Gli attentati alla vita di Hitler

Gli attentati alla vita di Hitler LE MEMORIE DI HEiiVZ UJVCE, EX-CAMERIERE BEL FUBHRER Gli attentati alla vita di Hitler Elsner che aveva fabbricato la bomba di Monaco, fu tenuto vivo dal fuehrer perchè costruisse altri ordigni del genere - ali suo cervello, disse Hitler, può essere sfruttato a vantaggio del Reich» - Un piano non condotto a termine: la dinamite in uno zaino - Il tavolo salvatore Berlino, novembre. Tra il 1935 e il 1945 furono compiuti quattro attentati alla vita di Hitler. Il primo attentato ebbe luogo durante il primo anno da me trascorso al servizio di Hitler. Un certo numero di persone sapevano che il Fuehrer doveva recarsi in automobile a Karinhall, una delle residenze di campagna di Goering, in prossimità di Berlino. Himmler, a bordo di una macchina identica a quella di Hitler precedeva quest'ultimo di poco. Dei colpi frantumarono il parabrezza della sua vettura. Il Fuehrer era sicuro che l'attentatore avesse mirato a uccidere lui, e non Himmler. Ed io credo che fosse nel vero. Il secondo attentato si verificò l'8 novembre 1939 a Monaco nella Buergerbraukeller di quella città. Hitler aveva deciso di presenziare come sempre all'adunanza dei suol vecchi compagni di partito, ma per non trattenersi troppo a lungo pronunziò il suo consueto discorso un'ora più presto del solito. Si mise poi subito in viaggio per Berlino, ma giunto a Norimberga, fu informato che poco dopo la sua partenza, si era verificata nella Keller una tremenda esplosione. Venne in seguito la notizia che un 'uomo, un certo Elsner, era stato arrestato mentre tentava di attraversare la frontiera svizzera, ed era stato identificato per l'individuo che, travestito da meccanico, era stato notato dal personale della.Keller nell'interno del palazzo, due o tre notti prima dell'8 novembre. Elsner confessò di essere tornato parecchie notti di seguito nella Keller dirigendosi subito verso la stanza dove sapeva che Hitler avrebbe pronunziato il suo discorso. Egli aveva praticato un'apertura in un pilastro di legno presso il quale avrebbe dovuto sostare il Fuehrer, in modo tale che non apparisse nessun segno all'esterno. Nell'Interno vi aveva collocato l'esplosivo collegato ad un congegno ad orologeria, che si era costruito da sè. Quando Himmler gli fece questo racconto, Hitler esclamò: « Sciocchezze. Sono sicuro che è stato il Servizio Segreto inglese ad organizzare questo attentato. Dobbiamo mettere alla prova questo Elsner, per vedere se ha detto la verità. Dategli dei pezzi staccati, poi chiudetelo in una stanza e ditegli che io gli ordino di costruire un altro congegno ad orologeria, identico a quello di cui si è servito a Monaco. S.e non ci riesce, che sia fucilato ». Rinchiuso in una cella e con pochi attrez7! a disposizione, l'attentatore riuscì a costruire un perfetto ordigno. Come la maggior parte del personale del Quartier Oc aerale, anch'io pensavo che Elsner sarebbe stato fucilato egualmente. Invece Hitler sentenziò: «Il suo cervello può essere sfruttato a vantaggio del Reich. Provvedetelo del materiale occorrente e fategli costruire altri congegni del genere ». Così fu fatto, e verso la fine della guerra egli era ancora in prigione. Non so che cosa sìa avvenuto di lui in seguito, nè so quale uso Intendesse fare Hitler dei congegni esplosivi a orologeria, che Elsner fabbricava nella sua cella. Suppongo che volesse tenerli in riserva, nel caso che decidesse di sbarazzarsi dei suoi nemici. Il terzo attentato alla vita del Fuehrer avrebbe dovuto aver luogo il 20 aprile 1944, compleanno di Hitler; nel corso di una rivista, Hitler sarebbe stato invitato ad esaminare da vicino un nuovo modello di zaino, che sarebbe stato pieno di dinamite. La riuscita dell'attentato sarebbe dipesa dal coraggio di una sola persona, che avrebbe dovuto sacrificare la sua vita per portare a termine l'assassinio del Fuehrer. Per tale incarico era stato scelto il colonnello Stief. Egli avrebbe dovuto accompagnare Hitler vicino allo zaino, illustrargliene le caratteristiche e farlo collocare in una posizione tale da essere investito in pieno dall'esplosione. Ma il coraggio del colonnello