La prodigiosa visione di Pio XII nell'ora che sembrò di congedo di Nicola Adelfi

La prodigiosa visione di Pio XII nell'ora che sembrò di congedo MiSIPlSCREZIOMj AD IDgj AIMO DI DISTANZA La prodigiosa visione di Pio XII nell'ora che sembrò di congedo Recitava la preghiera dei moribondi e gli apparve il Cristo*Il Vaticano non si pronuncia ancora - Un messaggio segreto di suor Lucia, una delle veggenti di Fatima Roma, 19 novembre. Un anno fa, la sera di giovedì 2 dicembre, dentro e fuori del Vaticano si diffuse la notizia che Papa Pacelli stava morendo; il collasso, poco meno dell'agonia, era cominciato nel pomeriggio, qualche minuto dopo le ore 15, all'improvviso, quando i cuori stavano già aprendosi alla speranza. Da mesi Pio XII era tormentato da un tenace singhiozzo, e, poichi non riusciva ad assimilare che pochissimo cibo, si era via via indebolito. Alcuni giorni prima, nella notte fra il venerdì e il sabato, il tormento del singhiozzo era stato accresciuto da conati di vomito; era l'ultimo sabato di novembre e il Papa aveva deciso di far ritorno a Roma da Castelgandolfo. Nonostante l'aggravarsi del male, era partito egualmente, ma, appena giunto a Roma, aveva accettato il consiglio dell'archiatra pontificio, Riccardo Galeazzi Lisi, e si era messo a letto. Il riposo sembrava gli giovasse, erano cessati i conati di vomito. Quando quel pomeriggio di giovedì scoppiò la crisi, accanto al letto dell'infermo c'era solo la nipote Elena, figlia di Elisabetta Pacelli vedova Rossignani: è una giovane che fin dalla nascita non può nè parlare nè udire. Fu lei ad accorgersi che un pallore di morte era calato d'un tratto sul volto dello zio, e a dare l'allarme. Accorsero madre Pasqualina, poi il prof. Galeazzi Lisi, i parenti più prossimi del Papa, alcuni alti prelati. Uscendo dall'appartamento papale, verso le 20,30, il cardinale Nicola Canali così brevemente descrisse IIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII la crisi che aveva portato Pio XII a un passo dalla tomba: « Sono state quattro ore di angoscia, nessuno fra coloro che le hanno vissute potranno mai dimenticarle ». Verso aera i dolori al ventre o i conati'di vomito erano diventati meno acuti, ma un'enfiagione all'addome lasciava sospettare un'ulcera perforante o un'appendicite trascurata. Furono chiamati a consulto gli specialisti più noti, fatte le analisi, concordate diagnosi e cure. La mattina dopo il Papa fece chiamare il nipote Carlo Pacelli, che durante la notte era rimasto a vegliare in una stanza dell'appartamento papale, e quando lo vide vicino, gli prese una mano e gliela strinse forte. Poiché vide i volti dei presenti bagnarsi di lacrime, li confortò con un sorriso e con queste parole: « Non dovete piangere, è da molto che mi preparo alla morte ». Papa Pacelli, dunque, non si faceva illusioni; i medici, i parenti, le suore dell'Ordine di Menzingen pensavano anch'essi che da un momento all'altro una nuova crisi avrebbe potuto recare la morte in quella stanza. Ora sappiamo che non fu così, ma allora, la mattina del sabato, apprendemmo che la notte non era avvenuto niente al Vaticano; il Papa aveva trascorso ore tranquille. Presto, però, fra le persone più vicine al Sommo Pontefice cominciò a parlarsi di miracolo. Si disse sottovoce ch'era stata la Madonna del Divino Amore a soffiare la salute sull'organismo di Pio XII, quell'organismo che i medici hanno definito « di una sconcer¬ tante fralezza*. Infatti, la sera di venerdì don Umberto Terenai, il parroco che ha la cura del Santuario del Divino Amore, era scivolato fino al terzo piano del palazzo apostolico ed aveva consegnato a Giovanni Stefanori, il cameriere del Pontefice, un'immagine della miracolosa Madonna romana, raccomandandogli di metterla quanto più vicino era possibile al corpo del Santo Padre. Il Vaticano tacque allora e tace oggi sull'intervento d'origine miracolosa che da un giorno all'altro avrebbe restituito la vita al Santo Padre, quasi