Gli scambi italo-tedeschi di Ferdinando Di Fenizio

Gli scambi italo-tedeschi Gli scambi italo-tedeschi La bilancia italiana dei pagamenti verso l'estero sarà quest'anno migliore assai di quello che, or sono alcuni mesi, non si osasse sperare. Vi è una cifra che sostiene questa affermazione e, col suo andamento, coonesta codesto ottimismo. Riguarda le nostre disponibilità di oro, valuta e credito in conti di compensazione. In questi giorni, esse si possono valutare a mille milioni di dollari, con un incremento di quasi un centinaio di milioni di dollari durante gli ultimi dodici mesi. Perchè mai? I fattori economici che hanno condotto a questi favorevoli risultati sono parecchi. E poiché sono legati all'attuale fase di benessere economico nazionale, non se ne discorre, avendoli già descritti in passato. Ma uno di questi fattori merita per contro di venire alla luce. Si tratta della Repubblica federale tedesca. La prosperità economica tedesca, che ha toccato nuovi vertici durante il 1955, sprona infatti il nostro stesso sviluppo. Ne fanno fede, anzitutto, i dati statistici più conosciuti : quelli riguardanti l'intercambio italo-germanico. Limitiamoci pure a raffronti relativi all'ultimo quadriennio, e, in più, riguardanti i soli primi otto mesi di ciascun anno, dato che per il 1955 un maggior lasso di tempo non è concesso. Non si tarderà a rilevare, a prima vista, dalla tabella che segue, non solo la forza dinamica ascendente nell'intercambio commerciale fra l'Italia e la Repubblica di Bonn ; ma si vedrà altresì che, durante il 1955, una quota più elevata che pel passato delle nostre importazioni dalla Germania è stata coperta da nostre esportazioni colà. In questo modo il nostro disavanzo commerciale palese si è contratto di una decina di miliardi di lire rispetto allo scorso anno. INTERCAMBIO COMMERCIALE FRA ITALIA E REPUBBLICA FEDERALE TEDESCA (primi 8 mesi di ciascun anno) Miliardi di lire Armo (1) <2) (3) («) 1952 87 54 33 61,9 1953 114 66 48 57,9 1954 132 73 59 55,5 1955 139 89 50 64,5 zRcslnz(1) Importazioni in Italia; (2) Esportazioni dall'Italia; (3) Nostro disavanzo commer. ; (4) Percentuale delle importazioni coperte da nostre esportazioni. Qualcuno rifletterà a questo punto: siamo sempre in passivo. E noi, dal nostro canto: ma la bilancia dei pagamenti non accoglie soltanto le partite commerciali! Invero, quale sia la situazione attuale della bilancia dei pagamenti italo-te deschi, nessuno con sicurezza potrebbe dire: poiché il regime dei pagamenti multilaterali e la limitatezza dei controlli valutari esistenti nei due Paesi vietano ogni stima sicura. Ma procediamo per grossolane induzioni, seguendo, in primo luogo, una valutazione germanica. I cittadini tedeschi che si sono riversati in Italia, durante il 1955, non furono meno di due milioni. Si valuti che abbiano speso 300 marchi a testa. L'Italia ha dunque avuto dal turismo germanico un'entrata di 600 milioni di marchi, qualcosa come 90 miliardi di lire. Se ne trae: il disavanzo commerciale annuale può dirsi così pressoché coperto. E rimangono a favore dell'Italia il ricavo di altre prestazioni da essa offerte; il saldo di altri servizi, attivi per noi. Gl'italiani non tutti accettano le valutazioni tedesche sulla spesa media del turista germanico; e discutono poi di altre partite, segnate nella bilancia dei pagamenti italo-tedeschi; ad esempio in tema di noli. Ma al pareggio, per un verso o per un altro, pare si giunga nel 1955; e fors'anche ad una lieve eccedenza attiva per noi. La quale sostiene, giustappunto, V ottimismo che apre quest'articolo. Così abbiamo conquistato un primo punto fermo. Un altro si riesce ad ottenere, spingendo lo sguardo innanzi, considerando, cioè, non il passato, ma il futuro. Dice taluno infatti: le nostre esportazioni verso la Germania sono in ripresa, e sta bene. Ma non fidiamoci troppo. Prepariamoci ad un ripiegamento a breve scadenza. L'Europa intera nei mesi scorsi acquistò molto, un poco ovunque, preoccupata da pressioni inflazionistiche. Ma ora codeste preoccupa¬ zioni si vanno attenuando. Rallenteranno pertanto anche le nostre vendite all'estero in genere; quelle nella Repubblica di Bonn in particolare. L'osservazione è acuta ; ma, a nostro parere, se viene riferita ai rapporti economici italo-tedeschi, minaccia di non colpire nel segno. Non si esclude che vi possano essere recessioni, in Germania, di breve momento. Ma il fatto tendenziale agisce per controbilanciarle. Infatti le nostre due economie, tedesca e italiana, sono in forte sviluppo; e si sostengono a vicenda. Poi vi è da soppesare un altro fatto, che ci riguarda da vicino. E' pur vero che l'Italia ha liberalizzato le sue importazioni dalla Germania (anzi da tutta l'area O.E.C.E.) in misura del 99 per cento delle sue voci doganali. Ma la Repubblica federale, che pure fece costantemente una politica commerciale di ampie vedute, possiede ancora il sette per cento all'incirca delle sue voci doganali soggette a contingentamenti. Supponiamo ora che, come spesso si promette, la Ger mania di Bonn attenui le sue restrizioni al commercio estero per la verdura, per la frutta fresca, per i fiori recisi; infine anche per la produzione vitivinicola italiana. Forse che non si avrebbe, in futuro, una ripresa delle nostre vendite colà, non dissimile da quella che il 1955 potè registrare, nel settore degli ortofrutticoli, rispetto al 1954? Noi, pertanto, saremmo alquanto ottimisti anche per ciò che concerne le prospettive future, in tema di relazioni economiche italo-tedesche. Ci sembra, anzi, che ciò che si conquistò dai due Paesi, possa pianamente àfr tribuirsi ad una politica li berale, coraggiosamente in trapresa dall'una e dall'altra parte: superando ostacoli che, se erano cospicui in passato, quando ancora non si potevano addurre esperienze favorevoli, meno dovrebbero esserlo in futuro, dopo i successi mietuti. Ed anche ciò è ragione di conforto, per l'avvenire. Ferdinando di Fenizio