Stief venne meno. Lo zaino pieno di dinamite non fu presentato a Hitler, e la giornata trascorse senza incidenti. Ed ora veniamo all'ultimo attentato alla vita del Fuehrer. Il 20 luglio Mussolini era atteso in visita a Rastenburg, il Quartier Generale del Fronte orientale, e si stavano facendo i preparativi per questa visita del duce. Si udì il rumore di un'esplosione, e pochi minuti dopo fui informato che il Fuehrer voleva vedermi. Mentre mi recavo nella stanza di Hitler, incontrai il maggiore Freyend che aveva la faccia insanguinata. «Il Fuehrer è vivo — egli mi disse. — E' nel Bunker. Hitler era seduto su di una sedia, con la giacca e i pantaloni a brandelli, e i capelli bruciati. Il dott. Hasselbach, curvo su di lui, era intento a togliere le schegge di legno che gli si erano conficcate nelle gambe. Hitler mi fissò con uno sguardo penetrante per un minuto o due. Più tardi seppi che egli sì domandava se anch'io ero contro di lui. Quando si fu convinto che non avevo avuto parte alcuna nel complotto, mi disse: «Hanno tentato di uccidermi, Linge. Anche in questo Bunker vi può essere dell'esplosivo. Occupatevi voi stesso di far esplorare attentamente tutti i pavimenti e le pareti ». Mi recai poi nella stanza delle conferenze dove era avvenuta l'esplosione; e mentre mi disponevo a uscirne, il sergente Adam mi informò che quella mattina aveva prestato servizio di centralinista nella stanza attigua a quella dove si trovava Hitler. All'una meno Un quarto il colonnello Von Stauffenberg, uno degli ufficiali presenti alla riunione che si svolgeva nella sala delle conferenze, ne era uscito e si era diretto fuori del Quartier Generale. « Pochi minuti dopo — proseguì il sergente Adam — dalla sala delle conferenze è uscito il generale Buhle, e mi ha chiesto se la persona con cui voleva parlare fosse al microfono. Gli ho risposto che non sapevo nulla ed egli allora si è irritato contro di me e mi ha detto che aveva incaricato il colonnello Von Stauffenberg di fargli una telefonata. L'ho informato che il colonnello non sì era neppure avvicinato al centralino ed era uscito subito ». Seppi più tardi che Von Stauffenberg si era presentato | aiOEifiHaaBmbsOlHsi | al Quartier Generale, dichiarando che vi era stato inviato in rappresentanza del General Oberst Fromme di Berlino. Era stato ricevuto da Keitel e introdotto nella sala delle conferenze dove era il Fuehrer. Quando Adam ebbe concluso il suo racconto, lo condussi da Hitler ed il sergente ripetè il racconto. Dopo averlo ascoltato attentamente, Hitler si rivolse al suo aiutante, colonnello Von Below, e gli chiese: «Chi ha mandato qui Von Stauffenberg? >. Informato che era stato effettivamente il General Oberst Fromme ad inviarlo quale suo rappresentante, Hitler esclamò: « Adesso sono sicuro che è Von Stauffenberg il responsabile dell'attentato ». Questa opinione ebbe subito conferma. Durante i lavori di rimozione delle macerie, furono trovate un paio di pinze con una particolare impugnatura. Ci si ricordò allora che Von Stauffenberg, durante la guerra d'Africa, era rimasto mutilato delle mani e che le pinze erano state costruite apposta per lui. Egli aveva portato l'esplosivo nella stanza in una valigetta, che aveva appoggiato ad una delle gambe del tavolo presso cui Hitler avrebbe dovuto sedere. Il generale Korten, che si trovava in piedi accanto al Fuehrer ebbe entrambe le gambe stroncate dall'esplosione e morì quasi subito. Il generale Schmundt perdette una gamba e un braccio, e morì dopo quattro giorni di ricovero in ospedale. Lo stenografo che sedeva proprio di fronte a Hitler, ebbe tutte e due le gambe amputate e morì poco dopo. Descrivendo più tardi quanto era avvenuto, Hitler mi disse: «Io ero appoggiato al tavolo, che fortunatamente aveva un piano molto spesso. Avevo il braccio destro sul tavolo, perchè, nel momento dell'esplosione, stavo facendo dei segni sulla carta geografica che avevo davanti. Fui scaraventato in aria insieme al plano del tavolo. Mi trovai ferito alle gambe e ustionato In varie parti del corpo ». Heinz Linge Copyright detl'« United Press » • de « La Stampa »

Luoghi citati: Africa, Berlino, Monaco, Norimberga