Teatro in Francia di Filippo Sacchi

Teatro in FranciaTeatro in Francia Alunna delle Muse sceniche, è un po' destino della Francia che anche i fatti della politica si presentino sempre vestiti di un'insita teatralità. Si direbbe che tutto, conflitti, decisioni, successi, rovesci, sia governato da una invisibile regìa in vista di un fatto istrionico, muovendo personaggi e avvenimenti quasi la storia fosse rappresentazione e il secolo palcoscenico. E' difficile immaginare un congegno di casi più incalzante e spettacolare di quello che sta presentando da un anno la Francia. Pensate solo a Dien Bien Phu, questa piccola Roncisvalle della giungla: alla messa in scena tra boscaglie e acquitrini, sul misterioso sfondo di tropicali distese, alle quotidiane alternative di fiducia e di sconforto, all'ultimo atto della resa tra il lugubre rullo di tamburi. E il dramma marocchino: quelle congiure di palazzo, quel sovrano deposto e bandito, quelle terribili scene di masse' scatenate nel fuòco e nel sangue, e poi le peripezie, l'esule re che ritorna e viene restituito al trono, i suoi nemici prostrati e umiliati ai suoi piedi: c'è molto più di quello che occorre per una grande tragedia in cinque atti. E la Francia che può declamare alla fine, come il magnifico eroe di Racine : « Mes malheurs \ font encore tonte ma renommée ». Persino le crisi parlamentari, queste « purghe » incruente della democrazia, utili magari al suo funzionamento, però di solito cosi noiose, così poco eccitanti, e di cui tutto quel che si vede alla fine è una dozzina di signori distinti e dalla faccia già leggermente arteriosclerotica in gruppo davanti alla macchina da presa, con il sorriso soddisfatto di chi ce l'ha fatta, diventano da loro movimentati intrecci ora drammatici, ora aristofaneschi, che anche per là sola abilità e intelligenza con cui sono recitati riescono a tenere desta fino all'ultimo l'attenzione della platea. Guardate la partita che si svolge in questo momen to a Palazzo Borbone, dove un ordinario affare di riforma elettorale si sta quasi trasformando in un imbroglio da commedia dell'arte, una di quelle sostituzioni di persona così care ai nostri novellieri e comici del Cinquecento : riusciranno gli emissari (Faure e Pinay) a sostituire nella culla, al fi glie legittimo (il colle0''o uninominale), il figlio spu rio (scrutinio di lista con apparentamenti) sotto' gli occhi stessi del famiglio (Mendès-France) ? Eppure come a teatro, sotto i conflitti degli eroi, si muovono sempre emozioni umane, e il caso di Edipo, di Amleto e del Cid adombrano verità morali che toccano tutti, così il dramma della Francia non fa che presentare, s -to una luce più enfatica, problemi immediati del nostro tempo. E se ci voleva Dien Bien Phu per posare in tutta la sua crudezza la liquidazione finale della oresenza bianca in Asia, e se la tragedia dell'Africa del Nord è forse il solo modo improrogabile di imporre una convivenza tra popoli di diversa razza e civiltà, così la crisi del Parlamento in Francia può essere lo svegliarino per af frontare la soluzione d:i mali che affliggono un po' da per tutto questo nobile e indispensabile orbano del la democrazia. Ancora una volta i francesi hanno messo il dito sul la piaga. Poiché il cardine della democrazia è l'elezione, tutti gli inconvenienti che inceppano il retto fun zionamento della democrazia non possono avere altra origine che nel sistema con cui si attua il principio di rappresentanza. La entrata nell'esercizio politico di enormi e incontrollabili masse di elettori, la crescente complessità ed il tecnicismo dell'amministrazione '. 'atale che allontana per forza il lavoro dei Parlamenti dal controllo pubblico, e. come conseguenza, la invadenza sempre più ingombrante e massiccia degli ar>~irati dei partiti, da intermediari divenuti padroni, tendono a rendere quel principio di rappresentanza sempre più aleatorio e difficile. Per rinvigorire le democrazie non c'è dunque che un mezzo: rendere di nuovo operante questo principio, ossia avvicinare direttamente l'elet¬ to all'elettore. E' il senso del conflitto che si sta ora dibattendo in Francia, conflitto grave e decisivo da cui dipende se un rinvigorimento delle istituzioni democratiche è ancora possibile, o se, come i vecchi e superstiti fascismi, anche la democrazia è condannata a fossilizzarsi in uno stanco e deprimente monopolio di clientele e di gerarchie. Perchè, al contrario dei fascismi, la democrazia ha bisogno per vivere dell'uomo libero e pensante, vale a dire esattamente il contrario di quello a cui con crescente arroganza tendono le partitocrazie. Per questo la battaglia che si combatte in Francia, per un sistema di rappresentanza libero e diretto, svincolato il più possibile, dalle corvées feudali dei segretariati e dei gruppi, ci concerne tutti da vicino. Non pretendo con questo che dobbiamo adottare lo stesso sistema elettorale che si darà domani la Francia; ogni popolo ha il suo carattere, le sue particolari necessità. Dico che anche noi dobbiamo instau rare quel criterio del valore personale e della scelta per sonale, senza il quale nessun regime e nessuna società regge. Ogni giorno assistiamo, per posti ed incarichi d'importanza, a designazioni che fanno rimanere di stucco, incomprensibili a chiunque non sia addentro al gioco dei nepotismi e degli intrallazzi di partito. Questo fa moso culto della personalità umana, strombazzato ogni giorno dai politici nelle piazze, viene poi sistematica' mente rinnegato in segreto, nelle conventicole di corridoio, negli ordini di scuderia, nei veti settari, nel cinismo con cui uomini screditati sono inaspettatamen te assunti a. pilastri della legalità e della Costituzione. Assistiamo, dove? Ma in Francia, che diamine, solamente in Francia... Perciò con speranza aspetteremo, nei prossimi giorni 0 nei prossimi mesi non importa, perchè sono talvolta cose lunghe, l'esito di questa lotta che la parte più energica ed aperta dell'opinione pubblica francese, la Francia che non si rassegna a morire, ha impegnato per una riforma democratica della democrazia. La Francia è un po' in questo momento una cavia dove, l'infezione avendo raggiunto la estrema virulenza, stanno per entrare in azione gli antidoti. La sua esperienza avrà dunque una grande importanza per tutti. A meno che non ci decidiamo a cominciare per nostro conto questo processo anche noi. O, come le stelle, vogliamo restare sempre a guardare? Filippo Sacchi

Persone citate: Pinay, Racine, Roncisvalle