di questi giorni un anno fa. Sta di fatto che indiscrezioni uscite probabilmente dal portone di bronzo dicono che quella notte Pio XII fu visitato dal Cristo. Il Papa, ben sveglio e con la mente lucida, stava recitando la preghiera dei moribondi quando vide accanto a sè Gesù. Pensò che fosse venuto per accompagnarlo di là, fra i morti, ma invece stava al suo capezzale per dargli il conforto nei dolori fisici e la certezza che sarebbe vissuto. Sono questi i particolari riferiti dal settimanale Oggi: «Il Papa, quando le sofferenze si facevano più atroci, ripeteva spesso fra sè la preghiera " Anima Christi ". La notte in cui la crisi raggiunse il vertice massimo, l'infermo, a un certo momento, rimasto solo nella camera, recitò ancor una volta quella preghiera; giunto all'invocazione " In hora mortls meae, voca me " (" Nell'ora della mia morte, chiamami"), vide accanto al letto la dolce figura di Gesù. In quell'istan- te il Santo Padre pensò che il Maestro fosse venuto per chiamarlo a sè, e rispondendo serenamente alla chiamata, continuò la preghiera: "Iube me venire ad te " (" Ordinami di venire da te"). Ma Gesù non era venuto a prenderlo, bensì a confortarlo e, pejisiamo, a dargli Ja certezza che la sua ora non era giunta. Il Santo Padre è sicurissimo d'aver "visto" Gesù; non si trattò di un sogno; in quell'attimo era bene sveglio e lucido ». Se, dunque, miracolo c'è stato quale delle due versioni bisogna accettare f Un prelato ci diceva stasera che l'una non esclude l'altra: se non si tratta di voci infondate, ma di fatti realmente accaduti, e solo la Chiesa potrà pronunciarsi al riguardo, allora bisognerebbe pensare che la Madonna del Divino Amore abbia interceduto presso il suo Figliolo. Secondo lo stesso prelato, tutta la vita di Eugenio Pacelli è stata dedicata all'esaltazione della Madonna, e il prodigio di un anno fa non sarebbe altro che la conferma della benignità con cui egli è guardato dal cielo. Basterà al riguardo ricordare quel che avvenne a Castelgandolfo nell'autunno di cinque anni fa. L'annuncio ufficiale fu dato allora a Lisbona dal cardinale Federico Tedeschinì, delegato dal Pontefice alle celebrazioni mariane nella valle di Fatima. Nell'ottobre del 1950 Pio XII si accingeva a proclamare il dogma dell'Assunta e trascorreva le ore nella preghiera, in una grande tensione spirituale. Alle quattro del pomeriggio del SO ottobre si trovava nei giardini pontifici: mentre col suo gesto abituale d'invocazione apriva le braccia e volgeva gli occhi al cielo, vide il sole muoversi rapidamente, disegnare il segno della croce. Era lo stesso straordinario prodigio che migliaia di fedeli e di scettici avevano visto nella valle di Fatima il 13 ottobre 1917. Sempre alle quattro del pomeriggio del SI ottobre e del 1° novembre il miracolo si ripetè: al momento in cui Pio XII allargava le braccia, U sole con rapidi scatti disegnava nel cielo una grande croce. L'i novembre, ossia otto giorni dopo la proclamazione del dogma dell'Assunzione, ancora una volta il sole si mosse davanti allo sguardo di Pio XII. Trentotto anni fa quel prodigioso disegno del sole era stato atteso e visto da una moltitudine di portoghesi nella valle di Fatima: i tre pastorelli Lucia, Giacinta e Francesco, che più volte avevano conversato familiarmente colla Madonna, avevano preannuncio il miracolo « affinchè tutto il mondo credesse ». Una delle veggenti di Fatima, Lucia, in seguito si fece monaca ed ebbe altri colloqui con la Madonna: nei primi anni di questo pontificato chiese a Pio XII di accordarle una udienza privata perchè doveva « portargli un annuncio personale e segreto della Vergine di Fatima». Quale messaggio suor Lucia abbia recato al Pontefice nessuno ha mai saputo o rivelato, ma oggi molti monsignori a Roma- sono propensi a credere che la monaca portoghese predisse a Pio XII i miracoli di cui negli ultimi anni egli è stato testimone. Nicola Adelfi

Luoghi citati: Castelgandolfo, Lisbona, Roma