia. Angelo Viziano [ 11111111 ! I ! > ^ [ U M MIU ! M M1111M1 ! 11M ! IMI ! 11

Persone citate: Angelo Viziano, Chopra, Singh

Luoghi citati: America, Europa, India, New York